Eduardo De Filippo
a cura di Vincenzo Albano
Ogni tentativo di dare alla vita un qualunque significato è Teatro.
E. De Filippo
a cura di Vincenzo Albano
Ogni tentativo di dare alla vita un qualunque significato è Teatro.
E. De Filippo
Scritta nel 1959, in tre atti, va in scena il 6 novembre dello stesso anno al San Ferdinando, replicando subito dopo il suo successo anche a Milano, Torino e Firenze, fino alla felice ripresa televisiva del 1963. Titina non è più accanto a Eduardo e la commedia troverà la sua principale interprete in Pupella Maggio, attrice ancora poco conosciuta. Dopo di lei, saranno tante le attrici a recitare il personaggio di Rosa Priore. Negli anni Sessanta, a Londra avrà il volto di Joan Plowright per la regia di Franco Zeffirelli, e poi in televisione con la direzione del marito Laurence Olivier. Nel 1990 verrà interpretato anche dalla bellissima Sofia Loren, accanto a Luca De Filippo, nel film girato per la televisione da Lina Wertmüller con la sceneggiatura di Raffaele La Capria. A riportare in teatro la commedia sarà Toni Servillo, nel 2002, con Anna Bonaiuto protagonista. Rispettivamente nel 2004 e nel 2012 Paolo Sorrentino e Massimo Ranieri ne firmeranno una trasposizione televisiva.
Scritta quattro anni dopo Mia famiglia – l'opera in cui Eduardo, anticipando i tempi, rappresentava i sintomi della disgregazione della famiglia patriarcale – in Sabato, domenica e lunedì viene analizzata quella che negli anni Sessanta poteva essere vista come una grande famiglia napoletana. Riguardo alla sua sopravvivenza, qui la visione è ancora sostanzialmente ottimista. Non mancano i segni della crisi, manifesta soprattutto nella coppia protagonista, ma l’invito è a riflettere sul pericolo dei silenzi stagnanti tra le pareti domestiche.
Sabato, domenica e lunedì: tre giornate a ciascuna delle quali è dedicato un atto; tre giornate come tessere di un mosaico, in cui la tranquilla, laboriosa esistenza di una casa piccolo borghese napoletana, rischia di essere sconvolta dalla miccia di un’infondata gelosia. A far da sfondo, come in Natale in casa Cupiello, la celebrazione di un rito: lì il presepe allestito da Luca, qui il ragù domenicale, orgogliosamente ammannito per tutta la famiglia e per alcuni ospiti dalla non più giovane Rosa Priore. Saranno proprio gli elogi del ragionier Ianniello a scatenare i tormenti del capofamiglia Peppino Priore, che durante il pranzo domenicale accuserà apertamente la moglie d’intendersela con lui. Rosa si difende, ma poi sviene. Arriva finalmente il lunedi: la famiglia Priore con animo più tranquillo riflette su quanto è accaduto il giorno prima. Affiorano le cose che dovevano essere dette in tempo e non lo furono; si chiariscono le cause di una incomprensione che stava minando un rapporto coniugale, pur radicato e saldo. Lo dirà lo stesso Eduardo sul «Roma» del 7 maggio 1969: «[…]si avverte un ammonimento a tutti i coniugi che non vanno d’accordo. Spiegatevi, chiarite i vostri dubbi, i vostri tormenti. E alla fine della commedia non c’è chi non comprenda che solo l’amore può tenere insieme due esseri. Non certo il matrimonio e nemmeno i figli».