Achille Torelli
a cura di Marco Di Maro
Come tutti i raggi del sole per entro una lente si riducono a uno solo, così tutte le potenze delle Arti si riducono ad una sola sul Teatro.
A. Torelli
a cura di Marco Di Maro
Come tutti i raggi del sole per entro una lente si riducono a uno solo, così tutte le potenze delle Arti si riducono ad una sola sul Teatro.
A. Torelli
Dopo il 1880 Torelli scrisse anche molte commedie in dialetto napoletano tra cui una bellissima riproduzione de I Mariti con il titolo O buono marito fa la bona mogliera, in cui ai conti e alle galanterie sostituì la figura del "chianchiere " e la "curtelliata".
Ancora: Tu si na santa, E ddoje catene e O miullo d'a rota, poi raccolte nel Teatro Napoletano. Napoli mia, non hanno molto da invidiare Di Giacomo. A questi il Torelli fece ricorso per avere dei consigli di forma e quando per un disguido O buono marito fa la bona mogliera fu attribuita al di Giacomo e rappresentata nel dicembre 1886 fu un vero successo.
Per intervento del suo amico Ferdinando Martini, ministro della Pubblica Istruzione nel 1883, ebbe la nomina di assistente e poi di sottobibliotecario alla Nazionale di Napoli. L'ex biblioteca borbonica era allora diretta dall'abate Vito Fornari, un agostiniano antihegeliano noto e discusso, che con un suo nipote, Antonio Galasso, ebbe molta influenza nella cultura napoletana e fiorentina del secondo Ottocento.
Il suicidio di Emilio Praga nel 1875 e di quello dell'impresario di moltissimi suoi drammi: Luigi Bellotti Bon, nel 1883 cui seguì un anno dopo la morte del padre Vincenzo Torelli, provarono fortemente l'Artista.