Manlio Santanelli
a cura di Barbara Barone
Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.
M. Santanelli
a cura di Barbara Barone
Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.
M. Santanelli
Martin Esslin coniò l'espressione "teatro dell'Assurdo" dopo aver visto Aspettando Godot di Samuel Beckett. Il teatro dell'Assurdo non è basato sulla successione di eventi, ma è tutto incentrato su una situazione di totale immobilità e apatia. I drammi dell'Assurdo non hanno una storia chiara e ben definita, non c'è un inizio ed una fine; non si racconta un episodio preciso che ha segnato la vita dei personaggi in scena, ma semplicemente sembra si voglia narrare l'eterna attesa di un evento che cambi il monotono scorrere della vita umana. Proprio per questo motivo nel finale non si scioglie il nodo che aveva caratterizzato tutta la commedia, bensì i problemi restano irrisolti: nulla è mutato.
Martin Esslin, riferendosi al teatro dell'Assurdo, ha affermato che "inevitabilmente le commedie scritte secondo questa nuova concezione sono viste come impertinenti e oltraggiose imposture, se giudicate secondo gli standard e i criteri tradizionali".
Oltre Beckett, che in qualche modo è stato uno dei capostipiti di questo genere drammaturgico, ricordiamo altri due autorevoli esponenti, Pinter e Ionesco. Proprio quest'ultimo su "Le Figaro" del 1987 ha dichiarato: "Allez voir Reine Mére qui est une pièce envoûtante, tragique, drôle et subtile à la fois... C'est une pièce extraordiraire, je dis bien extraordinaire ". Nelle commedie di Santanelli troviamo alcuni influssi del teatro dell'Assurdo, anche se nelle sue opere questo stato d'immobilità e d'apatia, presente soprattutto in Uscita d'Emergenza, unito alla follia e all'assurdità delle situazioni narrate, è superato da un'ironia tutta napoletana.