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Manlio Santanelli - Il teatro

Manlio Santanelli

a cura di Barbara Barone

 

Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.

M. Santanelli

La lingua

"La mia natura d'autore si sviluppa su due versanti, quello italiano e quello napoletano: è una vera e propria dissociazione, nel senso che io mi rendo conto che alcuni argomenti mi nascono dentro con la voglia di essere napoletani."

La lingua è, senza dubbio, uno degli aspetti peculiari del teatro di Santanelli. D'altronde la sua scelta linguistica fa sì che, più di molti altri autori napoletani, Santanelli possa essere considerato uno scrittore a tutto tondo e dal respiro internazionale.
È lo stesso Santanelli che non sa spiegare i motivi per i quali abbia scritto una commedia in italiano piuttosto che in dialetto, o viceversa; ammette, però, di trovare una certa difficoltà nell'immaginare il protagonista di una storia, tutta incentrata sull'analisi delle pieghe più segrete dell'animo umano, esprimersi in dialetto: "Il malessere, il disturbo che coinvolge un po' tutti; nei ceti bassi si risolve in rabbia e in aggressività, mentre nei ceti piccolo-borghesi determina l'esasperazione, la nevrosi, diviene la strada che conduce verso una silenziosa follia."
Aggeo Savioli definisce la lingua di Santanelli come composita, in quanto a suo parere l'autore ha trovato il giusto equilibrio tra comico e tragico, tra un italiano ricco di cadenze locali, o comunque logorato e imbastardito, ed espressioni propriamente dialettali. (A. SAVIOLI, Una strana coppia in attesa del terremoto, "l'Unità", 11 novembre 1980)
Stefania Stefanelli a tal proposito ha scritto che la scelta effettuata da molti autori del teatro napoletano post-eduardiano, di sostituire il dialetto napoletano con un italiano regionale di area campana, rappresenta una maturazione linguistica cominciata negli anni del dopoguerra. (S. STEFANELLI, La nuova drammaturgia a Napoli, in "Ariel", a. III, n.3, settembre-dicembre 1988, pp. 121-126).
Infatti, è a partire dagli anni '50 del Novecento che l'italiano si afferma come lingua pubblica e colloquiale. Santanelli, come Ruccello e Moscato, recupera il dialetto in una società in cui i dialetti in quanto tali stanno ormai scomparendo, per essere sostituiti da gerghi "settoriali".
Egli ha scelto di dare al dialetto un valore stilistico preciso: è la lingua del popolo, la lingua della verità, che va contrapponendosi a quella ufficiale, vista come ricca di insidie e menzognera.
Inoltre, nelle commedie di Santanelli è possibile osservare come talvolta i due protagonisti si differenzino e si scontrino anche sul piano linguistico. Basti pensare ai due protagonisti di Uscita d'Emergenza: Pacebbene si esprime attraverso un dialetto pasticciato, in cui spesso fa capolino qualche parola latina, elemento che non solo evidenzia le sue origini religiosa, ma che soprattutto sottolinea la volontà di tener testa all'amico/rivale Cirillo, che invece usa una lingua più colta e più vicina all'italiano. Non a caso quest'ultimo ha lavorato lunghi anni in teatro come suggeritore o, come preferisce definirsi lui, souffleur e si diverte a sottolineare gli strafalcioni di Pacebbene.
Questo scontro linguistico fra i personaggi è presente anche in altre commedie, ad esempio, in Disturbi di memoria. Qui il contrasto è ancora più evidente attraverso lo scambio di battute tra Igino e Severo: il primo è un avvocato schivo e un po' nevrotico, è timoroso ed inadeguato ad utilizzare termini scurrili, mentre Severo, un contrabbandiere, sembra incapace di formulare una frase che non contenga espressioni volgari. Quest'ultimo, vecchio compagno di scuola di Igino, finge di essersi recato a far visita all'amico per ricordare i vecchi tempi ed invece è preoccupato esclusivamente di sfuggire a dei malviventi che vogliono ucciderlo.
In pratica, in tutte le commedie di Santanelli i personaggi, come ha osservato Nello Mascia nella Prefazione a Uscita d'Emergenza (Napoli, Alfredo Guida editore, 1999) "si attraggono e si respingono, in un massacro fatto di ripugnanza e di accorato bisogno di comunicare". Ed è proprio in questa sorta di gioco, spesso mortale, che un ruolo essenziale è svolto dal linguaggio, che diviene strumento per esasperare e per aumentare il livello di tensione, percepibile fin dalle prime battute.