Manlio Santanelli
a cura di Barbara Barone
Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.
M. Santanelli
a cura di Barbara Barone
Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.
M. Santanelli
Nel teatro di Santanelli, ad eccezione di poche commedie come Uscita d'Emergenza, troviamo una forte presenza del personaggio femminile. La donna santanelliana è possessiva, nevrotica, una sorta di mantide religiosa pronta a fagocitare il suo compagno. Sono per lo più madri sulla cinquantina d'anni, come Carolina e Aurora, protagoniste rispettivamente di Bellavita Carolina e Un eccesso di zelo.
I personaggi femminili di Santanelli sono donne maniacali, soffocanti, circondate da uomini fragili, incapaci di opporsi a questa dominazione e al tempo stesso sadicamente dipendenti da essa.
Riescono a sfuggire a questo controllo solo giovani e belle ragazze come Passiflora, prostituta de L'Aberrazione delle stelle fisse, e Giulia, figlia di Bellavita Carolina. Come osserva giustamente Huguette Hatem nel suo saggio La donna nel teatro di Manlio Santarelli, queste figure femminili apparentemente mostruose, da un punto di vista teatrale permettono alle attrici di prendersi "una rivincita, mediante la ricchezza della costruzione del personaggio". Secondo l'autore il problema principale che caratterizza le sue donne è il non riuscire a capire perché gli uomini vogliano essere autonomi; esse si pongono al centro dell'universo maschile e cercano d'invaderlo con la loro presenza.
In un certo senso queste madri fredde, nevrotiche, distanti, mal si conciliano con l'archetipo tipicamente italiano della madre prodiga di affetti e di coccole, pronta ad immolarsi per il bene dei figli.
Santanelli spiega questa particolarità affermando "credo che questa visione femminile mi derivi in parte dalla mia condizione borghese e dalla mia cultura mittle-europea, in parte dalla mia specificità di uomo".