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Enzo Moscato - La vita

Enzo Moscato

a cura di Isabella Selmin


Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.

E. Moscato

 

La vita

Enzo Moscato nasce a Napoli e vive la propria infanzia "in un'epoca in cui non c'era ancora stata rottura nel modo di vivere italiano ... nei quartieri spagnoli in un palazzo con tante famiglie ..." come lui ci testimonia, ed ancora "... l'indigenza: sette figli, una casa piccola, mio padre spesso disoccupato, mia madre che invece lavorava sempre ... ".
Molto importante per comprendere l'arte di Moscato è la collocazione di questi primi anni della sua vita, che lo segnano indelebilmente nella caratterizzazione del suo bagaglio culturale napoletano "... tutto quello che mi porto appresso di cultura napoletana l'ho preso in quei dieci anni che sono stato ai Quartieri ...".
L'apparente precarietà della vita dei Quartieri Spagnoli a Napoli viene invece vissuta dall'autore come un periodo di "primo incanto" destinato ad infrangersi con il trasferimento della sua famiglia nel più moderno quartiere di Fuorigrotta. Questo trasferimento non significa solo la separazione dai luoghi dell'infanzia, quanto soprattutto l'inizio degli studi che porteranno Moscato a laurearsi in Filosofia ed in Psicologia.
Queste due assai diverse componenti della vita e della cultura di Moscato contribuiscono in pari misura alla formazione della sua complessa poetica come egli stesso ricorda: "... non ho voluto separare l'atto teatrale da quello che ero stato io precedentemente, la mia formazione, i miei interessi, Lacan, i linguisti. Tant'è che ho finito per farci degli spettacoli, perché era l'unica maniera per esorcizzare agli occhi miei e agli occhi loro, tutta questa pesantezza culturale".
Dopo i primi anni di insegnamento in un liceo di Napoli (sei anni da precario), durante i quali si dedicava al teatro nelle ore serali "... facevo teatro la sera e di giorno parlavo di Platone ...", inizia la sua carriera teatrale verso la fine degli anni Settanta con i primi lavori Carcioffolà Scannasurice e Trianon, fino al conseguimento del primo importante riconoscimento nel 1985, il Premio Riccione/Ater per Pièce Noire. Inizia così una lunga e prestigiosa carriera di teatro scritto e interpretato: drammi, commedie, monologhi, atti unici lirici, rapsodie, frammenti.
La consacrazione in quegli anni a nuovo importante esponente della drammaturgia napoletana lo vede anche affrontare una crisi esistenziale di cui egli stesso dice: "... depressione, paranoia, stavo male ...", e che affronta con un lungo percorso psicoanalitico di scuola junghiana. In questa fase della sua vita Moscato analizza soprattutto la sua identità di uomo di teatro arrivando ad ipotizzare nuovi possibili futuri sviluppi della propria esistenza "... può darsi che questa per me sia una tappa, ma io non mi immagino di finire la mia vita da drammaturgo, perché io penso che ci siano cose molto più importanti del teatro ... apri un giornale e vedi queste stragi, cose che mi toccano e che mi fanno dire che è di questo che bisogna occuparsi ...".
Gli ultimi lavori teatrali sono Kinder-Traum Seminar. Seminario sui bambini in sogno (2002), dedicato alla Memoria Collettiva dell'Olocausto, Hotel de l'Univers (2003), rècit-chantant dedicato alla musica del cinema, e L'Opera Segreta, omaggio all'universo poetico-espressivo di Anna Maria Ortese.
L'eclettico artista partenopeo si è dedicato anche alla musica (autore dei testi ed interprete nei CD Embargos, Cantà, Hotel de l'Univers, Toledo suite e solista ospite a Fore Paese di Maria Pia De Vito) ed al cinema (in cui ha lavorato come attore per i registi: Mario Martone, Pappi Corsicato, Raoul Ruiz, Stefano Incerti, Antonietta De Lillo, Pasquale Marrazzo, Massimo Andrei).
Negli ultimi anni ha svolto laboratori sulla scrittura teatrale all’Università degli Studi di Salerno e all’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” di Napoli. Nel triennio 2007-2009 è stato il direttore artistico del Festival “Benevento Città Spettacolo”.