Leo de Berardinis
a cura di Marilena Gentile
Il teatro è veramente lo specchio profondo del tempo, dove l'uomo riflette se stesso, non per fermarsi nella fissità della propria forma, ma per scrutarsi, allenarsi, come un danzatore.
L. De Berardinis
La vita
Leo de Berardinis nasce a Gioj Cilento il 3 gennaio 1940, ma cresce a Foggia.
Tra il 1959 e il 1960 frequenta a Roma il Centro universitario teatrale e nel 1962 debutta con la compagnia di Carlo Quartucci, recitando le opere di Beckett Finale di partita e Aspettando Godot. Tre anni dopo, cioè nel 1965, Leo inizia il lungo sodalizio artistico con Perla Peragallo: insieme saranno attori e registi di numerose messinscene teatrali e cineteatrali, la prima delle quali è La faticosa messinscena dell' "Amleto" di Shakespeare (1967) e Sir and Lady Macbeth (1968) . Il vero bersaglio messo a segno da Leo e Perla è la fondazione, a Napoli, del "Teatro di Marigliano", dove essi porteranno in scena spettacoli come 'O Zappatore, King Lacreme Lear napulitane, Sudd, presentato a Parigi, e A vita a murì, che vince il Premio Mondello nel 1978.
Quando nel 1981 si conclude il sodalizio con Perla, Leo ritorna a Roma, dove inizia una serie di lavori teatrali che per il drammaturgo segneranno il passaggio dal "teatro del non-finito" al "teatro dell' improvvisazione". Nel 1983 Leo si trasferisce a Bologna e inizia una nuova collaborazione artistica con la "Cooperativa Nuova Scena - Teatro Testoni/Interaction"; in questo ambito egli continua i suoi studi su Shakespeare e mette in scena la trilogia comprendente due versioni di Amleto, King Lear - studi e variazioni e La tempesta; in particolare, il terzo di questi lavori sarà portato dal de Berardinis anche a Parigi, nel 1987, al teatro di Daniel Mesguish. Dalla collaborazione con "Nuova scena" nasce anche la ricerca sugli spettacoli Assolo che porta alla creazione di messinscene come Dante Alighieri - studi e variazioni, con la quale Leo vince il Premio UBU come miglior attore dell'anno nel 1984, e Il Ritorno, riflessi da Omero- Joyce.
Nel 1987 Leo realizza Novecento e Mille, un'opera complessa che racchiude in sé una serie di studi sperimentali sul teatro e sugli autori più svariati, da Pasolini a Beckett, fino a Pirandello ed altri.
Nello stesso anno Leo lascia la "Nuova scena" e fonda il "Teatro di Leo", diventandone direttore artistico ed organizzativo: all'interno di questa operazione, egli, non solo produce spettacoli teatrali, ma crea laboratori di ricerca e organizza giornate di studio sul teatro, convegni e rassegne teatrali. Fra gli spettacoli teatrali prodotti nel "Teatro di Leo" ci sono Delirio, L'uomo capovolto, Machbeth, Novecento e Mille e Il fiore nel deserto, tratto dall'opera di Giacomo Leopardi. Nel 1989, de Berardinis produce, in collaborazione con "Teatri Uniti di Napoli" e il "Festival dei due mondi di Spoleto", lo spettacolo Ha da passà 'a nuttata, tratto dall'opera di Eduardo De Filippo; l'allestimento ottiene il Premio UBU come miglior spettacolo dell'anno, mentre Leo vince il Premio IDI come miglior attore e il Premio per la carriera da parte dell'Associazione Nazionale dei critici.
Nel 1990 Leo mette in scena Metamorfosi e Totò principe di Danimarca: quest'ultimo spettacolo partecipa alla rassegna di Bruxelles "Italia in scena" e al "Festival Internazionale di Valladolid" nell'aprile 1991, in rappresentanza dell'Italia. Nel 1990 "Il Teatro di Leo" trova, a Bologna, un suo spazio scenico chiamato "Lo spazio della memoria" e in questo ambito nascono molti laboratori di ricerca, come quello sulla "scrittura scenica", organizzato in collaborazione con l'Università di Bologna.
Nel 1991 Leo presenta a Taormina lo spettacolo Lo spazio della memoria, con Steve Lacy. Nello stesso anno Leo riceve il Premio Eduardo, il Premio Giuseppe Fava, in riconoscimento del carattere civile e politico del suo teatro, e il Premio Città di Pontecagnano, per la sua arte attoriale.
L'anno successivo, nel 1992, egli ottiene anche il Premio UBU Speciale, "per la coerenza e la necessità del suo teatro".
Nel 1993 Leo organizza, ad Anghiari, il laboratorio teorico pratico Otello e i Giganti, prepara lo spettacolo I giganti della montagna (tratto da Luigi Pirandello), che vince il Premio UBU nel 1993 e il Premio dell'Associazione Nazionale Critici l'anno successivo. Dal 1994 al 1999, de Berardinis è direttore artistico del "Festival di teatro di Santarcangelo". Nel 1994, egli produce lo spettacolo Il ritorno di Scaramouche (tratto da Jean Baptiste Poquelin e Leòn de Berardin); intanto Leo diventa anche consulente artistico per il Teatro Giuseppe Verdi di Salerno e, nel 1996, presenta sempre a Salerno lo spettacolo King Lear, nato dalla collaborazione con Ruggero Cappuccio e Alfonso Santagata.
Sempre in questo periodo Leo dirige il Teatro San Leonardo di Bologna e cura, per il "Teatro sperimentale" di Spoleto, la regia del Don Giovanni di Mozart.
Nel 1998, presenta, al Teatro San Leonardo di Bologna, Lear opera e, nel 1999, in collaborazione con l'ETI, produce il laboratorio d'arte scenica Come una rivista, la cui attività si svolge principalmente a Roma e a Bologna. Nel 2000 porta in scena lo spettacolo Past Eve and Adam's, tratto dal Finnegans Wake di James Joyce.
Il 4 maggio 2001, la Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Bologna ha conferito a Leo De Berardinis la Laurea ad honorem.