Le recensioni degli studenti di Letteratura Teatrale Italiana a.a. 2014-2015
ALESSIO VITO: Un buffo e insolito Mistero, 30 novembre 2014
“Cominciamo senz’altro”, era solito dire Dario Fo, prima di ogni “giullarata”, nella sua intramontabile opera Mistero Buffo, e comincia certamente nel migliore dei modi la stagione artistica dell’associazione teatrale “G&D show” di San Michele di Serino (AV), nella sua storica sede de “La Bottega del Sottoscala”.
Ed è proprio da Mistero Buffo, che domenica 30 novembre 2014 alle ore 18.00, con replica alle 21.00, la Bottega apre i battenti per l’inedito spettacolo Un Buffo riadattamento di tre Misteri, del giovane attore e regista Nicola Mariconda, accompagnato dalla ballerina Simona Lanzara e dalla flautista Tisbe Oliva.
Come il titolo già lascia immaginare, lo spettacolo non è semplicemente una mera imitazione della grottesca opera di Dario Fo, bensì una rivisitazione di ben tre giullarate (“La nascita del giullare”, “Il cieco e lo storpio”, “Il primo miracolo di Gesù Bambino”), in una chiave del tutto insolita ed originale per ciò che concerne il linguaggio.
Mariconda si insinua tra le maglie della complessa e ibrida rete linguistica farsesca, onomatopeica, fantasiosa del grammelot giullaresco e, pur mantenendo tratti dei dialetti di matrice lombardo – padana, inseriti da Dario Fo, ricuce il tutto con elementi, suoni ed espressioni gergali tipici della sua terra d’origine, della sua radicata tradizione Campana.
Il giovane regista, nel suo libero riadattamento, “gioca” con la tradizione dialettale campana della Valle del Sabato, e non si limita ad inserire termini di un linguaggio dialettale comune e scurrile che, per quanto contaminato da un italiano “selvaggio”, dettato dai media, risulta già di per sé musicale ed espressivo. La sua ricerca, però, va ben oltre, attraverso la riscoperta di termini e di modi di dire di antica origine, ormai sempre più in disuso e inseriti con maestria nei drappeggi delle vicende.
Sulla scena vuota, che ci riporta ad una dimensione tipicamente laboratoriale di un teatro di ricerca sessantottino, da sottoscala per l’appunto, il sipario si apre sulle note del flauto traverso di Tisbe Oliva che, nel tentativo di condurci in un’atmosfera tipicamente medievale, annuncia l’ingresso in scena del Saltimbanco, pronto a raccontarci e denunciare in chiave comica, come da tradizione, “le manovre furbesche di coloro che, approfittando della religione e del sacro, si facevano gli affari propri”.
In pieno stile Fo, Mariconda introduce e descrive dettagliatamente al pubblico ogni giullarata che andrà ad interpretare, a partire da “La nascita del giullare”, ambientata in una campagna dove un povero contadino lavora assiduamente per beneficiare il suo padrone. Un giorno scopre una terra lavica che nessuno vuole perché ritenuta improduttiva e, riuscendo a farne un campo fertile, il poveruomo e la sua famiglia ricevono le violenze e gli abusi del padrone che rivendica il suo diritto di proprietà su di essa. Il contadino, in preda alla disperazione, decide di impiccarsi. Interviene a questo punto Jesus che, fermando il gesto suicida, spiega al contadino quanto sia importante che egli possa raccontare, in un linguaggio scurrile e ironico, la sua storia alla gente, costretta come lui a subire ogni giorno le malefatte dei padroni. Così, attraverso un miracolo, Jesus tocca la bocca del contadino conferendogli un nuovo linguaggio espressivo e tramutandolo in giullare.
La seconda giullarata, “Il cieco e lo storpio”, è la storia di due personaggi invalidi che decidono di aiutarsi a vicenda: lo storpio sale sulle spalle del cieco indicandogli la strada cosicché possano più agevolmente cercare la carità. I due incontrano sulla loro strada Jesus che, con un miracolo, li guarisce, nonostante i due avessero tentato la fuga poiché senza il loro handicap non avrebbero più goduto della carità della gente e sarebbero stati costretti a lavorare. Il cieco, quando recupera la vista, esulta di gioia e ritrova la sua voglia di vivere, mentre lo storpio inferocito schiamazza, chiedendo di poter tornare nella sua precedente condizione di infermo.
Chiude il ciclo delle giullarate “Il primo miracolo di Gesù Bambino”, storia tratta dai Vangeli apocrifi che comincia dall’esilarante racconto del viaggio de “I Re magi” verso la capanna del Cristo.
La farsa continua con la storia del piccolo Jesus che per farsi accettare dagli altri bambini di Jaffa, la nuova città in cui giunge con la Madonna e Giuseppe, con un miracolo fa volare gli uccellini di argilla fatti dai suoi nuovi compagni di gioco. Giunge a questo punto il figlio del ricco padrone del paese accompagnato da due sbirri che pretende di giocare al nuovo gioco di Jesus, ma non è accettato dai poveri bambini straccioni e comincia a distruggere tutti gli uccellini scatenando l’ira di Palestina (nome conferito a Jesus dagli abitanti di Jaffa) che si vendica.
Tre giullarate, tre misteri, tre momenti performativi intensi e coinvolgenti quelli che Mariconda ha messo in scena in un paesino avellinese, dando prova della sua dedizione ad una particolare arte performativa, quella del Nobel Dario Fo e di “Mistero Buffo” in particolare, che fa del gesto, dell’uso del corpo e della voce, dell’improvvisazione, della fluidità dell’azione scenica, la sua vera arma vincente.
A traghettare gli spettatori tra una giullarata e l’altra intervengono le coreografie di Valeria Lanzara, curatrice delle performance, della ballerina Simona Lanzara, sulle note del flauto di Oliva, che con ariosi inserti musicali spesso hanno rischiato di rallentare la dinamica dell’azione.
Successo di pubblico per “La Bottega del Sottoscala” e tanto entusiasmo sia per gli spettatori, sia per gli addetti ai lavori che, anche se solo per un giorno, hanno risvegliato con la presenza di circa duecento persone l’asettica immobilità della piccola comunità serinese.
Speriamo sia l’inizio di una lunga serie di attività e successi.
Alessio Vito
Scheda dello spettacolo
Un Buffo riadattamento di tre Misteri
Libero adattamento di "Mistero buffo" di Dario Fo
di Nicola Mariconda
interpreti Nicola Mariconda, Simona Lanzara, Tisbe Oliva
coreografie Valeria Lanzara