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Autori - Raffaele Viviani

Raffaele Viviani

a cura di Nunzia Acanfora


E ce ne stanno fatiche...

R. Viviani

Gli esordi

Cresciuto in ambiente teatrale (figlio di un vestiarista teatrale e gestore di piccoli locali), Raffaele Viviani debuttò sulla scena all'età di quattro anni e mezzo cantando in un teatrino di Pupi, a Porta San Gennaro, e indossando il frac di una marionetta per sostituire Gennaro Trengi, tenore e comico, ammalato.
Ben presto, ebbe anche una duettista, Vincenzina Di Capua. A sei anni recitò in un dramma in prosa: Masaniello, nel primo Teatro Masaniello gestito dal padre. Inoltre, recitava e cantava anche canzoni come 'O mariunciello e I figli di nessuno, in duetto con la sorella Luisella.
All'età di dodici anni, nel 1900, rimasto orfano del padre, Raffaele insieme con la sorella Luisella fu costretto a lavorare per vivere. Furono anni di lotta ininterrotta contro la fame e la miseria. A quattordici anni, fu scritturato in un circo equestre, il Circo Scritto, per recitare la parte di Don Nicola nel famoso contrasto settecentesco la Canzone di Zeza. Convinto di non saper fare altro nella vita se non recitare, da questo momento inizia a fare il giro delle compagnie di circo e dei piccoli teatri di periferia. In seguito recitò da Felice (tradizionale ruolo comico) con il Pulcinella Giacomo Sportelli.
All'età di quindici anni fu scritturato, come artista di Varietà, dalla compagnia Bova e Camerlingo, insieme con la sorella Luisella, per una tournée in Alta Italia.
A Napoli, nel 1904, fu scritturato dal Teatro Petrella, dove interpretò per la prima volta lo Scugnizzo, una macchietta scritta da Giovanni Capurro e musicata da Francesco Buongiovanni, che Viviani aveva ascoltato al Teatro Umberto I, interpretata da Peppino Villani. L'interpretazione offerta da Viviani fu straordinaria. Dopo 'O Scugnizzo, nacquero una dopo l'altra, quelle caratteristiche figure di tipi partenopei che sono indimenticabili e straordinari successi del teatro di Viviani: Il trovatore, 'O mariunciello, Malavita, Il mendicante, 'O tranviere, 'O sciupatore, 'O cocchiere, Il professore, 'O sunatore 'e pianino. In questi numeri e macchiette, da lui create, mise a punto uno stile personale in cui l'arte della deformazione e della caricatura era temperata da una vena di sentimentalismo e di realismo.
Nel 1906, all'Arena Olimpia, Viviani, esordì con una macchietta composta da lui intitolata Fifì Rino, dando il via a quel marionettismo istrionico, ripreso in seguito da Nino Taranto giovane e soprattutto da Totò. Inoltre, sempre in quell'anno, si esibì nei caffè, gelaterie, concerti musicali e teatri dell'Italia settentrionale.
Nell'estate del 1907, tornato a Napoli, lavorò negli stabilimenti balneari, dove si esibì cantando con altri artisti.
La scrittura all'Eden, per Viviani, fu di particolare importanza: significava l'affermazione. All'Eden debuttò, presentando sei melologhi di ispirazione realistica. Il debutto fu salutato dal pubblico in maniera straordinaria; quella sera mise fine alla sua miseria. Con l'Eden di Napoli, chiuse il ciclo della fame. La sua carriera a questo punto può dirsi definitivamente avviata.
Nel febbraio del 1911, fu scritturato per il Fowarosi Orpheum di Budapest con l'impiego di rappresentarvi per un mese le sue macchiette. Fece una specie di rassegna dei suoi tipi più pittoreschi, tra cui Il pescivendolo e la Festa di Piedigrotta. Al ritorno da Budapest fu scritturato dalla Sala Umberto di Roma ed ottenne un grande successo, al punto da contenderlo ad Ettore Petrolini. La tournée in Francia non felicissima ed i provvedimenti governativi successivi alla disfatta di Caporetto, nel 1917, lo spinsero a compiere il passaggio dal Varietà al teatro vero e proprio. Pertanto, Viviani organizzò una Compagnia di prosa e musica che debuttò al Teatro Umberto I di Napoli, il 27 dicembre del 1917, con l'atto unico (versi, prosa e musica) Il vicolo.