Le recensioni degli studenti di Letteratura Teatrale Italiana a.a. 2015-2016
SONIA RICCO: Un viaggio a “360°” nei vuoti turbamenti amorosi della natura umana, 27 novembre 2015
“Nessuno spettro ci assale in travestimenti più svariati di quelli con cui si camuffa la solitudine, e una delle sue maschere più impenetrabili è l'amore”, scriveva Arthur Schnitzler in uno dei suoi aforismi. Una constatazione cinica, forse, ma altrettanto inconfutabile, e così affine agli studi freudiani che, per la sensibilità e la capacità intuitiva che il drammaturgo austriaco dimostrava, lo stesso Freud lo definiva il suo doppelgänger letterario.
Quest’incapacità dell’uomo di amare, di un amore puro, lontano dai meccanismi primitivi delle proprie pulsioni e necessità, si concretizza sul palcoscenico del Nuovo Teatro Sanità con 360°, adattamento in chiave moderna di Girotondo di Schnitzler, a cura di Mario Gelardi, che ne cura la regia insieme a Carlo Caracciolo, in scena dal 27 al 29 novembre.
Lasciate le consuete vesti di sentimento incondizionato, l’amore si rivela parte di un gioco di apparenze, quello, sul piano psicologico e sociale, di cui l'uomo è eterno protagonista, da sempre diviso tra il sentimento e la sua espressione, tra il proprio sé e la sua rappresentazione. Lo stesso gioco che è anche elemento proprio del teatro, poiché suo "doppio" – volendo citare Artaud – è la vita.
Girotondo – e così 360° – è difatti, su diversi livelli di significato, un gioco. Un percorso, articolato in dieci quadri, lungo il quale i personaggi, a due a due, si incontrano, si attraggono e si respingono. Ognuno, in realtà, percorrendo una “via solitaria”, rimanendo indifferente, e scontrandosi, di conseguenza, col disinteresse altrui, nei confronti del rendez-vous appena avvenuto. La componente erotica e poligama che valse al testo originale, scritto nel 1897 e messo in scena per la prima volta da Reinhardt nel 1920, una censura durata quasi un secolo, prima, e un processo per pornografia, poi, non è altro che una soluzione momentanea alla necessità umana di riempire un vuoto esistenziale, causato dalla mancanza di un rapporto affettivo concreto.
Perciò, se da un lato le tematiche di Girotondo, per la propria atemporalità, persistono in 360°, diverso è invece l’approccio alle perversioni e fobie dei suoi partecipanti, qui caricati di una dissacrante, ma consapevole ironia. Il cast corale – che vede, oltre allo stesso Caracciolo, Riccardo Ciccarelli, Annalisa Direttore, Fabiana Fazio, Annarita Ferraro, Carlo Geltrude, Irene Grasso, Gennaro Maresca e Alessandro Palladino – si allontana da un contesto legato alla società viennese di fine Ottocento. La storia, infatti, è costruita sui diversi ruoli collocati all’interno del sistema gerarchico di un’azienda contemporanea, simbolicamente rappresentato sulla scena dagli attori con l’ausilio di alcuni cubi disposti in forma piramidale – funzionali anche nei quadri successivi – e collocati dietro un velo semitrasparente, che divide simbolicamente il palco in due ambienti distinti e lontani. L’originaria catena di incontri, nella quale uno dei due personaggi di ogni coppia è presente anche in quella immediatamente successiva, viene inoltre spezzata, in favore di una visione più completa, a trecentosessanta gradi, appunto, della condizione umana. La sopraffazione di tipo sociale di un personaggio sull’altro viene accentuata, per concentrarsi sull’attenta osservazione di ognuno di questi, evidenziando il forte predominio emotivo sul prossimo, il tentativo di supremazia amorosa che accomuna ogni sesso e classe sociale, e si trasforma, inevitabilmente, in un circolo vizioso e inconcludente. Ecco, perciò, che la coincidenza tra il punto di partenza e quello di arrivo, parte integrante della struttura del testo, non è più affidata, semplicemente, alla presenza di una figura comune (la prostituita), che mette in relazione due personalità socialmente distinte e, tuttavia, per l'esperienza amorosa condivisa, simili nella loro genericità umana (il soldato e il conte). In questo rinnovato meccanismo teatrale, terminata la visione dei dieci quadri, lo spettatore assiste, nuovamente, al dialogo d’apertura, stavolta, però, consapevole non solo delle relazioni extraconiugali della coppia, ma – elemento originale rispetto al testo schnitzleriano – della doppia identità assunta, ormai da tempo, da uno dei due.
Girotondo, oltre che un gioco, è anche una danza. È la ronda medievale a cui si ispira il movimento circolare e a turnazione del testo – originariamente intitolato, infatti, “Reigen” (in tedesco) o “La Ronde” (in francese) – dove le singole figure, secondo una precisa coreografia, procedono in senso antiorario, seguiti nei loro passi da un “capo supremo”. È l’accuratezza e la perizia, in 360°, nei confronti del movimento scenico, utilizzando una particolare disposizione degli otto tavoli bianchi a rotelle, unici elementi di una scenografia minimalista e bicromatica, così come i costumi, che, di volta in volta, vengono spinti, dislocati e riordinati sul palco, sul ritmo sostenuto della recitazione brillante e di una musica – Thirteen Thirtyfive di Dillon – ricorrente e accattivante.
È uno spettacolo che, più di un secolo fa, suscitò scalpore, apparendo come pura provocazione e visione primitiva della natura umana, ma che, oggi, cattura, e diverte, spettatori di ogni età, svelando, infine, come la solitudine non sia altro che desiderio irrealizzato di amare ed essere amati.
Sonia Ricco
Scheda dello spettacolo
360°
liberamente tratto da “Girotondo” di A. Schnitzler
adattamento teatrale Mario Gelardi
regia Carlo Caracciolo e Mario Gelardi
con Carlo Caracciolo, Riccardo Ciccarelli, Annalisa Direttore, Fabiana Fazio, Annarita Ferraro, Carlo Geltrude, Irene Grasso, Gennaro Maresca, Alessandro Palladino
disegno luci Paco Summonte
costumi Barbara Veloce
aiuto regia Leonardo Noto
Napoli, Nuovo Teatro Sanità, 27 novembre 2015