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La critica - Recensioni studenti

Le recensioni degli studenti di Letteratura Teatrale Italiana a.a. 2015-2016

DANIELA CAMPANA: Spaccanapoli Times, 20 novembre 2015

Nella cornice di quella che fu per qualche tempo la dimora scenica di Eduardo De Filippo, il Teatro San Ferdinando, Ruggiero Cappuccio allestisce il suo ultimo lavoro Spaccanapoli Times.
In quel di Spaccanapoli, antica via che squarcia la città, all’ultimo piano di un vecchio palazzo, prende vita la storia dei fratelli Acquaviva. Giuseppe, interpretato da Ruggero Cappuccio – questa volta anche attore oltre che drammaturgo e regista della messa in scena – è uno scrittore che racconta le sue storie al telefono e vive tra il binario sette e il binario otto della stazione di Napoli; Romualdo (Giovanni Esposito) è un pittore che distrugge le sue opere non appena si avvicina alla conclusione del suo lavoro artistico. Gabriella (Gea Martire) e Gennara (Marina Sorrenti) vivono la loro vita in maniera quasi fantastica: l’una è una sognatrice che brama l’amore, l’altra vive di riti religiosi e di visioni dell’ormai defunto marito. È Giuseppe a convocare gli altri. Ma perché? Per l’intero primo atto sembra essere tutto un mistero, poi si scopre che il Dottor Lorenzi (Ciro Damiano), impiegato dell’INPS, – “maresciallo della schizofrenia”, come si definisce lui stesso – verrà a fare una visita di controllo per accertarsi che la situazione mentale dei fratelli Acquaviva non sia mutata.
I personaggi agiscono in una casa ormai fatiscente e decadente in cui le pareti sono letteralmente tappezzate da bottiglie d’acqua pressoché vuote, a significare che il tempo è passato e che quella non è più la stessa dimora della loro infanzia. Per Gennara quella casa sembra identica a come lei la ricorda, ma per Gabriella l’immagine dell’abitazione è fortemente mutata. C’è una rottura tra il passato e il presente, tra i «teneri rituali d’infanzia e l’avanzata cancerogena del capitalismo». Giuseppe, Romualdo, Gennara e Gabriella sono degli alienati, dei “dimenticati”, i quali non riescono a rientrare nelle frenetiche dinamiche di una società esasperata dalla conquista sempre più nociva e dannosa di un sistema capitalistico. Vivono in un tempo senza tempo e in una «dimensione mentale e fisica lontana dalla realtà e dalla contemporaneità». Risiede in loro una continua nevrosi e tale situazione li fa apparire come degli emarginati psichico-sociali, ossia il loro modo di essere, la loro indole, rende problematica l’integrazione nella società umana e i rapporti che in essa si stabiliscono. Il tutto sotto forma farsesca. Il gioco di situazioni e di personaggi stravaganti, paradossali e buffi, che rimandano al tipo della macchietta bizzarra e singolare, riesce a suscitare nel pubblico una forte ilarità. La sala, gremita di giovanissimi, appare molto attenta e divertita, in particolar modo grazie alle esilaranti battute di Romualdo, e per questo riserva un forte consenso a Giovanni Esposito a conclusione di questo spettacolo che ottiene un’ovazione finale.
L’attore-drammaturgo Ruggero Cappuccio dipinge Napoli come qualcosa di astratto, insolito ed irreale, una città, che non è la Napoli di Petito e Scarpetta, quella di Viviani o di Eduardo, né tantomeno la città dei cosiddetti post-eduardiani, ma appunto una Napoli surreale che agisce, quasi come i suoi personaggi, in una dimensione parallela a quella del reale.
Così la parola, accompagnata da gesti e mimica, sembra costruita. Un linguaggio caratterizzato da prestiti e da sonorità angloamericane, ampiamente utilizzati, ormai, da testate giornalistiche e televisive. Una sorta di “ibridazione”, un’invenzione linguistica modellata tra dialetto napoletano e siculo, italiano, e termini presi qui e lì dalla lingua inglese.

Daniela Campana

Scheda dello spettacolo

Spaccanapoli Times
testo e regia Ruggero Cappuccio
con Giulio Cancelli, Ruggero Cappuccio, Ciro Damiano, Giovanni Esposito, Gea Martire, Marina Sorrenti
scene Nicola Rubertelli
costumi Carlo Poggioli
aiuto regia e disegno luci Nadia Baldi
letture sonore Marco Betta da La forza del destino di Giuseppe Verdi
produzione Teatro Stabile di Napoli
Napoli, Teatro San Ferdinando, 20 novembre 2015
in scena dal 4 al 22 novembre 2015