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La critica - Recensioni studenti

Le recensioni degli studenti di Letteratura Teatrale Italiana a.a. 2015-2016

DANIELA CAMPANA: Il contratto. Un patto con un diavolo chiamato Geronta, 31 ottobre 2015

Pino Carbone e l’Ente Teatro Cronaca Vesuvio propongono una rilettura del testo di Eduardo De Filippo, Il Contratto, in una maniera sicuramente originale e contemporanea. È originale nella sua costruzione sulla scena, con un uso dei costumi e della scenografia molto lontano dalla tipica rappresentazione eduardiana. È contemporanea soprattutto nel testo. L’opera, infatti, scritta in occasione della XXVI edizione della Biennale Teatro del 1967, sembra riportare delle tematiche ancora molto attuali. Assistendo allo spettacolo, più volte ci si domanda se si ama per amore o per interesse, e questo interrogativo pare insinuarsi in chi guarda, creando, forse, un senso di disagio poiché si è trasportati dalla forza di una verità difficile da accettare.
Geronta Sebezio è un uomo in apparenza benevolo e caritatevole, che “ama” il prossimo tanto da promettere a chi stipula un contratto morale con lui di farlo resuscitare. Questo potere taumaturgico nasce da un antefatto: Isidoro, orfano accudito dai genitori di Geronta e cresciuto con lui come un fratello, è dato per morto. All’arrivo di Geronta e al suo “grido d’amore”, Isidoro si rialza. Da qui, nascerà un ben definito meccanismo truffaldino, attraverso cui il protagonista guadagnerà ingenti somme di denaro. Il “patto con il diavolo”, siglato da tutti coloro che auspicano l’immortalità, come ad esempio Gaetano Trocina, ha una struttura ben definita: nel primo punto si chiede di amare il prossimo e di avere una vita onesta; nel secondo si afferma di dover lasciare parte del proprio testamento ad un parente inviso; e per concludere dichiara che il signor Sebezio non avrà, né prima né dopo la “resurrezione”, alcun compenso.
Il sipario si alza e al centro del palcoscenico, scarno, appare Geronta Sebezio, interpretato da Claudio Di Palma. La scenografia è essenziale: una pedana circolare posta al centro della scena, la quale si amplia nel corso della mise en scène. Qui siederà per tutto il primo atto Geronta e qui si muoveranno i fili del secondo. Un palcoscenico da cui prende vita il “teatro”. Non tarda ad emergere l’asperità della vita: non ci sarà alcuna catena d’amore, e questo, Geronta Sebezio lo sa. Gioca la sua carta, e quasi sicuramente vincerà: sa perfettamente che tutti sono spinti dalla convenienza e non dall’amore. In scena, quindi, si insinuano un dolore apparente e un forte interesse, mossi dalla cupidigia e dall’avidità. Ancora, nell’ultimo atto, ritroviamo Geronta al centro del suo palcoscenico che, come un burattinaio, muove i suoi fantocci. Ora la pedana può essere paragonata ad una giostra, «la giostra della vita, che inganna chi si lascia sopraffare dalla paura e pertanto pretende “il contratto”, per assicurarsi l’immortalità». Quindi, si può asserire che siamo tutti Gaetano Trocina, che il desiderio e la brama di poter essere immortali ci spinge a tutto, e ciò Pino Carbone lo mostra in anticipo, a conclusione del primo atto. L’ “io” diventa “tutti” quando a dare la voce al defunto firmatario del contratto è il “coro” che circonda il protagonista.
Il regista sceglie di lavorare a questo testo di Eduardo trattando ogni atto quasi come un singolo spettacolo a sé stante, analizzando l’individuo, gli affetti e la società. Nel primo atto mostra la natura artefatta di Geronta all’ancora ignaro pubblico; nel secondo mostra la famiglia e approfondisce il rapporto con l’altro; ed infine porta in scena l’umanità, il popolo, la gente.
Singolare e calzante la scelta dei costumi, realizzati da Selvaggia Filippini. Lo spettacolo, infatti, si apre con personaggi che indossano abiti di colore nero, proprio per sottolineare la linea noir voluta dal regista; il bianco del secondo atto è il colore simbolo della morte; per concludere poi, nel terzo atto, con degli abiti colorati e delle maschere (ognuno di noi veste una maschera – quasi a voler richiamare l’Eduardo pirandelliano).
Ultima, ma fondamentale, l’importanza che Carbone sceglie di dare al gesto, serrato ed incisivo, che non solo accompagna la recitazione, tanto da diventare esso stesso al pari della recitazione vocale.
Brillante il cast formato da Claudio Di Palma, Francesca De Nicolais, Andrea de Goyzueta, Giovanni Del Monte, Carmine Paternoster, Fabio Rossi e Anna Carla Broegg. Lo spettacolo è inoltre vincitore del Premio Landieri 2014 – Teatro di impegno civile, con la seguente motivazione: “Novità assoluta dell’anno. Riscoperta di uno straordinario testo di Eduardo. Regia ed interpreti di altissimo spessore. Uno spettacolo assolutamente da vedere”.

Daniela Campana

Scheda dello spettacolo
Il contratto
di Eduardo De Filippo
regia Pino Carbone
con Claudio Di Palma, Anna Carla Broegg, Andrea de Goyzueta, Giovanni Del Monte, Francesca De Nicolais, Carmine Paternoster, Fabio Rossi
scene Luciano Di Rosa
suoni e musiche Fabrizio Elvetico
costumi e maschere Selvaggia Filippini
soggetti grafico-pittorici Luca Carbone
produzione Ente Teatro Cronaca
Napoli, Piccolo Bellini, 31 ottobre 2015
in scena dal 23 ottobre al 1 novembre 2015