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La critica - Recensioni studenti

Le recensioni degli studenti di Letteratura Teatrale Italiana a.a. 2014-2015

ALESSIO VITO: Il dolce e amaro sapore de "La merda", 17 ottobre 2014

È una mite serata estiva quella del 17 ottobre scorso, nonostante l’autunno sia entrato in scena già da un pezzo. Non si muove una foglia, non c’è ombra di vento, ma a raggelare l’aria e a disturbare la silenziosa quiete atmosferica, ci pensa il rabbioso e dissacrante “urlo” di Silvia Gallerano, interprete e protagonista de La Merda, spettacolo teatrale per voce sola di Cristian Ceresoli e Marta Ceresoli che, dopo una lunga tournée in Italia e avere conquistato mezza Europa, è finalmente approdato all’ “Auditorium Centro Sociale” di Salerno.
Non si fa in tempo ad entrare in sala che subito ci si sente disorientati, “spogliati” completamente, non certo scandalizzati, visti i tempi che corrono, alla vista di una donna sola, nuda e rannicchiata sul palcoscenico, che siede su un alto sgabello al centro della scena vuota, un microfono ed un faro a far luce ben presto su di lei, sul suo corpo in vendita e sulla sete di conquista di un ruolo in una società consumistica che fa dell’apparire il suo punto di forza.
“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta?”, sembra apparire piuttosto come una domanda il canto storpiato, sarcastico, fastidioso, quasi incomprensibile, che apre il monologo della giovanissima ragazza, illusa e schizofrenica. Una tragedia che si snoda in tre atti e che, in un continuo crescendo di toni e di intensità, sia fisica che verbale, ci svela le ambizioni e i “sogni” di una teenager. La nudità sembra voler rappresentare il non appartenere a nessuna classe, o collocazione sociale e anagrafica, all’interno di una società che coinvolge tutti senza esclusione. Una donna pronta a tutto, pur di aver i suoi cinque minuti di gloria malsana e passeggera, di poter andare in Tv, di essere riconosciuta per strada, di apparire per ciò che di lei si mostra piuttosto che per ciò che è realmente.
Tre atti (Le Cosce, il Cazzo, la Fama), tre inviti al massacro, tre tappe fondamentali raccontate della giovane donna protagonista, orfana di un padre morto per essersi “tuffato” oltre la linea gialla di una stazione ferroviaria, forte delle sue convinzioni rivoluzionarie e patriottiche, con una madre a tratti invadente, come il ricordo del passato. Una donna e la sua inadeguatezza fisica, in eccesso o in difetto, in un mondo di “incompiuta” perfezione, le sue prime sconvolgenti esperienze sessuali e la scoperta che il corpo femminile può essere un potente mezzo da utilizzare per farcela, per essere protagonista oggi dove “ il sesso maschile è la nostra bandiera”. La Merda è la metafora compiuta del nostro tempo, è l’effetto di tutto ciò che siamo costretti a vedere, subire e che spesso, troppo spesso, accettiamo con piacere e rincorriamo, divenendo complici del nostro stesso carnefice, nutrendoci fino alla nausea, sforzandoci nel trattenere senza digerire, fino a dover rigettare tutto per lo schifo, per l’enorme peso che portiamo addosso e non riusciamo a gestire, ma che poi finiamo il più delle volte per raccogliere, pezzo per pezzo, assemblare e mangiare nuovamente.
La libertà “apparente” del successo è dunque il filo conduttore del testo di Cristian Ceresoli, un puzzle di parole che si intrecciano, si incastrano senza mai accavallarsi, un testo che non assume mai toni idilliaci senza essere eccessivamente banale, volgare e ostico quanto basta, sfiorando a volte il grottesco, l’inverosimile, il surreale, come il diario segreto di una ragazzina che scopre di avere un corpo di donna, una scrittura che al di là dei cliché degli argomenti, ormai all’ordine del giorno, di cui si fa carico, trova la sua forza, la sua vera e compiuta drammaticità nella superba interpretazione di Silvia Gallerano che immersa, impossessata dal personaggio stesso, o per meglio dire dai diversi personaggi di cui si fa portavoce saltando da un registro all’altro con estrema naturalezza, è un fiume in piena che non conosce barriere.
Come una lunga lista della spesa, l’elenco finale, in crescendo, declamato dalla giovane protagonista, è il risultato di tutte le vicende, le persone, i fatti e le sensazioni che hanno attraversato la sua ancor breve vita, ma che già sono sufficienti a riempirla, fino a farla esplodere e defecare tutto. Nello stesso tempo costituiscono già una forte mancanza, appagata solo quando è la merda stessa, che lei stessa ha prodotto, a nutrirla nuovamente. Il prezzo da pagare è alto, e se una minima speranza di poter ammortizzare, almeno gli interessi, sussiste, è probabilmente riposta in un futuro quanto mai incerto o in un presente che può consolidarsi solo in un ritrovato senso di appartenenza, di orgoglio, di fiducia, che risiedono nelle nostre radici. Ecco, così, che quel canto smorzato potrà mutarsi in una dolce melodia e quel punto di domanda precedente in una convinta e sentita affermazione.
La Merda trova nell’Auditorium Centro Sociale di Salerno, con il suo stile architettonico semplice e povero, la giusta cornice che fa da eco alle declamazioni rabbiose della Gallerano, la cui provocatoria ironia muove spesso il sorriso convinto di un pubblico accorso numeroso. Se lo spettacolo aveva l’obiettivo di mettere a nudo il cumulo di macerie su cui oggi edifichiamo case di cristallo, ha trovato probabilmente le sue fondamenta proprio in quelle risate gratuite e convinte che hanno contribuito a rendere ancora più amaro già l’aspro sapore, apparentemente dolce, di una realtà e di un momento storico così malsano e così espressamente declamato in scena, una realtà in cui cerchiamo con difficoltà di stare a galla per non affondare nella nostra stessa “merda”.

Alessio Vito

Scheda dello spettacolo

La merda
di Cristian Ceresoli
una produzione di Cristian Ceresoli e Marta Ceresoli
interprete Silvia Gallerano