Le recensioni degli studenti di Letteratura Teatrale Italiana a.a. 2014-2015
ILARIA MURINO: Tà-kài-tà. Eduardo per Eduardo, 15 ottobre 2014
“Marò, che friddo, che friddo!
Me pare ’a Siberia,’o Polo Nord!”
Sipario aperto, pochi elementi in scena. In un buio funereo, due voci, una maschile e l’altra femminile, intonano una ninna nanna cupa, triste, accovacciate, quasi nascoste, dietro due sedie di legno. Il Teatro di Ateneo dell’Università degli Studi di Salerno offre il proprio palcoscenico al grande teatro, mercoledì 15 ottobre 2014. Enzo Moscato rende omaggio alla figura e alla memoria di Eduardo De Filippo portando in scena Tà-kài-Tà (Eduardo per Eduardo), nell’ambito delle iniziative promosse da alcune università del centro-sud, in occasione del trentennale della morte del drammaturgo napoletano. In greco antico Tà-kài-Tà significa “questo e quello”, e riprende il titolo del film che Eduardo avrebbe voluto girare con Pier Paolo Pasolini, se non fosse stato ucciso nove anni prima della morte dello stesso De Filippo. Proprio da questa mancata collaborazione inizia il racconto di Enzo Moscato, in un lavoro presentato per la prima volta in anteprima al Napoli Teatro Festival del 2012, e in scena al Teatro San Ferdinando, il 7 e 8 ottobre 2014. Moscato racconta la storia di Eduardo per frammenti, e lo stesso Pasolini è più volte menzionato.
Moscato vuole rendere omaggio alla figura del drammaturgo, uomo dal carattere schivo, ma professionista rigoroso ed esigente verso la propria famiglia, e verso se stesso. Non è un testo “da” ma “su” Eduardo, non si tratta di un racconto sulla vicenda artistica e umana; Tà-kài-Tà, come lo stesso Moscato ha più volte dichiarato, intende essere una sorta di “periplo immaginario”, un viaggio, un gioco su semplici supposizioni intorno ai pensieri e ai sentimenti del maestro.
Da Natale in Casa Cupiello a Sik Sik l’artefice magico, da Filumena Marturano a Le voci di dentro e Napoli Milionaria, e ancora brani tratti dalla traduzione in napoletano che Eduardo fece de La Tempesta di Shakespeare; sono numerosi ed espliciti i riferimenti alle opere di De Filippo, che Moscato inserisce abilmente, tra altrettanti episodi della non sempre serena infanzia e della giovinezza del drammaturgo. Episodi ispirati alla sua vita e affidati a due voci, quella dello stesso Moscato e quella di Isa Danieli, splendida attrice di stampo eduardiano. La Danieli dà voce alla parte più “femminile” e sentimentale della mente di Eduardo, con una semplicità e una naturalezza, date da una sensibilità certamente innata ma di certo raffinata dall’esperienza di anni di teatro con il maestro De Filippo.
Vestiti allo stesso modo, pantaloni neri e ampia casacca bianca, l’uno di fronte all’altra in scena, i due attori danno voce ad un Eduardo uomo, attore, drammaturgo, ma anche fratello e soprattutto padre. Il dolore per la morte prematura della figlia Luisella negli anni ‘50, episodio cardine dell’opera, è metafora di uno spirito di rinnovamento avvertito in una Napoli del secondo dopoguerra, e segnale di una vera e propria svolta nell’andamento dell’opera, tanto nei movimenti dei due personaggi sul palcoscenico, ora più veloci e dinamici, quasi come in una danza, quanto nella scenografia stessa, ora più illuminata in tutti i suoi semplici elementi.
Al centro della scena una teca di cristallo, fino a quel momento coperta da un grosso telo nero, rivela al pubblico una bambola, immediato il riferimento a Luisa bambina, a cui Moscato (Eduardo) si rivolge finché questa non viene svelata al pubblico. Colpi di scena simili sono ricorrenti nel teatro di Moscato, ne sono esempio le opere dedicate ad Annibale Ruccello.
L’andamento dello spettacolo è circolare, fatto di ripetizioni, durante le quali i due attori si confondono sulla scena alternando le battute, alternando racconto e poesia, reale e immaginario, immobilità a dinamismo, scambiandosi di posto e leggio, annullando ogni distanza fisica data dalla posizione degli oggetti da loro utilizzati in scena, con brevi momenti “danzanti”.
Ad enfatizzare l’aspetto tragico e al tempo stesso intimo, in una scenografia estremamente semplice, l’uso anche di luci colorate che sottolineano la silhouette di una chiesa e di un sottofondo musicale. La musica, appunto, in questa, come in tutte le opere di Moscato, ha un ruolo fondamentale, in quanto creatrice di una particolare commistione tra prosa e melodia, non sempre presente nelle opere di Eduardo.
Quattro le chiamate a proscenio e un omaggio floreale a Isa Danieli. Docenti e studenti hanno assistito, arricchendosi certamente dal punto di vista non solo culturale ma anche emotivo, ad uno spettacolo che di certo resterà nella storia dell’Università degli Studi di Salerno.
Ilaria Murino
Scheda dello spettacolo
Tà-kài-tà (Eduardo per Eduardo)
di Enzo Moscato
con Isa Danieli ed Enzo Moscato
regia Enzo Moscato
scena Tata Barbalato
costumi Giuliana Colzi
luci Donamos
organizzazione Claudio Affinito