Raffaele Viviani
a cura di Nunzia Acanfora
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
a cura di Nunzia Acanfora
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
Lo Sposalizio
Pochi elementi, uniti insieme, più che da una vicenda vera e propria, da un rapporto di colore; una ragazza che sposa, un suo innamorato che muore di tisi e di angoscia, una festa nuziale di minuta borghesia con canzoni e con danze, e, a un tratto, il campanello del Viatico che rompe quelle musichette gaie; un movimento e un cicaleccio di tipi, non tutti artisticamente veduti, ma tutti vivacemente rappresentati: ecco i due atti di Sposalizio, rappresentato al Teatro Filodrammatici, nel quale il Viviani autore ha servito il Viviani interprete, proporzionando gli episodi non alle necessità dell'azione, ma alla possibilità di imitazione realistica che offrivano i personaggi, o a quelle di gaia malizia caricaturale che presentavano le macchiette. E poiché egli ha sostenuto tre parti, la commedia ha avuto, per così dire, tre orientamenti diversi, tre mutamenti di protagonista, con qualche danno della sua unità. Ma nella ricerca, un po' vagabonda, del color locale, il Viviani porta sempre una molto comunicativa simpatia comica e insieme accorata per quel mondo del quale espone le abitudini, le tradizioni, e ripete il linguaggio pittoresco. Ciò lo conduce ad imprimere a quella descrizione variamente sceneggiata che è, in fondo, l'opera sua, più d'un tocco di umanità che approfondisce la vita variopinta, sonora ed esteriore che fa passare dinanzi ai nostri occhi.
Tre figure, come ho detto, rappresentò iersera il Viviani: quella dell'innamorato tisico, quella di un galante capraio, e quella di un logoro e dignitoso professore di contrabbasso; e in tutte tre raggiunse la consueta efficacia; nell'ultima specialmente, ricca di umorismo verace, ispida e nera, buffa e tuttavia pietosa, che si staccava con forte rilievo dalla calda policromia dello sfondo.
Il pubblico applaudì la commedia ed il Viviani, ripetutamente. Piacevolissimi attori: la vivace Luisella Viviani, l'Artemisia, la Mignonette, la Faccioni e il Gigliati.
RENATO SIMONI, "Corriere della Sera", 5 aprile 1923.