Raffaele Viviani
a cura di Antonella Massa
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
a cura di Antonella Massa
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
Viviani liberò il suo popolo da quello stereotipo che lo vedeva avvezzo al riso, al canto, alla bonarietà e alla solarità; come se la sofferenza, la disperazione, il dramma fossero elementi estranei alla sua vita. Tutt'altro. Napoli, quella vera, non quella dei luoghi comuni, si trovava ad affrontare problemi gravi, e contro la precarietà doveva combattere la sua lotta quotidiana e cozzare contro una situazione economica non facile soprattutto negli anni successivi alla prima guerra mondiale. Il popolo di Viviani tira a campare spesso con espedienti; si inventa mille mestieri pur di non morire di fame; ma, nonostante ciò, i personaggi vivianei sono pervasi da un sano ottimismo, che non porta alla disperazione, ma ad una cupa rassegnazione che diventa la forza per andare avanti e poter ironizzare sulla sorte quasi sempre avversa. I personaggi che affollano le strade ed i vicoli di Napoli sono tanti; disoccupati, prostitute, venditori ambulanti, guappi veri e finti, ladri; sono tutti diseredati che devono trovare il modo per sfamarsi e sopravvivere. I disoccupati sono tanti, e a dirla come lo spazzino: "cresceno comm' 'e microbe", ed ecco che chi ha un lavoro, pur ricevendo una paga modesta, non si lamenta; tanti altri sarebbero pronti a sostituirlo per quella paga da fame. Ecco perché la Napoli di Viviani pullula di ladruncoli, per cui rubare diventa una soluzione per potersi sostenere anche perché contro il destino avverso nulla si può fare. Ma questa è la barriera che Viviani vuole abbattere, il finto pietismo e la rassegnazione che nasce dal qualunquismo. Ecco che Viviani dà la parola alla classe operaia, che si è vista promettere un'industrializzazione mai avvenuta, ma continua a lottare, con forza e senza mai abbandonare l'umorismo. E' stupenda la poesia: 'A canzona d' 'a fatica legata da un filo sottile a Coro 'e campagnole; in entrambe c'è la consapevolezza, da parte dei personaggi, di lavorare per l'altrui benessere, senza però poter raggiungere il proprio.
I muratori, ironizzando, affermano:
Fravecanno 'a casa 'o prossimo,
sulo 'a nostra sta 'mprugetto:
'o 'ngigniere contr'all'architetto
pecchè 'appaldo nun se sape a chi 'hann' a da'.
Ma quell'ironia nasconde un'amara verità che è esplicita nel coro dei contadini:
Sta campagna nun è 'a nosta,
comm' è nosta sta fatica...
Il canto diventa un elemento liberatorio, è il mezzo più potente per esprimere il disagio interiore verso il destino che resta immutato. Nelle sue poesie è cantata la gente umile che lotta per sopravvivere in una società ostile, ma non si dispera, perché è una lotta che conduce nel segno della solidarietà. Le donne vivianee, poi, sono un punto focale nella vita della strada, semplici, sagge, abituate ad affrontare ogni sorta di problemi, e a tirare fuori le unghie per difendere i propri uomini.
E' il caso di Graziella, la protagonista della poesia: Canzone 'e sotto 'o carcere, che, fidanzata di un recluso, comunica al suo uomo, servendosi di una cantante, gli sviluppi delle indagini, cantando sotto le inferriate della sua cella. Queste sono donne forti che cercano l'uomo protettivo, forte, ma che sia sensibile; donne che all'occorrenza sanno come tenere a bada gli uomini che cercano di allungare le mani.