Raffaele Viviani
a cura di Nunzia Acanfora
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
a cura di Nunzia Acanfora
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
Raffaele Viviani fu legato da uno strettissimo rapporto di amicizia e di stima ad Ettore Petrolini.
L'attore-autore napoletano sentì parlare di lui per la prima volta nel 1903, quando si trovava con la Compagnia Bova e Camerlingo a Civitavecchia. I due, poi, si incontrarono per la prima volta a Milano, nel 1906 e si rividero alla Sala Umberto di Roma, dove erano stati scritturati entrambi, nel 1914.
I loro incontri divennero sempre più frequenti e tra i due nacque una stupenda amicizia. Ed è doveroso sottolineare che Petrolini fu per Viviani il solo vero grande amico. Di questa straordinaria amicizia Viviani offre una suggestiva testimonianza in un articolo apparso su "l'Unità" (6 maggio 1950).
Entrambi provenivano dal Varietà. Essi, anche se per strade diverse, svilupparono il genere della macchietta, iniziato da Nicola Maldacea, rinnovandolo completamente nei suoi contenuti. E se Petrolini calò la macchietta nel grottesco e se ne servì per ironizzare sui luoghi comuni, le convenzioni, i pregiudizi del suo tempo; Viviani, invece, al grottesco sostituì il realistico e portò sul palcoscenico il dramma e la miseria delle strade di Napoli.
Senza dubbio, entrambi furono assolutamente sublimi nell'arte della macchietta e rappresentarono, agli inizi del Novecento, un punto d'arrivo di una grande "trasformazione teatrale" iniziata, nell'ultimo decennio dell'Ottocento, da Maldacea.
Sia Petrolini che Viviani sulla scia dell'esperienza del Varietà svilupparono un percorso verso la drammaturgia del testo. Mentre Petrolini - come sottolinea Franco Carmelo Greco - si collocava al centro di tale scrittura, protagonista sempre, mai immemore dei nuclei macchiettistici originari, Viviani ne fece un'occasione di organica rappresentazione della realtà popolare napoletana, senza però trasformare in realistica una scrittura che al centro aveva, fortissima, la dimensione teatrale.
Sono decisamente evidenti le analogie di Eden Teatro (1919) di Raffaele Viviani con Radioscopia (1917) di Ettore Petrolini; innanzitutto per l'impianto scenico, con l'ambientazione nel caffé-concerto e simultaneamente nei camerini, nonché per i caratteri della parodia del Varietà, la rappresentazione dei suoi artisti, delle sue donne, dei suoi habitués.