Raffaele Viviani
a cura di Nunzia Acanfora
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
a cura di Nunzia Acanfora
E ce ne stanno fatiche...
R. Viviani
1888
Nasce a Castellammare di Stabia la notte del 10 gennaio.
1894
Debutta con un dramma in prosa, Masaniello, in un teatro gestito dal padre, nei pressi di Porta Capuana, intitolato Masaniello.
1895
Incomincia ad eseguire numeri propri, cantando da solo o in duetto con la sorella Luisella, in un secondo teatro Masaniello, sempre gestito dal padre. Inizia così una carriera destinata a lasciare un segno indelebile nel teatro e nella musica italiana del Novecento.
1900
Rimane orfano del padre, all'età di dodici anni. La lunga malattia e la morte del padre trascina la famiglia nella povertà assoluta. Comincia così il periodo più spietato della vita di Raffaele Viviani: anni di lotta ininterrotta contro la fame e la miseria.
1902
Viene scritturato in un circo equestre, il Circo Scritto, per recitare la parte di Don Nicola nel famoso contrasto settecentesco la Canzone di Zeza. Da questo momento, Viviani, inizia a fare il giro delle compagnie di circo e dei piccoli teatri di periferia.
1903
Viene scritturato, come artista di Varietà, dalla Compagnia Bova e Camerlingo, insieme con la sorella Luisella, per una tournée in Alta Italia. A La Spezia, la Compagnia non ottiene il successo desiderato. Passano a Roma e, poi, a Civitavecchia, dove la Compagnia si scioglie. A Civitavecchia (è qui che per la prima volta sente parlare di Ettore Petrolini), per essere rimpatriato dalla Questura, viene trattenuto in un Bagno Penale in attesa di informazioni da Napoli.
1904
Tornato a Napoli, riesce ad essere scritturato dal Teatro Petrella, dove interpreta per la prima volta la macchietta dello Scugnizzo.
1906
Si esibisce all'Arena Olimpia, con una macchietta, composta da lui, Fifì Rino. Nel settembre del 1906 ottiene il primo contratto a Milano, per fare un mese alla Gelateria Siciliana. Dalla Gelateria Siciliana passa al concerto Morisetti. In seguito viene scritturato dal concerto Emilia di Torino, quindi all'Alcazar di Genova e, poi, al concerto Roma di Alessandria.
1907
Viene scritturato in coppia con la sorella Luisella al concerto Cavour di Vercelli. Si esibiscono, poi, all'Eden di Bologna, considerato il locale più terribile da passare. Dopo l'esperienza all'Eden, tornano a Napoli. Qui Raffaele Viviani ottiene una scrittura dall'Eden, che in quei tempi godeva di un certo prestigio, poiché era l'unico caffè-concerto di Napoli. Debutta all'Eden, presentando sei melologhi di ispirazione realistica. Il debutto viene salutato dal pubblico in maniera straordinaria. Questa serata mette fine alla sua miseria. Con l'Eden di Napoli, si chiude il ciclo della fame.
1908
Diventato popolarissimo, al Teatro Nuovo inizia veramente la sua fortuna. Qui, incontra colei che diventerà sua moglie: Maria Di Maio. A Roma viene scritturato per fare l'inaugurazione del teatro Jovinelli, a Piazza Pepe. Qui ritrova Ettore Petrolini e viene chiamato ad interpretare tre films, nei ruoli del protagonista, accanto a Giovanni Grasso ed alla sorella Luisella (fra i quali Amore selvaggio).
1909
Torna a Napoli al Nuovo, sempre con grande successo.
1911
Viene scritturato per il Fowarosi Orpheum di Budapest, con l'impiego di rappresentarvi per un mese le sue macchiette, i suoi tipi più pittoreschi. Al ritorno da Budapest viene scritturato dalla Sala Umberto di Roma.
1915
Il suo programma alla Sala Umberto di Roma affascina Felix Mayol, il diseur parigino sceso in Italia per compiere una breve tournée nei principali Varietà e tramite il Mayol si esibisce, con scarso successo, all'Olympia di Parigi, nel 1917.
1917
In seguito alla disfatta di Caporetto, il governo italiano ordina la chiusura dei teatri di Varietà, perché offrivano uno spettacolo poco edificante ai reduci dal fronte. Di conseguenza l'enorme massa degli artisti italiani di Varietà si viene a trovare di fronte al problema di una svolta. Viviani decide di far rivivere di vita collettiva quelle creature che egli aveva già portato isolatamente sulla scena, di farle comunicare fra loro, di dar loro vita drammatica. Viviani organizza una Compagnia di prosa e musica, scegliendosi come compagni altri sette artisti di Varietà. Questa Compagnia debutta al Teatro Umberto I di Napoli, il 27 dicembre del 1917, con l'atto unico Il Vicolo.
1918
Incoraggiato dallo straordinario successo del suo primo atto unico Viviani, con una eccezionale fecondità creativa, mette in scena una serie di atti unici: Via Toledo di notte, Piazza Ferrovia, Borgo Sant'Antonio, Scugnizzo-Via Partenope, Scalo Marittimo, Porta Capuana, Piazza Municipio, Osteria di campagna.
1919
Mette in scena: Caffè di notte e giorno, Marina di Sorrento, Eden Teatro, Lo sposalizio, Santa Lucia Nova, Festa di Piedigrotta, Campagna napoletana.
1920
Mette in scena un atto scherzosamente autobiografico: La Bohème dei comici.
1921
Mette in scena la sua prima commedia in tre atti: Circo Equestre Sgueglia.
1922
A neppure un anno di distanza dal successo ottenuto con Circo Equestre Sgueglia, Viviani offre al pubblico ed alla critica una nuova testimonianza della sua bravura artistica con Fatto di cronaca.
1924
Mette in scena: Don Giacinto, Pescatori e la Figliata.
1925
Con la sua compagnia sbarca a Tripoli ed ottiene un successo straordinario.
1926
Mette in scena: Tre amici un soldo, Zingari, Fuori l'autore e Napoli in frak.
1927
Il primo decennio dell'attività creativa di Viviani si conclude con la Festa di Montevergine, La musica dei ciechi e Vetturini da nolo, che sono alcuni dei suoi più straordinari atti unici.
1928
Nella produzione teatrale vivianea di questo periodo nasce la figura dell'eroe popolare, ossia il protagonista di vicende ben precise: La morte di Carnevale e Putiferio. Con la sua compagnia, Viviani compie una tournée in America Latina, dove ottiene incredibili successi, anche se a Buenos Aires viene contestato dagli anarchici del luogo per Napoli in frak.
1930
Tornato in Italia, mette in scena, il dramma Don Mario Augurio.
1932
Affronta il tema della disoccupazione in termini di vero dramma sociale in Guappo di cartone e ne L'ultimo scugnizzo.
1933
Mette in scena al Teatro Odeon di Milano L'ombra di Pulcinella, con grande successo.
1934
Viene chiamato da Gino Rocca, a Venezia, per interpretare il personaggio di Don Marzio, nella Bottega del caffè di Carlo Goldoni, rappresentata in Campo San Luca.
1935
Viene scritturato con la sua Compagnia a Tunisi.
1936
Mette in scena il Malato immaginario di Molière ed a Torino, grazie alla sua grande e fedele amica Tatiana Pàvlova, conosce Nemirovic Dàncenko, il fondatore del Teatro d'Arte di Mosca. Negli anni che seguono, il Regime fascista intraprende una vera e propria campagna contro i dialetti e contro il teatro dialettale. Anche il teatro di Viviani, per l'uso del dialetto, è vittima della linea politica fascista, che gli nega alcune piazze importanti.
1940
Ha le prime manifestazioni di un male implacabile, ha bisogno di riposo, ma il lottatore Raffaele Viviani non concepisce il significato di questa parola.
1942
Minato sempre di più dalla sua malattia, trova ancora la forza per scrivere uno dei suoi capolavori: Muratori.
1947
Nonostante le difficoltà, continua a produrre e realizza con la collaborazione del figlio Vittorio il decalogo I Dieci Comandamenti.
1950
Dopo giorni di delirio e di sofferenze, causate dal suo male, muore il 22 marzo, a Napoli, all'età di sessantadue anni.