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Francesco Silvestri - Teatrografia

Francesco Silvestri

a cura di Vincenzo Albano


Questo mondo qua, piccerillo mio, tu non lo sai, tu non lo sai ancora, ma è pieno di colori...

F. Silvestri

Effetto C.C. (Il topolino Crick)

Ambientato nella Napoli metropolitana di oggi come del futuro, dà voce al desiderio di "normalità" di Antonio Cafiero, giovane ritardato mentale addetto alle pulizie in una piccola fabbrica di scarpe. È il desiderio d'essere uguale agli altri, intelligente come avrebbe voluto la madre; il desiderio della ragione smarrita in tempi lontani e forse mai posseduta pienamente. È la disperazione di giornate cariche di derisione e di paure da cancellare con un intervento di neurochirurgia che gli triplicherà il quoziente intellettivo.
Punto di riferimento in questo "viaggio" sarà il topolino Crick, destinatario iniziale dell'esperimento, con il quale Antonio si troverà in qualche modo a gareggiare e solidarizzare prima dell'operazione, quella che lo condurrà sì ad un progressivo aumento del tasso mentale fino all'eccezionale parametro duecento, ma soprattutto verso un acume sterile ed innaturale e verso la chiara presa di coscienza delle proprie illusioni ed aspettative tradite, fonte di altrettanto dolore e disagio sociale. Antonio Cafiero è un "eccezionale" nel bene e nel male, ma dov'è la felicità? Al punto di capire da solo il temporaneo effetto dell'esperimento, regredisce lentamente, ancora più solo e forse capace soltanto di rammentare un pallido mondo lontano, dove non si era uguale ma addirittura superiore agli altri.

"…Questo spettacolo l'ho allestito per undici anni circa. Fu chiamato "Effetto C.C." con sottotitolo "Il topolino Crick" perché siccome "Lanterna Magica" faceva anche spettacoli per ragazzi, tutti credevano che fosse tale. Il sottotitolo è una sorta di ossimoro rispetto a quello che accade in scena, un titolo dunque consolatorio rispetto alla tragedia sulla scena.
Mamma venne a vederlo una sola volta e non ne ha più parlato. Lo chiamava
"quello spettacolo"…Aveva un fratello malato di Parkinson dal quale avevo leggermente attinto la gestualità. Il piegamento delle mani mamma lo interpretò come volerlo imitare. Stette male non solo perché si ricordava il fratello, ma perché temeva che anche io facessi la stessa fine…"
(V. ALBANO, Conversazione con Francesco Silvestri, Maggio-Settembre 2005)