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Francesco Silvestri - Teatrografia

Francesco Silvestri

a cura di Vincenzo Albano


Questo mondo qua, piccerillo mio, tu non lo sai, tu non lo sai ancora, ma è pieno di colori...

F. Silvestri

Streghe da marciapiede

Ambientato a Napoli, divide la sua vicenda tra un appartamento abitato da quattro prostitute ed un'aula di tribunale nella quale le stesse sono chiamate a ricostruire i fatti che le vedono imputate nel processo per l'omicidio del giovane sconosciuto condotto in casa da una di loro.
Costui è bellissimo ed imperscrutabile, diverso ed incatalogabile, vagamente androgino, calato nel realismo delle quattro protagoniste turbandone la relativa quiete e diventandone centro d'interesse. Nessuna tuttavia ha intenzione di accettarlo così com'è.
Tra bugie, verità insondabili e cattiverie reciproche, si dipana l'universo crudele responsabile del progressivo annientamento del giovane e che, al fondo, vede la paura ed il tentativo di plagiare un "diverso" da parte di individui la cui esistenza è costellata di tragedie inconfessabili se non in solitudine.
La sua agonia, voce di un concreto bisogno di capire e di farsi capire, è una presenza fastidiosa ed ossessiva tanto da far saltare gli equilibri e trasformare l'apprensione in un verdetto di morte.
Il vero animo di ognuna di loro, emerso contemporaneamente, confluisce nella ferma volontà di levarselo di torno ed è proprio per questa corale intenzione, a dispetto di qualsiasi immaginario tentativo omicida, che il cuore del giovane va in pezzi destinandolo alla morte.
Di morte naturale si tratta, se così si può chiamare, come spiegano prima ai medici e poi al giudice come conclusione dell'istruttoria. Tre colpi di martello sentenziano che il processo è chiuso e le quattro imputate possono tornare a casa.

"…Mi viene in mente il film di Gianni Amelio "Le chiavi di casa", quando il protagonista incontra una madre di una ragazza con gravi handicap. Questa madre dice delle cose che, avendo lavorato con handicappati, mi hanno scosso molto: "ho sempre amato mia figlia, l'ho sempre voluta bene, però non posso negare che spero muoia…". Togliendo tutte le sovrastrutture sociali e morali credo che sia una profonda verità…In "Streghe da marciapiede" c'è più o meno lo stesso concetto. Credo, e questo mi dispiace molto, che non sia stato ben capito…"
(V. ALBANO, Conversazione con Francesco Silvestri, Maggio-Settembre 2005)