Francesco Silvestri
a cura di Vincenzo Albano
Questo mondo qua, piccerillo mio, tu non lo sai, tu non lo sai ancora, ma è pieno di colori...
F. Silvestri
a cura di Vincenzo Albano
Questo mondo qua, piccerillo mio, tu non lo sai, tu non lo sai ancora, ma è pieno di colori...
F. Silvestri
"…È un testo più letterario che teatrale, che non ho avuto il coraggio di presentare come tale, pagandone le conseguenze. Scritto nel dolore, ha esorcizzato delle paure e messo fine a degli eccessi, portandomi lentamente su un piano narrativo diverso, già cominciato con Mio Capitano , fatto di brevi istanti di vita.
L'agave è una splendida pianta dalle larghe foglie carnose, il cui diametro può raggiungere anche i quattro metri. A differenza di altre piante, l'agave fiorisce una sola volta e impiega dai venti ai quarant'anni per far nascere un unico fiore, per poi morire subito dopo. Sarà poi un vero morire? Donare ciò che resta della propria vita ad un altro, non può significare, invece, continuare a vivere in un altrui? Fiori d'Agave è una serie di domande dettate da una presunta maturità, vissuta come pianta, a cui ho tentato di dare una risposta, vissuta come fiore…"
(V.ALBANO, Conversazione con Francesco Silvestri, Maggio-Settembre 2005) .
È un unico, grande inno all'Amore, non rappresentativo di un sentimento semplice o se possiamo azzardare "normale", ma ricco di impercettibili sfumature, profondo ed allo stesso tempo impalpabile. Ambientato "in un altrove spaziale", mette a confronto un adulto, col suo mondo apparentemente senza incertezze, ed un bambino, col suo disincanto e la sua schiettezza ingenua. È un "inseguirsi" che tra atmosfere magiche e surreali vive del bisogno di risposte e non di verità assolute e della speranza che altri possano condividerlo.
Sensibilità è ciò che il testo chiede; risposte, ciò su cui vuole far riflettere; amore, ciò di cui vuole parlare. Un amore che non dura "il tempo del proprio egoismo"; che chiede un po'di tempo per essere ascoltato. È un amore che per puro timore della perdita sembra incapace di appropriarsi della felicità che gli spetta; che a volte non può che vivere nel tormento dell'attesa, sempre più lunga di quanto esso impieghi a nascere. Un amore, infine, che non sogna altro che quella reciprocità senza la quale non sarebbe altro che il frammento di un meraviglioso intero: innamorarsi.