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Autori - Francesco Silvestri

Francesco Silvestri

a cura di Vincenzo Albano


Questo mondo qua, piccerillo mio, tu non lo sai, tu non lo sai ancora, ma è pieno di colori...

F. Silvestri

Tra biografia e conversazione

Francesco Silvestri nasce a Napoli il 16 aprile 1958 ed in via Stadera trascorre il periodo precedente al trasferimento nella casa di via Zara, abitata in vita dalla nonna materna. Qualche anno dopo, venuta a mancare anche l'altra nonna, la vita in famiglia lega strettamente la sua storia ad un'affettuosa convivenza con una zia non sposata che, per paura di restar sola, ne chiese una temporanea compagnia.

"…doveva essere temporanea ed invece dall'età di otto anni fino ai diciannove sono rimasto con lei. A mia zia piacevano molto gli sceneggiati televisivi. Ricordo che in camera da pranzo li vedevamo tutti. Unitamente alla lettura ed al fumetto, credo che la visione degli sceneggiati abbia contribuito non poco ad educare la mia attitudine all'espressione in forma dialogica..."

Inizia la sua attività come animatore nel carcere minorile Filangieri dove, in un primo momento, partecipa come tecnico del suono allo spettacolo di un gruppo di musica popolare, "I Vottafuoco". È l'inizio di una nuova vita e l'opportunità di affrontarla autonomamente.

"…furono due amiche a procurarmi questo impiego, per aiutarmi. Mi convinsero a ritornare da Civitanova Marche, dove tentai, per la prima volta a diciotto anni, di star via da casa. Riprovai a farlo a ventuno anni, poi a ventidue, quando accadde definitivamente, pur di non stare più con mio padre. Gli ho sempre voluto bene, ma la vita con lui non era facile, era un litigio su tutto. Sperava per me un lavoro fisso ed una famiglia, per questo non ha mai visto di buon occhio il fatto che facessi teatro. Aveva un temperamento diverso da mia madre. Da lei ho ereditato l'aspetto ludico e fanciullesco del mio carattere, col quale faccio quotidianamente i conti..."

Nel 1980, dimessosi dal carcere minorile, prosegue le attività di animazione presso l'istituto per disabili "Tropeano". Nello stesso anno conosce Annibale Ruccello, in quegli anni funzionario al Museo di S. Martino, col quale debutta ne Le cinque rose di Jennifer, scritto dallo stesso Ruccello. È il 16 dicembre 1980. È l'inizio di una sincera amicizia e di un sodalizio artistico, a cui il 12 settembre 1986 pone una tragica ed inaspettata fine.

"…quel giorno Annibale morì. Si azzerò tutto. Si azzerarono idee e progetti che avevamo intenzione di realizzare insieme. La stessa cooperativa di nuova formazione Teatro Nuovo - Il Carro, che avrebbe visto me ed Enzo Moscato parte integrante, rimase priva della sua direzione artistica. Dopo la sua morte interpretai Don Catello, ruolo che fu dello stesso Annibale nel suo Ferdinando ...Avevo ventinove anni e fu la mia prima esperienza di tournee..."

Nel 1982 fonda la Cooperativa teatrale e di animazione "Lanterna Magica", sotto la cui egida, a partire dall'esordio come autore-attore in Mon enfant, faranno seguito nuovi ed importanti successi. Si scioglie tuttavia nel 1988. Un vero e proprio rammarico pensando che Gli occhi di Maddalena, Saro e la rosa e Angeli all'inferno ricevono, negli anni immediatamente successivi, rispettivamente il premio Fondi - La Pastora, quello Under 35 ed il premio Idi, che nel 1992 segnalerà anche Streghe da marciapiede.

"…Angeli all'inferno inizialmente nacque come atto unico, ma per partecipare alla maggior parte dei premi un testo deve essere almeno in due atti. E così lo divisi. Quando dopo il premio si trattò di allestirlo, il regista mi chiese di aggiungere dei pezzi. Il 1991, tuttavia, è stato banalmente segnato dall'allestimento del testo, profondamente da un mio malessere, che è andato avanti per molto tempo acuendosi in alcuni momenti. Stavo talmente male che i pezzi stessi rispecchiavano la mia vita e nascevano per dire a me stesso delle cose…"

Alla fine del 1995 risale l'ideazione e la direzione de "La Città Nuova": tutta la Napoli teatrale trasportata a Roma ed una bella opportunità per artisti emergenti. Il trapasso dal 1995 al 1996 è caratterizzato, ulteriormente, dall'incontro a Vico Equense con Marco Guzzardi e Gaetano Callegaro, direttori del Teatro Litta di Milano, con la cui produzione, nella stagione 1996/1997, debutta Fratellini, poi rilevato dalla Cooperativa "Magazzini di fine millennio" della quale è direttore artistico dal 1996 e sotto la cui egida viene allestito anche Mio capitano, scritto tre anni prima.

"…pur essendo un produttore milanese, Marco Guzzardi, che ebbi modo di conoscere meglio durante la permanenza a Milano per le repliche de Effetto C.C. (Il topolino Crick), non mi spinse né a pulire la lingua né verso la copertura moralistica della nudità, ma fu al contrario prodigo di alcuni preziosi consigli. Fratellini è in fin dei conti una storia che è sotto gli occhi di tutti..."

A Settembre del 1999, per "Benevento Città Spettacolo", mette in scena un proprio adattamento da Strindberg, Al piccolo inferno, e poco dopo, con la Cooperativa "Le Nuvole", Victor, una sorta di finto adattamento da Il ragazzo selvaggio di Truffaut con il quale è finalista al premio Stregatto del 1999/2000. Questo periodo vede il riconoscimento Hystrio alla drammaturgia e un nuovo contatto con il Teatro Litta che gli propone un ruolo di co-direttore artistico assieme a Gaetano Callegaro ed Antonio Syxty.

"…agli inizi del 2000 ritornai a Milano. Fu l'anno in cui si unirono una serie di concause importanti che mi catapultarono nuovamente e con una maggiore gravità al 1991. Affrontai con questo spirito l'allestimento di Saro e la rosa con la mia regia ed, in scena, la morte di mia madre senza poterla vedere l'ultima volta. Stetti malissimo, ma le repliche non si interruppero ed andarono avanti con delle sostituzioni interne. Durante la lavorazione riscrivevo parti del testo, scene e momenti che non erano stati sviluppati, per negare tutto ciò che stava capitando. I personaggi mi chiedevano ancora vita. Ho sempre pensato che la scrittura fosse un esorcismo, ma con Saro e la rosa questo non è capitato.
Mi dichiarai dimissionario dalla co-direzione del Teatro Litta, spinto da questa situazione e da problemi lavorativi che si presentarono nuovamente…"


Nel 2001 è finalista al premio Ater-Riccione con l'ultimo testo scritto, Piume.

Le citazioni in corsivo sono tratte da: V. ALBANO, Conversazione con Francesco Silvestri, Maggio-Settembre 2005.