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Manlio Santanelli - Testi on-line

Un eccesso di zelo

 

Il seguente testo viene pubblicato per gentile concessione dell’autore.

 

PERSONAGGI (in ordine di entrata):
AURORA LIBERTI casalinga, né bella né brutta, sui trentacinque anni, ma ne dimostra di più.
IVIO LIBERTI suo marito orchestrale, sui quarantacinque anni, tozzo spalle quadre.
DEMETRIO padre di Aurora, vicino ai settanta anni, vedovo

inoltre:
VOCE SPEAKER TV, uomo
VOCE SPEAKER TV, donna

PRIMO TEMPO

Un soggiorno pranzo come tanti. Sulla parete di sinistra due porte: una dà nell'ingresso, l'altra nella cucina. Tra le due porte una piccola credenza. Accanto, ben visibile, un grande barometro a muro. Sulla parete di fondo una finestra e un grande armadio. Sulla parete di destra la porta che dà nelle altre stanze della casa (bagno e camere da letto). Sempre a ridosso di questa parete, un angolo - salotto con due poltroncine e un televisore (posto accuratamente di spalle al pubblico).
Al centro della scena un tavolo da pranzo con quattro sedie. Alle pareti, dove si vuole (purché non vicini tra loro), un telefono e un citofono.
Quando comincia l'azione è mattina. Dalla finestra entra un raggio di sole. L'ambiente è ingombro di giocattoli di ogni tipo. Fuori scena sentiamo il rumore prolungato di una chiave che gira nella toppa, poi quello più secco della porta d'ingresso che viene sbattuta...
Sulla soglia appare Aurora, trentacinque anni, né bella né brutta. Indossa un cappotto grigio, quanto di meno vistoso si possa immaginare. Aurora, ancora assonnata, si sfila il cappotto e lo getta sulla poltrona. Notiamo subito una piccola stranezza (di cui più avanti apprenderemo la ragione); la donna, sotto il cappotto, indossa una vestaglina che, in petto e in punta alle maniche, lascia intravedere la camicia da notte. Sempre in vestaglia, Aurora attraversa la scena per andare verso la cucina. Lungo il percorso, stancamente, raccoglie un pattino a rotelle, con lo sguardo cerca in giro l'altro, si arrende presto, posa sulla poltrona quello che ha trovato; poi, come ricordandosi di qualcosa all'improvviso...


AURORA Il caffè!...

Scompare in direzione della cucina.
Dalla seconda porta di destra (quella che dà sul resto della casa entra Ivio quarantacinquenne, spalle quadre, aria da meccanico o fonditore. E' in pigiama. Si dirige verso il barometro appeso alla parete, gli dà un colpetto con la punta delle dita, poi...


IVIO (serio) Variabile, in diminuzione. (e scompare da dove è venuto).

Riappare Aurora con in mano una tazza di caffè, la porta alle labbra, va alla credenza, ne estrae la zuccheriera, zucchera il caffè. Poi...

AURORA No, non vi ho dimenticate, amiche mie!...

Aurora va all'armadio, lo apre e vi sparge dentro, ad arte, alcuni cucchiaini di zucchero...

AURORA (sempre rivolta ai suoi invisibili interlocutori) Ma i patti sono patti: mai fuori di qui! (e torna in cucina).

Rientra Ivio, adesso in canotta e mutande, torna al barometro, gli dà un altro paio di colpetti...

IVIO (sempre serio) In diminuzione: non ci sono Cristi! (e scompare da dove è venuto, più deluso che mai).

Riappare Aurora con un biscottino, e viene a sorseggiare il suo caffè in piedi dietro la tavola da pranzo...


AURORA (fissando una rivista aperta sulla tavola) Tutti li uccidono, tutti!

Rientra di nuovo Ivio, sempre in canotta e mutande, asciugandosi il viso con un asciugamani...

IVIO (a lei come buongiorno) Variabile in diminuzione.

AURORA Fuori c'è il sole.

IVIO Non ci dovrebbe essere.

AURORA C'è, ti dico.

IVIO Non ci contare: non dura. (pausa) Che fai ora parli da sola?

AURORA Io?...

IVIO L'ultima novità?

AURORA Quando?

IVIO Ti ho sentita. Dal bagno. Un minuto fa.

AURORA (ricordandosi) Ah, sì!...

IVIO Preghi, o che cosa?

AURORA No, dicevo: tutti li uccidono, poverini!

IVIO Chi uccidono?

AURORA (mostrando la rivista) I rinoceronti.

IVIO (passivo) Ah, i rinoceronti.

AURORA Fra qualche anno vivo non ne resterà uno solo. E lo sai perché li uccidono?

IVIO (che ha fretta) Magari me lo dici stasera, eh?...

AURORA (non lo ascolta) Hai presente il corno che quei bestioni hanno sul naso? Bene, c'è gente che gli attribuisce un potere afrodisiaco. Ed è disposta a sborsare cifre astronomiche pur di ottenere uno di quei corni. Capisci che roba?

IVIO (sulle spine) Eh!...

AURORA E sai quanto arrivano a pagare per un solo corno? Dì una cifra, avanti, dì una cifra.

IVIO (guardando l'ora) Aurora, io...

AURORA Fino a diecimila dollari!... E gli indigeni mica sono fessi. Gli fanno la posta e... pam!... pam, pam!... li abbattono. Ma di chi è la colpa, avanti, rispondi, di chi è?

IVIO (guardandola sempre più perplesso) Aurora!...

AURORA (sicura) Dei governanti di quei Paesi. Che non solo non alzano un dito per arrestare quella strage, ma sotto sotto la incoraggiano addirittura! Sì, perché loro problemi di denaro non ne hanno, ma forse qualche problema sessuale, sì. e ragionano in questo modo: "Magari non è vero, ma hai visto mai..."

IVIO E a te tutte queste cose chi te le dice?

AURORA I giornali, la televisione...

Ivio scuote la testa. Il corno di un animale che scatena il desiderio dell'uomo... si può essere più stupidi, dico io?... Se poi già ce l'hai, il desiderio, a che ti serve il corno allora?

IVIO (dopo un tempo) Aurora, me lo fai questo benedetto caffè, o devo farmelo da me?

AURORA (stralunata) Il caffè, è vero il caffè... (si avvia senza fretta).

IVIO E' tardi, lo capisci che è tardi? Sono le nove passate! La prova è alle dieci in punto! E tu mi parli di rinoceronti!...(tra sé) Nelle mani di un tedesco, siamo questa volta!... Un tipo che non sgarra di un secondo... Uno che crede di poter rimediare con la puntualità alla mancanza di genialità. Pensa un po'!... (la vede indugiare sulla soglia) Ancora là!?

AURORA (offesa, avviandosi alla cucina) Stavamo parlando di una cosa importante, mi pare...

AURORA ...E tu gli dici:" Scusi il ritardo, signor tedesco. Mi sono fermato a discutere con mia moglie...

IVIO ... di corni!... (sbrigativo) Dai, per favore... Non ti incantare, com'è tuo solito. (e si siede ad aspettare il caffè).

AURORA (seria, sulla soglia della cucina) Quando poi Francesco sarà grande... Lilla, no... Lilla ha un altro carattere... tutto le scivola addosso, beata lei!... Ma Francesco, eh! Francesco si guarda attorno, si chiede il perché di tante cose... Quando poi Francesco compirà vent'anni, e ti chiederà: "Che hai fatto, papà, per salvare i rinoceronti dall'estinzione?", voglio proprio vedere che gli racconti...

IVIO Che gli racconto? (si alza di scatto) Che mi sono alzato ogni mattina alle otto e mezzo. Per essere al lavoro alle dieci, pronto al mio posto!... Che qui, in punta alle labbra, ho perso quasi del tutto la sensibilità. Un callo, poeticamente detto! E questo perché? Perché le ho tenute strette intorno all'ancia di un oboe tutti i santi giorni che il Signore manda in terra... Che mi sono dovuto sciroppare migliaia e migliaia di volte quelle che i maniaci della musica chiamano "divine armonie"... e che io adesso non posso più ascoltare senza sentirmi... nauseato... eh, nauseato come ci si sente dopo un'abbuffata... Che, quando non si trattava di classici, mi sono dovuto spaccare polmoni e cervello con quella robaccia che va sotto il nome di musica contemporanea... senza capirne un accidenti, ma dovendo anche fare, alla fine di ogni esecuzione, una faccia intelligente... Fatica, per la quale, giuro, non bastano indennità, maggiorazioni e premi annuali!... Ecco, ecco che gli racconto a Francesco, il giorno del suo ventesimo compleanno.

AURORA (fa per parlare) Va bene, ma non è una buona ragione per...

IVIO (la previene) Sì, lo so... E' probabile che lui ribatterà... Perché non si limita a guardarsi attorno e a chiedersi i "perché", il signorino...no, lui rompe pure i coglioni!... Ribatterà che tutto questo c'entra poco o niente con l'estinzione dei rinoceronti. E allora io gli sbatto in faccia che ho dovuto scegliere o l'estinzione dei rinoceronti o la sua estinzione. (montandosi da solo) Ma porco mondo! Vedi tu se un povero Cristo deve cominciarsi a incazzare a prima mattina!?... Come se lì fuori (indica l'esterno) Fossero poche le occasioni per... (si volta a lei minaccioso) E adesso o mi porti quel fottutissimo caffè, o me lo vado a prendere al bar, in culo ai rinoceronti!

AURORA (cauta) Non t'infuriare! (seria) Se no diventi un rinoceronte, cacci un corno sul naso e sparano anche a te! Rimettiti a sedere, che arrivo subito. (esce).

IVIO (cercando di calmarsi) Ma porca puttana, ogni giorno ce n'è una nuova! (siede). Ieri mattina gli alberi che abbattono in Amazzonia... L'altro ieri allarme generale: Sta scomparendo il chiro... non so che, dal lago non so quale, vicino Perugia. Una specie di gamberetto schifoso lungo meno di un centimetro! Se scompare voglio proprio vedere chi se ne accorge!... Oggi... (gli cade l'occhio sulla rivista) Colpa di questi giornalacci capaci soltanto di suonare le campane a morto! E... (si volta verso la Tv) e di quell'altro uccello del malaugurio! (afferra la rivista e la scaglia contro l'apparecchio, che si accende di scatto).

SPEAKER TV ...Il buco dell'ozono, rilevato nell'atmosfera sovrastante il Polo Sud continua ad essere al centro delle preoccupazioni dei maggiori esperti di...

IVIO (con un balzo felino spegne) Vaffanculo! Esperti di iettatura! Dalla mattina cominciano! Prima ancora di dirti buongiorno!

Aurora torna con il caffè.

AURORA Anche tu parli da solo...

Ivio, per tutta risposta, prende a girare nervosamente il suo caffè.

AURORA Io poi a chi racconto queste cose? A uno che impazzisce per le armi!...

IVIO Io impazzisco per le armi?! Io?!

AURORA Ti piace sparare, ti piace!

IVIO E' uno sport come tanti. (va a tirare fuori da un astuccio la pistola).

AURORA Un musicista che maneggia le pistole….

IVIO Fare centro è come imbroccare un'intonazione perfetta.

AURORA A parole, certamente. Ma quando prendi la mira...

IVIO Ebbene? (puntando nel vuoto).

AURORA Quel coso là... il bersaglio... nella tua testa diventa un animale...

IVIO E tu come lo sai? (mette via pistola e astuccio).

AURORA Non lo so, lo immagino.

IVIO Immagini male.

AURORA E' istintivo….

IVIO Ma che vuoi? Non me la regalavi, allora…

AURORA Allora a queste cose non ci pensavo...

Aurora in silenzio, va al tavolino della macchina per scrivere e la scopri.

IVIO (senza guardarla) Francesco e Lilla?

AURORA (fa per gioco - un gioco triste - il saluto militare) Regolarmente caricati sul pulmino, signor comandante.

IVIO (sempre in mutande, non raccoglie) Dovresti vestirti la mattina, quando scendi giù.

AURORA Vado sempre di corsa...

IVIO Quante volte te lo devo dire?

AURORA L'autista brontola, se lo facciamo aspettare.

IVIO Capirai! (poi categorico) Non mi piace che la gente del palazzo ti veda in vestaglia.

AURORA (mettendo il foglio nella macchina) Mi infilo il cappotto, chi mi vede?

IVIO Non potrai infilarti il cappotto pure a luglio.

AURORA A luglio la scuola non c'è.

IVIO (in difficoltà) E lo stesso non mi piace. Mi dà un senso di sciatto. Dico, ti costa tanto avere un po' più di cura per te stessa?

AURORA (paziente) Ivio, ti prego... non ora, almeno...

IVIO Tutta figlia di tuo padre: mai che avesse la barba fatta, lui!... (la guarda) Ora, per esempio, perché non ti vesti prima di attaccare lì? (indica la macchina per scrivere).

AURORA Ho i minuti contati anch'io. Alle undici il dottor Guerrini passa a ritirare il secondo tempo... e io l'ho appena cominciato. (lo guarda, poi dura) Neanche tu, però, sei vestito da sera. E non ti chiedi se io non provo lo stesso senso di sciatto?

IVIO Che fai, tiri i calci?

AURORA No, tu puoi stare mezzo nudo, io non posso stare in vestaglia, questa è la verità.

IVIO (risentito) Ma con che testa ti sei svegliata, stamattina?! Io non vado in orchestra col cappotto infilato sopra le mutande, io! (poi calmandosi) Finisco il caffè, e mi vesto. Come da quindici anni a questa parte. E tu dovresti saperlo.

AURORA (remissiva) Hai ragione, scusami. (comincia a battere a macchina) "Mattina dopo. Esterno giorno..."

IVIO (sorseggiando) Bel tipo, quello lì... Te lo raccomando!

AURORA (distratta) L'autista del pulmino?

IVIO Il tuo "dottor Guerrini".

AURORA (interrompendo il lavoro) Poverino, è tanto simpatico... E gentile, pure...

IVIO Ma non sale mai. Sempre tu a doverti scomodare... a portargli il lavoro fino a giù...

AURORA Non trova mai da parcheggiare...

IVIO Va bene: gentile e simpatico. Ma una di queste volte, da lui, ci scendo io. "Lei la deve smettere di scrivere sozzerie!... Che poi devono passare sotto gli occhi di mia moglie!... E se proprio non ne può fare a meno... se le batta a macchina lei!"

AURORA (con una punta di civetteria) Sei geloso?... E' un vecchio signore di sessant'anni e passa...

IVIO Geloso io?! Eh!... Ma non ho mai sopportato i degenerati. Specie quelli vecchi!...

AURORA (didattica) E poi non sono sozzerie, le sue. (ispirata) Lui fotografa la realtà.

IVIO Ah, vedo che ti ha conquistata alle sue idee. Ti porterà all'Università come sua assistente, quando gli daranno la cattedra di Pornografia. Va', va'... Hai ragione che oggi proprio non posso mancare alla prova. (trionfo) Sul finale del "Monte Calvo" l'oboe è protagonista!... Ma un'altra volta me la vedo io, col tuo bell'artista... quel vecchio porcone... pure frocio, magari!... (dopo un tempo) Beh, io mi preparo: (fa per alzarsi, ma mette un piede sull'altro pattino a rotelle - quello che Aurora aveva cercato senza esito - e rischia di finire lungo per terra) Porcaccia la miseria! (imprecando, scaglia il pattino sulla poltrona dove Aurora ha posato il primo) Sempre tutto in giro! Questa casa è un troiaio!...

Aurora, punta sul vivo, cerca di rimediare sollevando da terra qualcuno dei giocattoli sparsi un po' dappertutto.

IVIO Sì, e ti credi che hai risolto?... Ma un giorno o l'altro getto tutto dalla finestra, vedrai! (cercando di recuperare la dignità perduta nel buffo incidente) Questa è opera di Francesco: lui non ha tempo per l'ordine, lui deve interrogare l'universo!...

AURORA (calma) Ti sbagli. Ieri sera toccava a Lilla, la tua prediletta.

IVIO Io non ho figli prediletti, chiariamo. (cupo) Ma certe volte quel ragazzo mi guarda con un disprezzo così...

AURORA Me, mi guarda con amore.

IVIO (taglia corto) E va bene: Lilla a me, Francesco a te…

AURORA (assorta) L'altro giorno, poi, mi ha guardata addirittura con curiosità e divertimento.

Ivio non capisce.

AURORA Ero sotto la doccia... E lui distrattamente, ha aperto la porta del bagno... e mi ha vista nuda.

IVIO La curiosità la capisco. E' in un'età difficile...

AURORA Non mi vedeva "così" da quando era piccolo piccolo...

IVIO (proseguendo il suo pensiero) ...Il divertimento lo capisco molto meno.

AURORA Sono più liberi di come eravamo noi.

IVIO D'accordo. Ma d'ora in poi chiuditi a chiave, quando fai il tuo "numero" sotto l'acqua... E' meglio. Fra un anno o due gli proporrò io qualche genere di divertimento più sano, se non sarà in grado di procurarselo da solo. (guarda l'ora) Ma io sto qui, a perdere tempo, a dire fesserie con te... mentre dovrei già essere per strada... la camicia pulita?

AURORA Nel tuo cassetto.

Ivio esce.

AURORA (torna alla macchina, si accinge a scrivere, poi tra sé... ) Come sempre, del resto. Ricordami un giorno, un solo giorno da quando siamo sposati, dal nostro "Pa pa ppa pa" (intonando la marcia nuziale) che non hai trovato la tua camicia pulita al posto suo. Eh, trattami male, tu! Ma un'altra donna come me dove la trovi? Moglie, madre e collaboratrice nelle entrate familiari. (prende un foglietto di carta) Ecco qua: questo mese ho già guadagnato trecentomila lire. Eh, solo il dottor Guerrini mi apprezza per quanto merito. "Le mani d'oro" mi dice. "Lei , signora Liberti, ha le mani d'oro! E la volontà!... (solenne, ispirata) Lei potrebbe anche imparare a volare con la volontà che si ritrova "Dottor Guerrini, ma che le salta in mente?... Alla mia età, con un marito e due figli, prendere il brevetto di pilota?!" "Ma quale brevetto?!" fa lui. "Volare , signora Liberti! Volare con le sue braccia! (muove le braccia a guisa di ali) Libera come un uccello, come una rondine!" (ripensandoci e compiacendosene) Che tipo! Sempre allegro, sempre...

Squilla il telefono.

IVIO (dall'interno) Se chiamano dal teatro, di' che sono già uscito, che sto arrivando!

AURORA (rispondendo) Pronto? Ah, sei tu... (pausa) Bene, bene... E tu come hai passato la notte? (pausa) Ah!... E quel disturbo, quel disturbo là (pausa) Meglio così. (pausa) Stasera?... Non lo so, lo chiedo a Ivio, e poi te lo faccio sapere. (pausa) Ora no, ora va di fretta, ha fatto tardissimo. (pausa) No, no, ma perché ti vuoi togliere tutte le cose della mamma?! Quello è un regalo suo, te lo andammo a comprare insieme. (pausa) E poi Ivio di rasoi elettrici ne ha già due.
(pausa) E va bene, ne riparliamo quando ci vediamo. Ciao, ciao... (posa il ricevitore).

Ricompare Ivio, finalmente presentabile.

AURORA Era papà. Diceva se stasera passiamo da lui. Si è svegliato con la voglia di cucinare...

IVIO Anche io?

AURORA Anche tu cosa?

IVIO Devo esserci anche io? Non gli basti tu?

AURORA Lo sai, Ivio: se mi vede arrivare da sola pensa che abbiamo litigato...

IVIO Sarebbe una gioia da niente, per lui.

AURORA Sei maligno. Questo, caso mai, è tipico delle suocere, non dei suoceri.

IVIO Un uomo che resta vedovo è più una suocera che un suocero. E poi... l'abbiamo già detto... dei tuoi genitori l'uomo non è mai stato tuo padre.

AURORA Perché gli piace cucinare?

IVIO I pantaloni li portava lei, tua madre.

AURORA Tutti i più grandi cuochi sono maschi...

IVIO (taglia corto) E comunque abituati ad andarci da sola, adesso che gli è venuto questo nuovo accidente.

AURORA (lagnosa) Io non dico tutti i giorni... Ma una sera alla settimana... che ti costa?... Su, amore!...

IVIO Hai il coraggio di chiedermi che mi costa?... Quando soffriva di stomaco non faceva che mostrarmi la lingua... "Tu che te ne intendi..." Perché me ne dovrei intendere, sentiamo, perché suono l'oboe? Poi gli è presa la fissa dell'artritismo deformante... E ogni volta a confrontare le sue dita con le mie... "Vedi, qui a te il dito va dritto come una "i"... A me invece fa una specie di "elle"..." Adesso con questa bella novità delle emorroidi...

AURORA (lo interrompe) Va bene, glielo dico io, a papà, di non asfissiarti, di la sciarti in pace... E vedrai che...

Viene interrotta dal gracidante suono del citofono.

IVIO Il citofono? E chi può essere?!

AURORA L'uomo del gas...

IVIO Il tuo bell'artista... il vecchio porcone...

AURORA (sobbalza) Il dottor Guerrini! E... e che gli dico?! Sto indietro, indietro un sacco!

IVIO (irritato) Che fai, svieni? Mandalo a quel paese! Anzi no, ce lo mando io. (deciso, punta sul citofono).

AURORA No!... (fa per fermarlo).

IVIO (la scansa con rudi maniere e risponde al citofono) Pronto?... Chi? (poi, dopo un lieve imbarazzo) Ha sbagliato! (e riattacca).

AURORA Chi era?

IVIO (vago) E che ne so... Vado a finire di prepararmi... (si avvia) Il citofono torna a suonare.

AURORA (rispondendo) Pronto?... Si, casa Liberti... Ah, papà!... No, non hai sbagliato, sono io, Aurora. (pausa) Sì, sì, sali... (poi riattaccando) Come ti è saltato in testa di dirgli che aveva sbagliato?

IVIO Sono stato preso alla sprovvista.

AURORA Non è una scusa da citofono. Lui legge meglio la targhetta e torna a suonare.

IVIO (polemico) E a quel punto rispondi tu e gli dici di salire. Lo so, lo so come va a finire ogni volta.

AURORA E' mio padre, Ivio!

IVIO Appunto: il tuo, non il mio: E poi si trascura... sempre con la barba non fatta...

AURORA (tentando di rabbonirlo) Ti ha regalato quel barometro che ti è tanto utile...

IVIO Se una persona ti regala una cosa utile non vuol dire che quella persona sia utile. E poi ci gioca anche lui.

AURORA (scuotendo la testa) Le persone non si giudicano dalla loro utilità.

IVIO (irriducibile) In assenza di altre qualità...

AURORA Ma è mio padre!... Che faccio, lo sopprimo?

IVIO (imbarazzato) Ma quello telefona, citofona, sale... Una casa sua non ce l'ha?...

AURORA E' brutto essere sempre soli in casa. E' brutto alla nostra età, immagina alla sua.

IVIO (taglia corto) Lo ricevi tu, intesi. Io non esco. (poi ripensandoci) Ma che dico, io devo uscire per forza! Le prove!... Ed è tardissimo, Cristo! (goffamente) La finestra! Uscirò dalla finestra!

Suonano alla porta.

AURORA (andando ad aprire) Avrà bisogno di una sciocchezza, lo sai com'è fatto.
Lo mando via subito...

IVIO (alla finestra, verificando la possibilità di quanto ha detto) Tre piani!... Ce n'è abbastanza per sfracellarsi al suolo. Ma perché non abitiamo a piano terra?! (si arresta) E poi sono ancora in questo stato!... Ma porco!...

Entrando Aurora e il padre signor Demetrio. Demetrio è un uomo anziano, dall'aria gentile, ma dalle maniere lagnose, petulanti, che in parte giustificano l'avversione di Ivio Demetrio ha con sé alcune buste della spesa. Gentile.

DEMETRIO Buona giornata a tutti! (va al barometro) Anche se questo continua a scendere... Non è un buon segno... (A Ivio) Ciao, Ivio. Ben levato!

Ivio borbotta qualcosa di incomprensibile.

DEMETRIO (abituato agli sgarbi di lui, ad Aurora) Ti ho portato un nuovo tipo di pelati... Li ho scoperti al supermercato di via Ricciardi... Li dovevo prendere per me, li ho presi anche per te.
(glieli mostra)

AURORA Grazie, li proverò stasera.

DEMETRIO Stasera?... Allora proprio non volete venire...

AURORA (imbarazzata) Ivio ha un impegno... Te l'ho detto, al telefono, che non...

DEMETRIO (non si arrende) Va bene. Ma tenetevi liberi per domani. Vi faccio i filetti di merluzzo con le ulive e i capperi.

AURORA (cercando di coinvolgere il marito) Bravo! Quelli che a Ivio piacciono tanto... Vero, Ivio? Rispondi...

Ivio, che di spalle si sta annodando la cravatta, si volta e sorride forzatamente.

DEMETRIO (lo prende per un incoraggiamento, e gli va incontro) E... e che altro vuoi mangiare? Dimmelo, così domani mattina, quando scendo per la spesa...

IVIO (passa al contrattacco) Anche stamattina la barba non fatta, vero, signor Demetrio?...

DEMETRIO (impacciato) L'onore del mento, come si chiamava un tempo!

IVIO Ah! (toccandosi la guancia) Io, dunque, sarei un uomo senza onore...

DEMETRIO (per tutta risposta) A proposito!... (caccia dalla tasca un oggetto) Per te.

IVIO Che cos'è?!

DEMETRIO (scartandolo) Un rasoio elettrico. Mai usato!

IVIO Si vede!

DEMETRIO Me lo regalò la mia povera moglie... (sospira) Tienilo tu. Io ne ho un altro, all'occorrenza...

Ivio e Aurora si guardano. Ivio le passa il dono.

AURORA Grazie, è bellissimo.

DEMETRIO (soddisfatto) Ora me ne vado, non vi faccio perdere altro tempo.
AURORA Va diritto a casa, mi raccomando! E la mattina non uscire così presto! D'inverno, poi... Ti puoi beccare una polmonite...

DEMETRIO (lagnoso) Volesse il cielo! In un mese, anche meno, vi levereste di torno questo vecchio ingombrante, fastidioso, inutile...

IVIO (ad Aurora, a mezza voce) L'ha detto lui.

AURORA (al padre, accompagnandolo) Non ti ho neanche fatto il caffè...

DEMETRIO (si arresta) Meglio. Da qualche tempo mi sono reso conto che non mi fa affatto bene. Mi... restringe l'intestino, se posso dire liberamente... Poi mi devo sforzare, e... (si volta e torna verso Ivio) Senti, Ivio, tu che...

IVIO (pronto) Non lo chieda a me!... Io non ne capisco niente. Di medicina, in generale. E di quei problemi, in particolare.

DEMETRIO Ma suoni l'oboe...

IVIO E con questo?

DEMETRIO Dal macellaio, ieri mattina, parlando di questi disturbi...

IVIO E già, dai macellai si tengono quotidiani congressi sulle emorroidi, si sa.

DEMETRIO (paziente)...Parlandone a quattr'occhi con un colonnello a riposo... lui mi ha detto che quelli che suonano gli strumenti a fiato. Dovendosi sforzare in modo speciale...

IVIO Non è esatto. Né scientificamente né musicalmente.

DEMETRIO (poco convinto) Il trombettiere del suo battaglione però...

IVIO Io suono la musica, caro lei, non la carica dei Seicento! (esce).

AURORA (prendendo il padre sotto il braccio) Vieni, papà. E non ci badare. Al mattino, quando deve andare al lavoro, è intrattabile... (lo accompagna alla porta).

DEMETRIO Ma domani sera venite. Ci conto.

AURORA Faremo il possibile...

Il signor Demetrio esce.

IVIO (facendo capolino) Il barometro indicava un peggioramento, infatti...

AURORA (rientrando) Sempre la stessa storia. Mai una volta che...

IVIO Non dirlo a me!

AURORA Potresti tentare, almeno, sforzarti...

IVIO Sforzarmi, meno che mai!

I due si guardano per un po' senza parlare. Poi Aurora, rassegnata, torna al suo lavoro di battitura.

AURORA (battendo) "Mattina dopo... Esterno. Giorno... In Campo Lungo un reggi... (indugia per andare a capo).

IVIO (saltando come un grillo) Un reggiseno! E lo sapevo: non si smentisce mai il vecchio mandrillo!...

AURORA (paziente) ...un reggimento di soldati sfila davanti al palco d'onore..." (si volta verso Ivio) E poi ragiona: che effetto può fare un reggiseno in Campo Lungo? Neanche si vede.

IVIO (imbarazzato) Che ne so io di quelle stronzate lì! Dov'è finito piuttosto, il mio oboe?... Ieri sera lo avevo appoggiato qui. (indica la mensola).

AURORA Ma poi l'hai messo via, nell'armadio. Per evitare che i ragazzi, giocando con la palla...

IVIO L'armadio, è vero... (apre l'armadio, fruga, ne estrae l'astuccio dell'oboe, poi sobbalza) Ma... che accidenti... Oh, qui è pieno di formiche! Formiche dappertutto!

Aurora, di spalle, attende immobile.

IVIO E per forza: ci sono tracce di zucchero... (l'assaggia con la punta del dito) Zucchero, proprio così. Come ci è arrivato lo zucchero qui dentro, lo sa Iddio... (spaventato) Non ce l'avranno portato loro... le formiche?!

AURORA (candida) Loro lo portano via.

IVIO Sì, ma da dove lo prendono, allora? (riflette) Dalla cucina, è chiaro!

AURORA (sicura di sé) E io poi le facevo arrivare fino alla cucina? Dovevo solo essere impazzita. No, là dentro glielo faccio trovare io. (indica l'armadio).

IVIO (sbalordito) Tu?!

AURORA E qualche volta anche Francesco. A mucchietti... a montagnole... distanti dieci, quindici centimetri l'una dall'altra...

IVIO (senza fiato) E... perché?

AURORA Ne vanno matte.

IVIO Che cavolo di risposta è questa?!

AURORA (incantata) E poi passiamo le ore intere a osservarle. E' uno spettacolo, sai.
In men che non si dica, si passano la voce... Ma che ci hanno, le radiotrasmittenti?!... e cominciamo ad arrivare... in fila indiana... una dietro l'altra... e senza sgarrare di un millimetro, sai! Ognuna si carica il suo granello di zucchero, gira sui tacchi e se ne torna da dove è venuta... Che carine: arrivano che sono nere, e se ne vanno bianche e nere. Sale e pepe, dico io. E Francesco ride... Le risate che si fa!

Per tutta risposta Ivio afferra un asciugamani e infierisce contro le formiche all'interno dell'armadio.

AURORA (si precipita) No, no! Che ti hanno fatto di male, povere creature di Dio!?

IVIO E che volevi, che mi sputassero in faccia? Ci sono, e tanto basta per cacciarle via, per spiaccicarle, per passare l'insetticida.

Aurora, di spalle, piange sommessamente.

IVIO Ecco, ci mancava il piagnisteo!...( le si accosta, sforzandosi di essere calmo) Senti, amore... che ne diresti di cominciare la tua curetta? Quella che fai tutti gli anni in questo periodo... Eh? Quando arriva la primavera siamo tutti messi male... Tu poi, con la casa, i ragazzi, quel lavoro là... (indica la macchina).

AURORA Quello è il meno... Mi tiene distratta...

IVIO Ma devi fare le corse... Alzarti un'ora prima la mattina... Rovinarti la schiena... Ascolta: stasera chiamiamo il professor Perelli e ci facciamo scrivere la ricetta nuova... E così domani mattina cominciamo le punturine...

AURORA Te le fai pure tu?

IVIO Io?... Io non allevo formiche, io. (poi sobbalzando) Oh, Cristo!... Vuoi vedere che...

AURORA Hai perso qualcosa?

IVIO Solo questo ci manca, e poi per oggi abbiamo fatto il pieno. (va a prendere l'astuccio con l'oboe).

AURORA Ivio! Ti senti male? Tremi tutto...

IVIO So io perché tremo.

AURORA Che ti succede?

IVIO (aprendo l'astuccio con viva apprensione) Se sono entrate nell'astuccio, sono fottuto!

AURORA Calmati. Perché dovevano?

IVIO (saltando come un samurai) E invece sì! Maledette bestiacce! (ad Aurora) E maledetta anche te! Eccone una. (la schiaccia) Porca puttana, è rimasta appiccicata al velluto! (prende il cucchiaino dalla tazza del caffè e tenta di portar via la formica) Cazzo di Budda, ho macchiato di caffè il velluto!... (fatale) Che giornata di merda è cominciata!

AURORA (con irritante innocenza) Perché dovevano entrare lì dentro?... Vanno solo dove c'è lo zucchero.

IVIO Appunto: qui dentro ce n'è sempre una bustina. (gliela mostra).

AURORA E chi ce l'ha messo?

IVIO Io.

AURORA Perché?

IVIO (impaziente) Per quando in orchestra mi sento fiacco... Perché quando uno soffia, soffia... non dico le emorroidi... ma gli può venire un giramento di testa, sai! (avvilito) E ora chissà quante si saranno infilate di dentro, all'interno dello strumento! (solleva i vari pezzi dell'oboe e comincia a controllarli uno per uno).

AURORA (con il tono dell'etologo) Io non penso. Non fanno mai viaggi a vuoto. Eh, le conosco bene, ormai!

IVIO (trattenendo a stento il suo furore) Ma sta' zitta!

AURORA (ormai come se non lo sentisse) Quella che hai appena trovato si doveva essere persa. Oppure andava in avanscoperta. In tal caso siamo arrivati in tempo.

IVIO Meglio controllare bene... (comincia a montare il suo strumento avvitando i vari pezzi) Metti che sono nascoste, acquattate all'interno, o in mezzo ai tasti... te l'immagini la scena?... Tutti pronti... il tedesco dà il primo attacco... parte l'esecuzione... prima i violini... poi i bassi... poi dà l'attacco a me... e io comincio a schizzare formiche sull'orchestra... nelle orecchie dei colleghi... sulle partiture del maestro... nella scollatura di quella gallina dell'arpista...

Aurora non riesce a trattenere una risatina.

IVIO (rabbonendosi) Sì, ridi tu... Dovresti piangere, altro che... Cospargerti il capo di cenere...

AURORA (in preda ad un incipiente "stranezza") Ho vuotato la ceneriera un attimo prima di scendere. Che peccato!

IVIO (la guarda sorpreso) E' un modo di dire, stupida! (ha terminato di montare l'oboe, ci soffia dentro, ne estrae alcune note libere) Meno male, lo strumento è disabitato. (Si accinge a rismontarlo).

AURORA E che fai, hai già finito?

IVIO Perché?

AURORA Non mi suoni niente?... Lo sai che mi piace...

IVIO Sì è proprio il momento! (continua ad armeggiare con l'oboe).

AURORA (sottovoce) Prima, però, lo facevi, ogni tanto...

IVIO Ma che borbotti?!

AURORA Quello che suoni stamattina, magari... Tu almeno hai il tirassegno, io che svaghi ho?

IVIO (le lancia un'occhiata) Beh, d'ora in poi lascio anche questo (l'oboe) nell'armadietto del teatro: qui a casa, per una ragione o per l'altra, non riesco mai a studiare. (sistema i pezzi nell'astuccio, poi si porta al balcone) Eh, il sole s'è dato. Il barometro, del resto...

Aurora lo guarda interdetta. Ha perso quasi del tutto la sua iniziale disinvoltura, è incerta, si sente goffa, si stringe le braccia.

IVIO Io vado. (guarda l'ora) E mi tocca anche correre... (si avvia verso l'ingresso).

AURORA (decisa) Aspetta!

Ivio si arresta.

AURORA (lo raggiunge) Devi proprio... andare?

IVIO (non capisce) Come?

AURORA Una volta potresti pure saltare...

IVIO Saltare?!

AURORA Gli mandi a dire, che so... che stai male.

IVIO E perché?

AURORA Sei un essere umano anche tu.

IVIO Ma che dici, che dici!...

AURORA Telefono io. Tu non ci parli neppure.

Ivio, per tutta risposta, fa per andare.

AURORA (lo trattiene) Non mi lasciare sola! (accorata) Di restare sola oggi proprio non me la sento.

IVIO E cos'è quest'altra novità?

AURORA Ho... paura.

IVIO (comprensivo) Ma di che cosa hai paura, amore?

AURORA (si stringe a lui) Quando tu e i ragazzi non ci siete non mi sembra più casa mia. "Come mai sto qua" mi domando. "E perché proprio qua, proprio in questa casa e non in un'altra, in quella di fronte, o del piano di sopra?"...

IVIO Vuoi un consiglio? Mettiti subito a fare qualcosa... batti a macchina... riordina le camere... che ce n'è bisogno... E vedrai che non ti vengono più queste fisime... (fa per andare).

AURORA (a freddo) Portami con te, allora.

IVIO (bloccandosi di nuovo) Alla prova?

AURORA Mi metto in un angolino, zitta e buona.

IVIO (taglia corto) Non è possibile.

AURORA Perché?

IVIO E' un luogo di lavoro, non un giardino pubblico. Renditi conto, Aurora... Nessuno dei miei colleghi lo ha mai fatto. Mi riderebbero dietro.

AURORA E glielo dici: "Noi ci amiamo come il primo giorno, e soffriamo a stare separati anche un'ora soltanto".

IVIO E poi... E poi il tedesco non vuole nessuno in sala, neanche i tecnici. (calmo) Un'altra volta. Ti prometto che un'altra volta... Ciao! (si avvia deciso).

AURORA (portando la voce) Ma che mi deve venire, un cancro, perché tu ti interessi un pochino a me?

IVIO (si ferma e le si accosta) Stai dicendo una sciocchezza. Lo sai o non lo sai che sta dicendo una sciocchezza?

AURORA (dura) Non lo so.

IVIO Se non lo sai è un'altra prova che sei stanca... tirata... Anch'io sono stanco, che credi? Ma sai che faccio? Quando non ne posso più mi metto a pensare al momento in cui partiamo per il mare. Al montaggio dei portabagagli, alla sistemazione delle valigie... Sarà suggestione, ma all'istante mi sento meno fiacco...

AURORA Se penso alla vacanza, in questo momento, mi viene l'angoscia.

IVIO L'angoscia?

AURORA Sempre lo stesso posto, la stessa gente...

IVIO E te lo fai uscire adesso? Adesso che abbiamo preso in affitto la casa? Sei incredibile! Posso mai sapere che non sopporti più le tue amiche?

AURORA Io non ho amiche. Mai ne ho avute. A parte le formiche...

IVIO Mi pareva ti piacesse chiacchierare con Pina. Cominciate la mattina e finite la sera!

AURORA Parla sempre e soltanto dei suoi orgasmi. Non c'è verso di cambiare discorso...

IVIO (piacevolmente sorpreso) Pina?... Ma pensa!... (dopo un tempo) E tu parlale dei tuoi.

AURORA Il discorso finirebbe lì.

IVIO (accusando il colpo) Che fai, sfotti? Non è aria, bada! (poi cambiando tono, accalorandosi) Ma che cosa ne sai tu delle mortificazioni quotidiane che devo sopportare in quella fossa dei serpenti! Io non te le racconto, la sera. Perché dovrei? Per avvilire anche te? Ecco, prendi per esempio quell'altro tedesco... quel pezzo di merda che è stato a dirigere da noi prima di Natale... Dopo aver azzeccato Dio sa quante note, invece di un sol diesis io suono un so naturale... Lui ferma tutto, mi fa un cazziatone in bavarese stretto, e conclude: "Lei, maestro Liberti, con suo corpo possibile fa solo meccanico di auto!" Nella sua testa, capisci, i musicisti dovrebbero essere tutti alti, biondi, con gli occhi azzurri. Bene, dico io. E allora i giapponesi? Cominciamo a eliminare tutti i direttori, i pianisti e i violinisti giapponesi, che ormai a valanga ci vengono a rompere i coglioni in casa nostra! (tira un sospiro alla maniera dei grandi oratori).

AURORA (eccitata dal discorso di Ivio) Bravo! Ben detto! Via i musi gialli dal sacro suolo della patria!

IVIO (alquanto interdetto) Beh, ora proprio devo andare. Ma torno presto, prestissimo, sta' tranquilla. E se c'è lo straordinario dico che non posso, questo sì... (esce. Gli sentiamo aprire la porta d'ingresso).

AURORA (portando la voce, una voce dura, senza vibrazioni emotive) Quando sarai morto, scordati che ti vengo a fare visita. Neanche il due di novembre! E mi faccio tutti i vestiti a fiori, alla salma tua! (gli fa il tipico gesto dell'avambraccio).

Ivio ricompare sulla soglia. E' irritato e preoccupato al tempo stesso.

AURORA (di spalle a lui, ne avverte la presenza e abbassa la voce di qualche tono) Perché tu muori prima di me, questo è certo. Papà, come maschio è un'eccezione, lo dici pure tu. O forse era proprio la femmina della coppia, e allora, giustamente, è morta prima la mamma. Ben le sta!

IVIO Lo dai per scontato: io prima di te!

AURORA (inflessibile) Non si discute neppure! E poi tu sei particolarmente esposto.
Soffi in continuazione dentro quel... dentro quel coso... Un bell'enfisema, prima o poi, non te lo leva nessuno.

IVIO Ti rendi conto di quello che dici? Aurora!

AURORA (lanciata) Ma se l'enfisema tarda a venire... tu non funi... tu compensi con la tua prudenza... sfregando tutti i giorni le labbra contro il beccuccio di quel coso, salterà fuori una buona volta una cellula pazza, che nel giro di qualche mese...

IVIO (deciso) Io non ho mai fatto simili pensieri su di te!

AURORA (ridacchiando nervosamente) Mi fai ridere: ogni mattina corri a guardare quell'altro coso là... (indica il barometro) Ti metti pure in posa. Come un capitano di lungo corso. manco dovessi attraversare il Pacifico! Ma che lo guardi a fare? Il teatro sta a quattro isolati dal nostro portone...

IVIO Ognuno ha le sue manie.

AURORA Ma io ho capito perché guardi sempre quel coso: non vuoi rischiare una bronchite. Non lo guardare più, senti che ti dico. Tanto la morte ti arriverà addosso da tutta un'altra parte.

IVIO (poggia a terra l'astuccio) La morte, la mia morte... Ma da dove cazzo spunta fuori questo fatto della mia morte... stamattina... così bell'e buono?!...

AURORA (tira dritto) E io non lascio passare neanche una settimana, e mi riposo.
Vuoi sapere con chi? È il tuo ultimo desiderio? Beh, non si nega l'ultimo desiderio a un condannato a morte. Col dottor Guerrini. Con quel vecchio, zozzone, porco mandrillo... e magari pure frocio... del dottor Guerrini! E lui viene a stabilirsi qui, in questa casa.

IVIO (interdetto) Basta! Tu ora la smetti. Ogni bel gioco, come si dice...

AURORA E non la cambio, la disposizione dei mobili, non ci sperare! Neanche in camera da letto. Tutto come prima. Solo tu sottoterra e lui al tuo posto.

IVIO (digrigna i denti) Aurora... Aurora, io ti... io ti rompo la faccia, se non la smetti...

AURORA E visto che siamo in tema, sai perché il dottor Guerrini non sale mai a ritirare il lavoro fino a qua sopra? Gliel'ho proibito io. Una volta che salì... tu non eri in casa... e neanche i ragazzi... mi saltò addosso con un desiderio... una foga... che un giovane di venti anni ci metterebbe la firma! E senza usare corni di rinoceronte!

IVIO (mutando la rabbia in disprezzo) Tu sei una povera pazza! Per te ci vuole il ricovero, altro che curetta! Non mi fai rabbia, guarda, non mi fai neanche un po' di rabbia.

AURORA Te la faccio, invece, te la faccio...

IVIO Pena sì, e pure tanta!

AURORA (continua imperterrita) E allora quella volta gli dissi: "Da oggi in poi scendo io, Aurelio". Perché si chiama Aurelio, sai? Anche il suo nome, come il mio, comincia par "A". abbiamo le stesse iniziali. Quando le faremo ricamare sugli asciugamani, sai che confusione! (Ride spiritata) Ma tra due che si amano veramente non esiste più l'asciugamano mio, l'asciugamano tuo... "Scendo io, da oggi in poi! Tu Aurelio, hai il sangue troppo caldo!". Anzi, salgo. Sì, proprio così: ora ci incontriamo nel lavatoio, dopo l'ultima rampa di scale. Non è comodo come a letto, ma è tanto meno rischioso. Se tu torni all'improvviso... e non mi trovi... io ti dico che sono salita un momento a stendere i panni in terrazza, e tu ci credi. "Mani d'oro", lui mi dice. Per forza: non disponendo di un letto, ci dobbiamo arrangiare in qualche modo... Ma quando c'è il sentimento è bello lo stesso.

IVIO (andando verso di lei) Sta zitta, puttana!

AURORA A questo punto non ti sto a dire quale altra cosa d'oro lui sostiene che io posseggo...

Ivio le molla un ceffone. Aurora barcolla, ma senza emettere fiato. Poi passano a picchiarsi, a scambiarsi spinte e schiaffi, con stizza ma stancamente, senza vitalità. Quando infine si staccano:

IVIO (interdetto, imbarazzato, si gratta in testa, guarda l'orologio, non sa che fare; poi) Cristo, la prova!... (torna dove ha lasciato l'astuccio, lo riprende, si volta verso Aurora, rimasta immobile) Facciamo finta che non hai parlato. Io non ho sentito niente. Tu non hai aperto bocca, che cosa devo sentire? (minaccioso) Stasera, però, mi ripeterai parola per parola le mostruosità che hai appena finito di sputare da quella bocca. E stasera deciderò se devo credere a tutto, o soltanto a una parte, o non credere a niente. A stasera, "amore"!

(esce... sentiamo la porta aprirsi).

AURORA (rimasta sola in scena, con una risata molto forzata) Ma a che cosa vuoi credere, "tesoro"?! Ti ho riempito di balle! Tanto per divertirmi un po'. E potevi divertirti anche tu. Ma no, tu sei serio, tu sei sempre così serio!...

Si sente sbattere la porta d'ingresso.

AURORA E mai una volta che mi dicesse: "Aurora, come sei brava!... Aurora, che mani d'oro!..."

Scoppia in una risata impudente, che dura alcuni secondi, poi via via si attenua fino a spegnersi del tutto. Un tuono in lontananza la fa sobbalzare. Aurora si gira attorno nella stanza vuota. Non sa da dove cominciare ad organizzare la sua solitudine. Ma, passando accanto alla poltrona, nota i due pattini a rotelle, uno accanto all'altro.

AURORA (con infantile sorpresa) Uh! E io cercavo l'altro dappertutto... E invece stanno tutti e due qui... insieme... vicini... come marito e moglie... Eh, è proprio vero che gli oggetti hanno un'anima. Si vede che si sono chiamati! Non potevano stare soli, separati, uno da una parte, l'altro dell'altra... (si siede ad osservare i pattini) I pattini di Francesco! (confronta uno dei due pattini con la sua scarpa, verifica che sono della stessa misura, e se ne infila prima uno, poi l'altro) Dio mio, saranno almeno trent'anni che non ci provo...

Nell'ambiente deserto e immerso nel silenzio, Aurora, prima con evidente impaccio, poi con crescente disinvoltura, si abbandona a quell'antico gioco. Per quel tanto che la scena glielo consente, la donna volteggia, procede spedita, si arresta, tenta divertita una figura che molto alla lontana ricorda il "volo dell'angelo".
Quando squilla il citofono sulle prime Aurora non lo sente: è troppo lontana con la testa, persa com'è in quell'angolo remoto della sua infanzia. Il citofono suona sempre più insistente.


AURORA (riavendosi dal suo incanto e precipitandosi a rispondere) Il dottor Guerrini! Gesù mio, non ho finito... non posso consegnargli niente... (alza il ricevitore) Chi è? (pausa) Ivio! Sei già tornato? Ma che ore sono?! (pausa) Ah! (pausa) Le chiavi dell'armadietto, ho capito. (pausa) No, non ti faccio perdere tempo, non aver paura... E sai, ho deciso: da oggi in poi sarò più breve, ma tanto brava, che non avrai più la minima ragione per lamentarti di me... (pausa) Sì. sì. e senti: se poi a parole lo vorrai riconoscere che sono brava, se non lo vorrai riconoscere... fa esattamente lo stesso. Lo sentirò da me, e tanto basta. (Pausa) Sì, le chiavi, ho capito. Corro. (fa per lasciare il citofono, poi) Ah, senti Ivio... mi vesto prima... Si, se no tu dici che nel palazzo mi vedono in disordine. No, sta tranquillo, due secondi ci metto. E da ora in poi Lilla e Francesco voglio che siano tutti tuoi. Anche Francesco. Miei, neppure un poco! Vado!

Aurora, sempre in pattini, posa il ricevitore del citofono e si dirige verso la camera da letto. Attraversando la scena, si libera della vestaglia, poi si rende conto di avere ancora i pattini ai piedi, se li sfila e li appoggia frettolosamente sul tavolino del televisore. Uno dei pattini scivola sul ripiano e urta contro l'interruttore accendendo l'apparecchio. Parte un documentario sulla natura, che ha per commento un tema musicale per oboe solo. Aurora, senza farci caso, esce in direzione della sua camera.

SPEAKER TV ...Queste immagini, carpite al segreto dei boschi e dei laghi finlandesi del naturalista inglese Attemborough, ci mostrano - come mai era stato fatto prima d'ora - i goffi tentativi di un "pulcino"... diciamo così... che per la prima volta prende confidenza con il volo... Il tutto, come potete osservare, sotto lo sguardo vigile di mamma cicogna... Noterete come fatica il cicognino... Infatti non dispone ancora delle penne remiganti...

Nelle pause dello speaker si ha modo di sentire il tema dell'oboe. Aurora rientra abbottonandosi il vestito, e con l'aria tranquilla di chi non ha nulla di urgente da fare. In tale stato d'animo si siede davanti al televisore.

AURORA (intenerita) Quanto è caruccio!

SPEAKER TV ...Ma la natura ha previsto tutto. E quando la sua attrezzatura alare sarà completata... come vedete in quest'altra sequenza... al cicognino basterà un qualunque stimolo... come il voler seguire la madre... o anche semplice curiosità di vedere cosa c'è fuori dal nido... per fargli vincere la paura residua... e spiccare il primo volo.

Il citofono torna a suonare più imperioso di prima. Aurora si batte la fronte, corre ad un cassetto, cerca le chiavi, le trova, torna a risponderea al citofono.

AURORA Eccomi qua. Te le porto: E senti, ho pensato a Pina, quest'estate, le racconto la storia dei giapponesi, che fa tanto ridere. (pausa) No, no, non te le posso gettare. (ispirata, guardando le chiavi) Sono di cristallo. Se non le afferri vanno a terra e si fanno in mille pezzi. E poi te la prendi con me... (pausa) Non ti preoccupare, ci penso io. Mentre lo speaker continua a parlare.

SPEAKER TV Ecco, questa sembrerebbe la volta buona.

Aurora apre la finestra, e sempre con le chiavi in mano...

AURORA (guarda verso l'alto) E' tornato il sole. Meno male. (poi guarda verso il basso) Amore, eccoti le chiavi! (e si lancia nel vuoto).

SPEAKER TV Evviva! Mamma cicogna guarda soddisfatta: anche questa nidiata è pronta per andare incontro alla vita.

Sale il tema dell'oboe...

SIPARIO

SECONDO TEMPO

La Scena, nell'impianto, è la stessa del Primo tempo, ma se ne discosta per alcuni particolari: non si vedono in giro giocattoli, all'altezza della prima quinta spicca un aggeggio da ginnastica rieducativa (magari un vogatore), e la libreria (prima spoglia) ora è zeppa di volumi. Al levarsi del sipario, esattamente come all'inizio del Primo tempo, una chiave gira nella toppa.
Qualche istante più tardi entra in scena il signor Demetrio. E' ben rasato, più agile, meno lagnoso. Ha con sé alcune buste della spesa.


DEMETRIO (posando le buste sul tavolo) Puntuale all'appello! (va al barometro) Pressione in rialzo. Tendente al bello. (verso l'interno) Tendente al bello, hai sentito? Oggi possiamo fare la nostra brava passeggiata senza paura di bagnarci. (sempre sistemando la spesa sul tavolo) E vedrai che anche l'umore migliorerà. (esperto) I tuoi scatti di nervi... l'ho chiesto a tutti, giù dal macellaio... Un solo verdetto: colpa del tempo! Ma diciamo la verità: in casa per cinque giorni filati... Eh, sì: Proprio cinque! Oggi è mercoledì, l'ultima uscita l'abbiamo fatta... (consulta il blocchetto) Venerdì... cinque giorni tondi tondi sempre tra quattro pareti, non una boccata di aria fresca... D'altra parte, se piove, noi altri, bene o male... possiamo affrettare il passo... scantonare... bagnarci meno. Ma tu... (andando verso la cucina) Ah, sai passando davanti alla farmacia qui all'angolo... che tiene sempre in vetrina delle cose straordinarie... ho visto l'ultimo modello di sedia a rotelle della "Salus": "Via col vento", si chiama. Mi sono fatto dare il dépliant. Poi ce lo studiamo con calma... (esce).

In perfetto sincronismo, dall'altro lato della scena entra, su una comune sedia a rotelle, Ivio.
E' lui la persona invalida a cui Demetrio si rivolgeva, Ivio punta, non senza qualche difficoltà, verso la parete del barometro, lo osserva, poi:


IVIO (tra sé) Tendente al bello: Dio cane!... (portando la voce) Finché non segna "bello stabile" non caccio il naso fuori di casa! Scordatevelo!

DEMETRIO Perché?

IVIO L'ultima volta ho rischiato di morire affogato.

DEMETRIO Per qualche goccia di pioggia? Esagerato!

IVIO La conosce, signor Demetrio, la grotta del cane?

DEMETRIO (comparendo sulla soglia) Del cane di chi?

IVIO "La grotta del cane", si chiama così.

DEMETRIO Non si può conoscere tutto.

IVIO Non importa, glielo spiego io. Si tratta di una caverna dove un certo gas velenoso, più pesante dell'aria, ristagna fino a un'altezza di trenta, quaranta centimetri. Per cui, gli uomini sopravvivono, e i cani ci restano.

DEMETRIO E questo che c'entra con la pioggia?

IVIO Se fuori fa un metro d'acqua, voi altri sopravvivete, e io ci resto!

DEMETRIO Ma deve venire il diluvio universale!... Se ci fosse questo rischio io insisterei per portarti fuori, secondo te?

IVIO (secco) Sì.

DEMETRIO (scuotendo il capo) Ti fai ogni giorno più acido. Questo non è carino.

IVIO Ah, sono d'accordo. Ma invitiamo qualcuno a passare un annetto col sederino su una sediolina a rotelle, con la piccola prospettiva di andare avanti così per tutta la sua esistenzina, e vediamo se non diventa anche lui un po' cattivino.

DEMETRIO Ti butti troppo giù. Del resto, ti sei sempre buttato giù.

IVIO Io mai, lo giuro! Sua figlia l'ha fatto, una volta, signor suocero. Addosso a me!

DEMETRIO (scuote il capo) E fai male prima di tutto a te. Ma conosco io la maniera di tirarti su il morale. (indica i pacchetti rimasti sulla tavola).

IVIO Riviste porno, videocassette hard core?

DEMETRIO Tacchino. Petti di tacchino. Da fare con vino e salvia. Una squisitezza!

IVIO La salvia mi resta sullo stomaco. Che, nella mia attuale posizione, è come dire all'altezza delle ginocchia.

DEMETRIO (non lo ascolta) E per contorno pisellini con la pancetta e cavolini di Bruxelles.

IVIO Ho i cavolini miei, grazie.

DEMETRIO Mangerò anch'io con te. per dimostrarti che la mia cucina è nutriente senza risultare pesante.

IVIO Mi spieghi questo mistero, signor Demetrio.

DEMETRIO Potresti chiamarmi papà, qualche volta.

IVIO (sottolineando) "Signor Demetrio". Prima lei sembrava un rudere, un ospedale ambulante. E adesso...

DEMETRIO È vero. Da qualche tempo sto meglio, parecchio meglio...

IVIO Da quando sto male io.

DEMETRIO Non è vero!

IVIO Le date corrispondono.

DEMETRIO E' sadismo, il tuo! Sputi veleno in ogni direzione. Io ti sono sinceramente affezionato. Ora poi...

IVIO Ora poi che il cavallo è rientrato nella stalla zoppo di tutt'e due le gambe... quale migliore occasione per rendersi utili?...

DEMETRIO I cavalli zoppi si sopprimono.

IVIO È vero. Ma una volta soppressi non soddisfano più le smanie assistenziali dello stalliere. (pausa) Voglio essere pagato!

DEMETRIO Pagato?

IVIO E in contanti pure. Io, caro suocero, le fornisco l'occasione di interpretare la parte di madre Teresa di Calcutta... senza andare a sbattere in India... Se non ha danaro suo, vada in giro a raccoglierne.

DEMETRIO Vado a mettere il tacchino nel forno.

IVIO Nel forno ci si metta lei, sia gentile!

DEMETRIO Dovresti avere più rispetto per la mia età.

IVIO E lei per le mie condizioni di parà.

DEMETRIO Parà?

IVIO Paraplegico uguale parà.

DEMETRIO (tornando indietro di qualche passo) È vero: ci sono persone chiuse in se stesse, persone incapaci di far altro che non sia il proprio esclusivo interesse. Ma per fortuna... e la natura in questo è esemplare...

Ivio sbuffa impaziente.

DEMETRIO ...accanto agli egoisti... o meglio di fronte, ci sono gli altruisti. (si indica).

IVIO Altruista lei ?... Lei è guarito da tutti i suoi acciacchi e malanni?... Lei è tanto altruista che se non fosse successo quello che è successo le avrebbe tentate tutte perché succedesse.

DEMETRIO (scantona) Ti faccio la barba.

IVIO Se la faccia lei.

DEMETRIO Io me la sono fatta.

IVIO E già, lei ora se la fa ogni giorno!

DEMETRIO (insiste) Non puoi uscire con la barba di cinque giorni.

IVIO Esiste uno specifico divieto?

DEMETRIO No, ma...

IVIO Lo proibisce la legge sugli storpi?

DEMETRIO E lasciatela lì, che vuoi che ti dica! Della tua faccia il padrone sei tu.

IVIO Soltanto della mia faccia, questo è il punto.

DEMETRIO (lascia tutto) No, tu così non puoi andare avanti.

IVIO (che è contro il tavolo) Ma posso sempre andare indietro. Voilà! (e con le ruote si sposta all'indietro di qualche metro).

DEMETRIO (con abile mossa prende una sedia e lo blocca contro la parete sedendogli davanti) A costo di ripetermi, io ti devo dire quello che penso di te.

IVIO (irriducibile) Poi ci cambiamo di posto, e io le dico quello che penso di lei.

DEMETRIO (paterno) Ivio!... Ivio, cerca di toglierti di dosso questa rabbia feroce!

IVIO Non è semplice... Fino alla maglia intima, da solo, con qualche contorsionismo, ce la posso fare...

DEMETRIO (desolato) Ivio, ti prego...

IVIO Ma già per i calzoni, lei lo sa, ho bisogno di essere sollevato da qualcun altro... Con la rabbia ci vuole quantomeno un infermiere specializzato, che mi faccia un clistere particolare... Sì, perché non l'ho mai detto a nessuno, ma io la rabbia ce l'ho qui nella pancia. Ne caco un tratto ogni mattina.
Ma la rabbia... guarda un po' la vita!... è fatta a forma di tenia, di verme solitario. Se non ne caco la testa, si riforma e là rimane... Almeno finché... (fa un'espressione vagamente allusiva).

DEMETRIO (allarmato) Finché?...

Ivio non risponde. Demetrio corre all'armadietto e si mette a cercare qualcosa.

IVIO Acqua, acqua signor suocero...

DEMETRIO Che vuoi dire?

IVIO Se sta cercando la pistola... se lo ha promesso ad Aurora... è fuori strada.

DEMETRIO (falso) Io non cercavo niente.

IVIO Ma lo volete capire che è sparita?! Rubata, qualcuno l'avrà rubata.

Demetrio non è convinto.

IVIO Sospetta che io voglia puntarla contro quella tenia? Ma andiamo1... Sarebbe come sparare dal buco di una serratura: scarse possibilità di far centro, e la certezza di rovinare la porta.

DEMETRIO (siede a cavalcioni sulle sue gambe) Ivio!

IVIO Ah!... Ma che diavolo fa? Scenda giù!

DEMETRIO (più forte, con la furia del missionario) Ivio, perdio!...

IVIO La vettura è al completo, non lo vede? Scenda!

DEMETRIO Tu ora stai zitto e lasci parlare me!

IVIO (lamentandosi) Le mie gambe!...

DEMETRIO (prende tempo) Quando sposai la madre di Aurora... donna eccezionale!... non perché sia stata mia moglie... e Dio le avrà assegnato in cielo il posto che spetta... quando me la sposai, ti stavo dicendo... e, dopo la luna di miele, cominciò anche per noi la routine quotidiana, io mi trovai pressappoco nelle tue stesse condizioni.

IVIO Anche sua moglie le si buttò addosso dal terza piano? Ma è un fatto ereditario!...

DEMETRIO Mi trovai a dover affrontare una prova altrettanto difficile, una di quelle prove che la vita ti pone dinanzi per vedere se sei in grado di sopravvivere, o non è meglio che lasci il posto a chi ha le spalle più solide delle tue. Ebbene, io con la forza di volontà superai quella prova. (assume il tono delle grandi narrazioni) Tutto accadde una mattina, la prima, la seconda... ora non ricordo... Io sto a letto, e lei accanto a me. Suonano alla porta, io mi sveglio, e lei, che evidentemente si è svegliata prima di me, mi sta fissando. Ricambio quello sguardo teso. Risuonano alla porta: il lattaio, non c'è dubbio. I nostri occhi sono chiodi conficcati in due pareti, l'una parallela all'altra. E i nostri sguardi due corde tese, legate a quei chiodi e...

IVIO (tagliando corto) Vi guardavate fisso, ho capito.

DEMETRIO (sempre con lo stesso tono) Suonano la terza volta!... E qui lei rompe il silenzio... Ma lo fa con una voce tranquilla, bisogna dire... una voce che appare in netto contrasto con l'intensità di quel braccio di ferro che stavamo conducendo con gli occhi...

IVIO E il lattaio sempre là.

DEMETRIO (senza badargli) Lei rompe il silenzio e mi fa. "La porta. Chi va ad aprirla?" Segue un altro silenzio...

IVIO Un altro? E il lattaio?

DEMETRIO Ma lascia perdere il lattaio! Segue un altro silenzio, ancora più lungo dei precedenti.
Astronomico, da misurare in anni luce. (poi ritenendo di aver esagerato) Si fa per dire. Tieni conto che l'anno luce è...

IVIO (con voce strozzata dal peso dell'altro) Vuole andare avanti, sì o no?

DEMETRIO Un silenzio lunghissimo, al termine del quella io avevo bell'e capito che se noi due volevamo andare d'amore e d'accordo, di aprire la porta al lattaio, la mattina, avrei dovuto farmene carico io. Come pure della casa, della spesa, della cucina... Che donna, quella Matilde!

IVIO (dopo un tempo) E me lo viene a raccontare come esempio di forza di volontà, signor suocero? Ma lei non aspettava altro! Lei, caro padre di mia moglie, se non spignatta in cucina e non spigola ai supermercati, non prove quella che volgarmente viene definita "Joie de vivre". (pausa) Io no! Io avevo un'arte. Nelle mani e nel cuore. E l'ho perduta con l'uso delle gambe. (con amaro sarcasmo) Un'arte superiore che se ne va con i due arti inferiori: ma che vuoi sperare dalla vita?!...

DEMETRIO Non puoi suonare l'oboe, è vero... Per quanto, in orchestra seduto stavi.

IVIO (urlando) L'oboe non si suona col culo, si suona con i polmoni! E io in questa posizione non ho neanche il fiato per spegnere le candeline sulla torta, negli anniversari del mio azzoppamento. Perché la torta una volta all'anno me la farà, questa piccola gioia annuale a un povero parà... ormai tagliato fuori dai piaceri del...

DEMETRIO (a tempo) E io qua ti volevo! Il vittimismo è il tuo vero male. Perché non hai accettato l'offerta del Teatro?... Non puoi suonare, ma potevi sempre sbrigare qualche pratica in amministrazione. O fare il centralinista. Ti avrebbe dato uno scopo, la forza di reagire alla sventura che...

IVIO Io e il Teatro ci siamo guardati fissi negli occhi... E qui sorvolo sulle espressioni geometriche e sui silenzi astronomici... Dico solo che alla fine ho capito. Non avevo altra scelta: mettermi a riposo.

DEMETRIO Per vivere da parassita.

IVIO Non su di lei, suocero. Semmai, è lei a vivere su di me. E pure da troppo tempo! Scenda, che sto per diventare cianotico!

DEMETRIO (spietato) Chiamami papà. Se non mi chiami papà non scendo.
IVIO (calmo) Vada a fare in culo, "papà".

DEMETRIO (con eleganza da gentleman, smontando da quell'inconsueta posizione) Sei incorreggibile. Ma non importa: tutto rimandato alla prossima occasione. La passeggiata, però quella non viene rimandata. Si fa adesso, e basta!

Demetrio va ad un armadio, tira fuori due plaids per Ivio: uno glielo accomoda con cura sulle ginocchia, l'altro (munito di un buco al centro) glielo infila, ma senza difficoltà, a mo' di poncho.

IVIO (prestandosi di malavoglia, e mentre cerca di riemergere da quella cappa di stoffa) Emiliano Zapata gambizzato dalle "Brigate Familiari".

DEMETRIO L'aria della strada ti farà bene.

IVIO L'aria della strada? La volta scorsa, per andare a salutare quello stronzo di amico suo... quel colonnello a riposo... lei mi ha lasciato a venti centimetri dallo scappamento di un camion col motore acceso!

DEMETRIO Hai le ruote e le braccia: potevi spostarti. No, sei rimasto lì, immobile, a berti con voluttà quel nero di seppia...

IVIO Tutto mi può far comodo nello stato in cui sono. Anche un tumore ai polmoni.

DEMETRIO (sospingendolo verso l'uscita) Vieni, su... Questa volta ci fermeremo ai giardini.

IVIO Fra tutti quei bambini in carrozzina? Farò la figura del ripetente!

DEMETRIO Va bene. Sarai tu a dire dove vuoi essere portato. Giocheremo a "capitano e pilota".

IVIO (con finto entusiasmo) Sì, sì: avanti a dritta!... Indietro tutta!... Prendiamo con noi anche il barometro?

Si sente la chiave girare dentro la toppa.

AURORA (da fuori scena) Entro in battuta!

IVIO Ma hai sbagliato. Non è il Can Can di Hoffenbach., bensì il Requiem di Verdi.

AURORA L'umore di sempre, a quanto pare.

Compare sulla soglia. È un'altra donna rispetto al Primo tempo: sicura, avvenente, vestita alla moda, perfino più alta. Ha con sé un bustone da sartoria e una busta da servizio fotografico.

DEMETRIO Aurora!... Quando sei rientrata?

AURORA Stamattina. Col primo volo. (posa da qualche parte il bustone e le foto). Il tempo di passare in sartoria, e dal fotografo a ritirare un servizio fotografico.

IVIO Credevo fossero cassette porno. Ho bisogno di idee nuove. La mia fantasia è... come dire... in ginocchio.

AURORA (tollerante) Ivio, da bravo, non cominciare...

DEMETRIO Com'era Londra?

AURORA Un cielo azzurro... sembrava di essere a Tangeri.

DEMETRIO Non se ne capisce più niente.

AURORA Dove stavate andando?

DEMETRIO A passeggio.

AURORA Lascia, papà. Ce lo porto io.

DEMETRIO Sarai stanca dal viaggio...

Cominciano a palleggiarsi la sedia a rotelle.

AURORA Non mi pesa, ti dico.

DEMETRIO Niente da fare: tu riposati!

AURORA Ma papà, sono venuta in aereo. E non guidavo io.

DEMETRIO Non insistere.

AURORA E' mio marito, alla fin fine.

DEMETRIO E' mio genero, se la metti così.

IVIO (riprendendo il governo della carrozzella, e allontanandosi) Non si va da nessuna parte! Se, oltretutto, serviva per non farmi sporcare in casa... come si fa con i barboncini... fatica sprecata. Mi avete sballonzolato in quel modo... ho mollato tutto. E ora sono felicemente fradicio dei miei più selezionati prodotti viscerali.

Padre e figlia si guardano interdetti: poi Demetrio, più tempista:

DEMETRIO (con spirito dia crocerossina) A cambiarlo ci penso io. (alla figlia) Non lo facevo anche con te, quando eri in fasce?... Tu, semmai, badi ai petti di tacchino nel forno... (porta via Ivio).

IVIO (lasciandosi portare) Evviva!... Ora si gioca con la cacca!

AURORA (girandosi attorno) Sbrigatevi, però. Ho un paio di telefonate urgenti da fare... (va all'apparecchio, fa per sollevare il ricevitore, quando il telefono squilla da solo) Pronto!... (pausa) Sì, Aura Liberty in persona: (pausa) Ah, pensi, la stavo chiamando io. Proprio in questo momento. (nauseata per l'ovvietà) Telepatia, la parola giusta. (a parte) Mai qualcuno che dicesse "combinazione"! (al ricevitore) Bene, e la risposta dell'agenzia sovietica? (pausa) E allora lei gli sbatta sul grugno che Aura Liberty se ne frega dei mercati dell'Est... O accettano settanta e trenta, o non se ne fa niente. Settanta per me, sia chiaro. Il mio libro tira su tutti gli altri mercati... il settanta, o niente libro.

DEMETRIO (passando) Dove sono le canotte di lana?

AURORA (gli indica un cassetto, poi all'apparecchio) Va bene, aspetto la risposta definitiva. (pausa) No, a questo numero mi trova ancora per un'ora. Nel primo pomeriggio sono al 2374291, dalle diciotto in poi al 9417325, in serata al mio numero di casa. Ricevo amici, stasera (pausa) Bye! (appoggia).

Demetrio ha trovato la canotta e sta richiudendo il cassetto.

IVIO (da fuori scena) E allora?

DEMETRIO (affrettandosi) Arrivo!...

IVIO (come sopra) Prima della fine dell'inverno, suocerino. Altrimenti non occorre.

Demetrio e Aurora si scambiano il solito sguardo di pazienza.

AURORA Dai a me. Il pasticcio l'ho combinato io...

DEMETRIO Ancora con i tuoi sensi di colpa.

AURORA Ma no, papà... dicevo così per dire...

DEMETRIO E poi tu hai cose più importanti di cui occuparti. E lui lo sa, e come!

AURORA Dici?

DEMETRIO Perché si sarebbe messo a riposo, se no?... Come si dice: finché Pantalone paga...

AURORA Per soffrire, soffre.

DEMETRIO Soffre e fa soffrire.

IVIO (sempre da fuori) Allora, come avete deciso di eliminarmi? Di polmonite?

Demetrio esce con la canotta.

AURORA (al telefono compila il numero, poi) Universal Company? Mi passi il direttore (pausa) Aura Liberty. (pausa, poi rabbiosa) Liberty, e non Libèrti, signorina! Con la ipsilon finale. Come lo stile floreale dei palazzi, dei mobili, delle lampade... (pausa) Pretendo il direttore, non una parola di più! (pausa, poi tra sé) Meno faticano, più sono arroganti, le stronzette!... (recupera un tono mondano e professionale) Ah, è lei direttore? (pausa) E che vuole, sempre la solita storia.
(pausa) Ma no, no, lasci perdere: l'ho già strapazzata abbastanza io.
Allora, questa risposta dalla MGB? (pausa) Per fine aprile... Mi lasci pensare un attimo... Sì, sì diciamo che si può fare. (pausa) E la sceneggiatura definitiva entro ottobre, esatto.(pausa) Ah, si ricordi: nei titoli deve figurare "collaborazione ai dialoghi di Aurelio Guerrini)". (pausa) In testa? No, in coda, in coda. E' un vecchio rincoglionito, detto fra noi ma non mi è del tutto inutile... Mi corregge i dattiloscritti, per esempio. Lei conosce le dattilografe... C'è il tipo stupido, che copia "sulla banchina a conservare" invece di "sulla panchina a conversare". E c'è il tipo stupido e presuntuoso, e io scrivo Pentesilea, e lei pensa bene di correggermi e batte "Lea si pente". (pausa) No, no, di soldi parli lei direttore. Tanto lo sa, al di sotto della cifra che abbiamo chiesto, dal mio libro il film non si fa. Glielo faccia capire bene. A presto. (Caccia fuori l'agenda e depenna le due telefonate) Questa è fatta... e questa pure è fatta!

Un fumo preoccupante viene dalla cucina. Sulla soglia appare Demetrio che ha finito di accudire Ivio.

DEMETRIO (indicando la cucina) Ma lì sta bruciando tutto! (esce).

AURORA (calma) E a me lo dici?

DEMETRIO (riappare, disperato) I petti di tacchino!... Potevi buttarci un occhio.

AURORA Soltanto per gli affari miei non me ne bastano due.(sottovoce, misteriosa) Quella cosa, piuttosto?...

DEMETRIO Quale cosa?

Aurora indica l'armadio.

DEMETRIO (capisce) Niente, niente.

AURORA Ma hai controllato bene?

DEMETRIO Niente, ti dico. (pausa) E ora che cosa gli do per pranzo?!

AURORA Per lui un piatto vale l'altro.

DEMETRIO Ti sbagli. Meno si è in grado di condurre una vita normale, più ci si attacca alle piccole gioie della gola... (torna in cucina).

AURORA (consultando l'agenda) Che altro c'era da fare stamattina?... Oh, Cristo!... L'intervista a Teledonna!... (consulta l'ora) Sta per cominciare, se non è già cominciata! (va al televisore che è sempre di spalle al pubblico, lo accende, cerca il canale).

Parte la voce di uno speaker donna.

VOCE SPEAKER (in corsa) ... Liberty, che voi tutte conoscete per il suo romanzo "Formiche con le ali", che da ben cinque settimane è in testa alla classifica dei libri più venduti in Italia... Aura, posso darti del tu, vero?

VOCE AURORA Devi!

Rientra il padre dalla cucina.

DEMETRIO (eccitatissimo) Ci sei tu?

Aurora annuisce e gli fa cenno di tacere.

VOCE SPEAKER So che stai per partire per Londra, è così?

VOCE AURORA Ho l'aereo alle 17,20.

VOCE SPEAKER E credi che anche il "Formiche con le ali" sarà accolto con entusiasmo?

VOCE AURORA Non credo, ne sono sicura. E' un "best" già in mezza Europa.

Sulla soglia appare Ivio, e dalla sua sedia a rotelle si dispone, non visto, ad ascoltare.

VOCE SPEAKER Non voglio rubarti del tempo prezioso, Aura. Ma un'altra domanda te la devo fare. Come è iniziata la tua carriera letteraria?

VOCE AURORA E' presto detto. (sicura) Fin da bambina... scrivevo racconti, impressioni, elzeviri...

Demetrio fa per contestare, ma Aurora lo blocca.

VOCE AURORA ...Tutto quanto stimolava la mia albeggiante fantasia... Diciamo che era uno sfogo personalissimo... un bisogno dell'anima. E questo fino alle soglie della maturità. Poi sposai un musicista...

VOCE SPEAKER L'uomo a cui sei ancora felicemente unita, se non sbaglio.

VOCE AURORA Non sbagli.

Ivio non resiste a starsene in disparte e viene a completare il quadretto familiare, portandosi accanto ad Aurora. Aurora, da questo punto in poi, apparirà chiaramente a disagio. (N.B. l'intervista, nel frattempo, è andata avanti).

VOCE AURORA ...Un virtuoso di oboe... che girava il mondo come solista... E suonava anche in orchestra, come tanti altri virtuosi, del resto... I direttori tedeschi si rifiutavano di dirigere se nell'orchestra non c'era lui...

IVIO (le prende il telecomando) Permetti? (e alza l'audio).

VOCE AURORA Accanto ad un uomo così importante, che potevo fare se non la donna di casa, l'angelo del focolare?

Aurora gli porta via il telecomando e riabbassa.

VOCE SPEAKER (evidentemente al pubblico) E questo, amiche, in una società fondata sull'egoismo, diciamolo, è una virtù che non ha prezzo. (enfatica) Un bell'applauso per Aura Liberty!

Si ode uno scrosciante applauso. Ivio, dal vivo, si unisce all'entusiasmo generale. Aurora appare in netta difficoltà.

VOCE SPEAKER E così sei diventata una formica operosa, una formica senza le ali...

VOCE AURORA Sì, le mie "Formiche con le ali" nascono anche da lì. Ma procediamo per ordine... Sul più bello, mio marito contrae uno strano male... Un virus che gli attacca gli arti inferiori... E lo immobilizza su una sedia a rotelle. Con mio marito in quello stato, e i medici che andavano e venivano... e i ricoveri in cliniche nazionali ed estere... capirete che il denaro non bastava più. Venduta una proprietà di campagna del mio papà...

DEMETRIO Hai venduto la casa di Sacrofano?!

IVIO (a Demetrio) Silenzio! Se non vuole ascoltare vada fuori!

VOCE AURORA ...e alcune gioie appartenute alla mia bisnonna paterna... Una Liberty di Cassano... Marchesa di Castrovillari...

Aurora tenta ancora di spegnere il televisore, ma non ci riesce, bloccata prontamente da Ivio.

VOCE AURORA ... Sono stata costretta a... mercificare... sì, mercificare è la parola giusta! Quella che era e rimane un'esigenza dello spirito.

Applauso del pubblico presente in Tv:

VOCE SPEAKER Un'ultimissima domanda. Progetti, novità in vista?

VOCE AURORA Ho già messo mano a un nuovo romanzo. E poi sta per uscire la traduzione in russo di "Formiche con le ali".

VOCE SPEAKER Che in quella lingua suona come?

VOCE AURORA "Krylatye muravièi".

VOCE SPEAKER Pensate, telespettatrici e pubblico dello studio... La nostra Aura Liberty tra breve andrà ad affiancare nelle librerie russe Tolstoi, Dostoevskij, Cecov...

Applausi scroscianti dello studio.

IVIO (spegnendo) Questa è proprio la fine.

Segue un imbarazzante silenzio. Poi:

DEMETRIO Sembrava tutto vero. (Si rende conto della gaffe fatta) Io... torno in cucina.

Demetrio scompare nella cucina.

IVIO (rimasto solo con Aurora) Marchesa di Castrovillari!

AURORA (impacciata) Credi che mi diverta? E' la mia agente che vuole così. E' lei che cura la mia immagine.

IVIO (con pungente ironia) Sono soltanto molto curioso di sapere come se la caveranno i russi con quel "geniale" gioco di parole "fornicaio-formicaio". No, perché il senso più profondo del libro è tutto lì, mi hanno detto.

AURORA Sei diventato spiritoso, non c'è che dire, da quando...

IVIO Eh sì, man mano che si affinano i muscoli delle gambe si affina anche lo spirito, pare.

AURORA (con finta ammirazione) Proprietà di linguaggio, tempismo, e furore vendicativo. Come sei cambiato, Ivio!

IVIO Tu no, tu immutabile nel tempo! (le lancia la maglia intima che s'è appena tolto) Come una canotta di pura lana vergine.

Aurora l'afferra al volo e la va a sistemare tra i panni sporchi.

IVIO (riflessivo) Sono cambiato, certamente. Ora passo il tempo a leggere... (indica i libri nello scaffale) E le letture aprono la mente... Salvo rare eccezioni concernenti le formiche alate, che aprono ben altro!... La mia mente, poi, aveva addirittura bisogno di essere scardinata. Quindici anni e più a contatto di gomito con altri orchestrali...

DEMETRIO (dalla cucina) Ci siamo!

AURORA (pragmatica) Sì, ma adesso finiamola di beccarci, che sta arrivando il pranzetto che ti ha fatto papà. D'accordo, amore? (gli dà un bacio sulla fronte).

IVIO Ah che bello! Ancora, ancora! Ma scendi più sotto.

AURORA (come ad un bambino) Dopo. Prima mangia la pappa.

IVIO (giocando sull'assonanza) La pappa di papà pàppatela tu, pupattola.

AURORA E' buona. Lui in cucina è un mago, lo sai.

IVIO Una maga, dirai! Ma non si lava le mani.

AURORA Se le lava.

IVIO Ha appena finito di nettarmi il culo, e non se l'è lavate. Mangia, mangia: i pasti sporchi si mangiano in famiglia.

AURORA (sul punto di scattare) Anche tu appartieni alla famiglia, caro. Troppo comodo farsi mantenere, e poi rinnegare ogni legame.

IVIO Da chi mi farei mantenere, io?

AURORA Da me, tanto per cominciare. (tira fuori un libretto di assegni) Di questi, per le tue spese, ne stacco un paio al giorno.

IVIO (volutamente lacrimoso) Non per volontà mia sono finito, signori, in questo misero stato! "Fate la carità!... Ridotto in queste doglie... da sua moglie!...

AURORA Ancora lo stesso motivetto?!... Ancora?!... Non puoi ricattarmi tutta la vita, non è giusto, non è giusto! Io mi gettai di sotto, è vero. Ma tu perché cercasti di afferrarmi?

IVIO Avevi con te le chiavi dell'armadietto.

AURORA E allora?

IVIO (freddo) Quando le chiavi sbattono a terra, si spuntano e non aprono più.

AURORA (perde il controllo) Mi fai schifo! Tu e il tuo cinismo da quattro soldi!...

IVIO Possiamo sempre divorziare. Io sono pronto. Tu no. La tua immagine!... Poi che gli racconti alla gente, da quella scatola! (indica la Tv).

AURORA (fremendo) E sai che penso? Che tu, quella volta, ti sei "eroicamente" gettato avanti con una precisa intenzione: rimanere storpio. Quando la mattina andavi a lavorare avevi la faccia di chi va al patibolo... Campare mantenuto dagli altri è sempre stata la tua segreta aspirazione, questa è la verità. Quando io mi spezzavo la spina dorsale su una macchina da scrivere... tu facevi la recita del geloso, questo ti limitavi a fare.

IVIO Hai la faccia tosta di sostenere che non protestavo?

AURORA A parole. Tu sei nato con la mentalità del magnaccia. E la fatalità ti ha fornito l'occasione di esserlo anche nei fatti.

IVIO E tu? Tu che sfrutti il cattivo gusto della gente. L'ignoranza, la volgarità di quest'epoca di merda, tu non lo sei? Tu che ti stai facendo un impero sul bisogno di stronzate che oggi è diventato la vera droga del nostro tempo?

AURORA Fatti fottere!

IVIO (insinuante) Dài, che siamo magnaccia tutti e due.

AURORA Fatti fottere!

IVIO Con la differenza che io rappresento il tipo vecchio, non più in commercio... Il tipo che ci rimette di suo... un poco ogni giorno... (si tocca le gambe) Un tipo in estinzione... Ti facevano tanto pena i rinoceronti, versavi fiumi di lacrime per quei bestioni ormai ridotti ai minimi termini, potresti versarne una anche per me, che sono quantomeno dimezzato.

Entra Demetrio col carrello portavivande.

DEMETRIO Si mangia!

AURORA (lo blocca) Fermo là! (a Ivio) Ti piace giocare allo storpio? Gli storpi, nelle corti rinascimentali, dovevano divertire i potenti, se volevano mangiare. (va all'armadio, ne estrae l'oboe e glielo porge) Il pranzo è là che aspetta. Ma prima suona qualcosa.

IVIO Vuoi scherzare!

AURORA Mai stata più seria! Su! (insiste porgendogli lo strumento) Avanti!

IVIO (dolorosamente a disagio) E' tanto che non tocco quell'arnese...

AURORA E torni a toccarlo per me.

IVIO Più tardi, semmai...

AURORA Adesso!

IVIO (ricordando) Aveva ragione quel direttore d'orchestra tedesco: I musicisti devono essere alti, biondi e con gli occhi azzurri...

AURORA La musica non si deve vedere, ma sentire. Suona!

DEMETRIO (cercando di mediare) Aurora!...

IVIO (stizzoso) Aura, signor suocero. Aurora è morta. L'ho uccisa io (ride istericamente).

AURORA (indignata) Tu adesso suoni! Quella suonata che ti chiedevo sempre, e che non mi suonavi mai.

IVIO La "suonata" sei tu. Sonata, si dice!

AURORA Mai una volta che tu me la facessi sentire!

IVIO E così sarà adesso.

AURORA Adesso i rapporti sono leggermente cambiati, e...

DEMETRIO Ma Aurora! ...Aura...

AURORA Se no resti digiuno! E non soltanto per oggi. D'ora in poi te li dovrai guadagnare, i tuoi pasti!

DEMETRIO (con quel poco di autorità che riesce ad esprimere) Ma insomma, la finite ragazzi?!... Aurora, anche tu!... (poi rivelando il suo vero interesse) Si fredda tutto, e diventa immangiabile. E uno ha fatto tanta fatica, e si deve pure sentire le critiche... "è scotta, è salata...".

AURORA (dopo un tempo) Ma sì, fallo mangiare. Colpa mia, che perdo la testa come un'idiota... (e va allo specchio a ritoccarsi le sopracciglia).

DEMETRIO (in direzione di Ivio, sospingendo il carrello) Si mangia!

IVIO Bene! (andandogli incontro) E poi si fa tanta cacca... E si gioca a pallette... E lei, suocero, fa da bersaglio! Non sparo più, ma la mira, quella, ce l'ho ancora buona...

Il carrello e la carrozzella malauguratamente entrano in collisione.

AURORA (sospendendo il trucco) Via, via, papà, faccio io. Tra voi due non so chi ha più bisogno di essere assistito...

DEMETRIO (mortificato) Ma io... se lui non... tu lo vedi...

AURORA Vuoi renderti ugualmente utile? (estrae dalla borsa alcuni conti correnti) Va giù alla posta. Questi sono i conti correnti per le tasse scolastiche di Lilla e Francesco... E i versamenti per la governante... E qui ci sono i soldi... (gli consegna un mazzetto di banconote, poi a Ivio) E tu adesso mangi e non fai capricci, vero?

IVIO Quanto tempo mi dai?

AURORA Perché?

IVIO Per regolarmi se masticare o ingoiare direttamente.

AURORA Ti do l'impressione di andare di fretta?

IVIO Come se te ne fossi già andata.

AURORA Ti sbagli. (poi si accorge di avere la borsa a tracolla, e la posa) Mi aspettano. Mangia tranquillo, su!... (gli lega al collo la salvietta).

DEMETRIO Allora io vado. Guardate che ai piselli va aggiunto un pizzico di sale... (esce).

IVIO (disponendosi a mangiare) A proposito, come sta Lilla?

AURORA Lilla? Beh, Lilla lo sai, si occupa soltanto di quello che la riguarda direttamente... che le fa più comodo...

IVIO Mica scema! (dolente) Potrebbe venirmi a trovare, qualche volta, però!... Sono più di due mesi che non si fa vedere.

AURORA E' fatta così. Del resto tu l'hai sempre difesa. Di che ti lamenti adesso?

IVIO Ma sì, ma sì... Facesse quello che vuole...

Segue un lungo silenzio, durante il quale Ivio mangia docilmente.

AURORA E di Francesco, di Francesco non mi chiedi niente?

IVIO (senza entusiasmo) Francesco? ...Sì, certo... Come sta?

AURORA (illuminandosi) Ah, Francesco!... Francesco, lui è diverso, lo sai... Giorni fa ha visto una trasmissione sul Sahel, e la sete, e il deserto che avanza... era sconvolto! Ha un potere di immedesimarsi, di farsi carico delle sofferenze dell'umanità... (imboccando Ivio) E non c'è ingiustizia... che non lo turbi fina alle lacrime. Gli occhi gli si arrossano... un istante dopo, due goccioloni gli scorrono giù per le guance!

IVIO (masticando) E' diventato frocio? Ho capito.

AURORA L'hai sempre amato poco, quel ragazzo là.

IVIO Del resto in famiglia i cromosomi ci sono: vedi il nonno materno...

AURORA (non gli bada) Come se io lo avessi avuto da un altro uomo.

IVIO Errato! Proprio perché l'hai avuto da me, e non mi rassomiglia neanche un po', ci sformo tanto.

AURORA Buon per lui se non ti rassomiglia. Io ne sono fiera!

IVIO E allora lo prendesse nel culo, non sono fatti miei.

AURORA Ma va, va, pensa a mangiare. (e con rabbia gli ingolla un'altra cucchiaiata di cibo).

IVIO (deglutendo a fatica) Se mi facessi vedere più spesso anche Francesco... saprei come orientarlo a dovere! Un paio di pornocassette, che so io... e non gli resterebbe nessun dubbio.
(poi, dopo un altro boccone) No, no, meglio a casa tua... lasciamolo dove sta... Meglio! Un padre sciancato non ha molto da insegnare a un figlio nella "corsa al successo"... (guardando fisso avanti) E sai... quelle pornocassette... Le rare volte che me le guardo non mi fanno più nessun effetto speciale, anzi... I primi tempi avevo come degli sbandamenti, degli spaventosi soprassalti di "nostalgia"... Ora non mi fanno più né caldo né freddo... Come se mi venissero da un altro mondo... un mondo in cui non ho mai abitato... Fantascienza, ecco: se penso al sesso, mi sembra un racconto di fantascienza.

AURORA (riprende ad imboccarlo, anche per uscire dall'imbarazzo) Sono buoni, i pisellini. Su, un altro boccone e li abbiamo fatti fuori tutti.

IVIO Non ne posso più!

AURORA L'ultimo cucchiaio... (prova a sforzarlo)

IVIO (ad arte si sottrae) Ahi, me n'è caduto uno addosso!

AURORA Dove? Non mi pare...

IVIO Mi macchierà tutto! (finge di cercarlo).

AURORA Guarda che ti sbagli.

IVIO Tuo padre dovrà cambiarmi di nuovo. Due volte nel giro di un'ora... per l'amor di Dio!

AURORA Non lo vedo.

IVIO (armeggiando) Più sotto.

AURORA Fermo tu, lascia fare a me. (gli fruga in grembo)

IVIO (afferrandole la mano e comprimendosela tra le cosce) Ti trovi, renditi utile in modo più completo.

AURORA (cerca di divincolarsi) Lasciami la mano!

IVIO Una fame vale l'altra.

AURORA Porco!

IVIO Ma come? Eri nota per avere le "mani d'oro"?!

AURORA Porco e bugiardo! Hai appena finito di dire...

IVIO "Mani d'oro" non era questo lo slogan con cui Guerrini ti imponeva sul mercato?

AURORA Fossi stata più pesante, t'avrei schiacciata al suolo, quella volta là! Come una rana!

IVIO Fossi stato meno stronzo, mi sarei riparato sotto la tettoia. Come quando piove.

AURORA (riesce a liberare la mano dalla morsa, ma il piatto si rovescia in terra) Ecco! Che hai ottenuto?... Che abbiamo fatto un troiaio. (indica il pavimento) E oltretutto, resterai digiuno.

IVIO Quanto la fai lunga... per un po' di fantascienza!

AURORA Che scena rivoltante!

IVIO S'è rivoltato solo un piatto, tutto qui.

Aurora si allontana indispettita.

IVIO Oh, ma insomma, perché vieni qui? Rispondi! Per provvedere ai miei bisogni? E allora stabilisco io quali bisogni vengono prima.

AURORA Scordatelo!

IVIO Io, per nove decimi ci riesco. (alludendo al suo sesso) E' quel decimo che non ne vuole sapere.

AURORA Allora sfoglia le pagine gialle. Ci sono persone che fanno questo di professione. Poi mi presenti il conto.

IVIO Preferisco il buon vecchio artigianato dei nostri tempi.

AURORA (guarda in terra, sgomenta) Guarda che hai combinato!... (controlla l'ora) E io che ho già mezz'ora di ritardo... Devo portare le foto in agenzia... E papà che non arriva!... Dove sta la scopa?

IVIO Lascia perdere, io ho sbagliato, io rimedio. (si butta dalla carrozzella) Con la lingua...

AURORA (girandosi di scatto) Ivio!

IVIO (leccando il pavimento) E che fai, non ridi? Un principe rinascimentale si sarebbe sbellicato. (strisciando sul pavimento) Di', non sembro una foca? E allora com'è che la Bardot non difende anche me?

AURORA (sinceramente premurosa, accorrendo) Ivio, perché, perché ti comporti così? Rendi tutto estremamente più difficile. (fa grossi sforzi per rimetterlo sulla sedia).

IVIO Facile non lo sarà mai più.

AURORA (infine riesce a rimetterlo sulla sedia) Domani. Domani telefono allo psicologo. Riprendi la terapia. Stavi meglio quando veniva, e chiacchieravate un poco.

IVIO Lo psicologo no! Ti prego!

AURORA Che hai contro di lui?

IVIO Mi vuole impedire di farmi del male. E' l'ultimo piacere che mi resta, e lui me lo vuole togliere.

AURORA Anzi no, lo chiamo stasera da casa. (segnando l'appunto sulla sua agenda) Va bene per dopodomani alle tre? (al tentativo di obiezione di Ivio) Va bene, va bene.

Ivio non insiste oltre nel suo rifiuto.

AURORA Ora vado (prende la borsa). Tanto, papà non può tardare. Lascio qui questo pacco. C'è dentro un vestito. Mi impiccerebbe. Passo a prenderlo domani. (si avvia).

IVIO (accorato) Aurora!

AURORA (sulla soglia) Che c'è?

IVIO Non andare.

AURORA Dove?

IVIO Dove devi andare.

AURORA E perché?

IVIO Oggi non voglio restare solo. Non ce la faccio.

AURORA (a disagio) Ho un appuntamento che non posso rimandare. Che sono questi capricci proprio oggi?

IVIO (sincero) Non lo so. Ma sento che oggi potrei farmi più male del solito.

AURORA Dai, non scherzare! A domani... (fa per andare).

IVIO Portami con te, allora.

AURORA Un'altra volta. Oggi proprio non è possibile. Un'altra volta... (è fuori scena).

IVIO Aurora!

Si sente aprire la porta d'ingresso.

IVIO (portando la voce) Ieri ho oliato bene bene la mia pistola.

AURORA (sobbalza) La pistola del tirassegno?

IVIO (conferma) Hm... hm...

AURORA Ma se avevi detto che...

IVIO No, non me l'hanno rubata. E poi chi avrebbe potuto farlo? Qui non viene mai nessuno.

AURORA Sicché hai mentito!

IVIO Dai che lo sapevi! Altrimenti non lasciavi al tuo babbino il compito di rovesciare la casa... Ci ho passato sopra tutto il pomeriggio. L'ho smontata, oliata, rimontata... Funziona perfettamente, ora.

AURORA (richiude la porta e riappare, tesa, angosciata) Perché me l'hai detto? IVIO (finto ingenuo) Ho fatto male?

AURORA Per ricattarmi ancora di più, è semplice.

IVIO Ricattarti? Ma perché la prendi in questo modo? Ti ho raccontato come ho passato il pomeriggio di ieri.

AURORA Non te lo avevo chiesto.

IVIO Avresti dovuto. Per educazione, se non altro.

AURORA Dove l'hai nascosta? (la cerca) Dove la tieni, avanti!

IVIO (giocando ad acqua e fuoco) Acqua!

Aurora continua a cercare la pistola.

IVIO Sempre più acqua!

Aurora cambia completamente direzione.

IVIO Ora sei proprio in mare aperto.

AURORA Ma poi come hai fatto a trovarla?!

IVIO Ipocriti! Se volevate che non la trovassi perché l'avete lasciata in questa casa?!

AURORA (a metà fra la rabbia e lo sconforto) Sicché tu addirittura pensi che noi...

IVIO Io non penso: cerco e trovo.

AURORA Dammi quella pistola!

IVIO Non temere, né farò buon uso.

AURORA (angosciata) Ecco, ora mi fai andar via con un patema in più. Come se ne avessi pochi!... (poi riflettendo) Un momento! Chi l'ha presa da lassù? (indica il punto più alto della libreria).

IVIO Che cosa?

AURORA La pistola. Io l'avevo nascosta sull'ultima mensola. (inquisitoria) Chi te l'ha presa da lassù?!

IVIO E' una questione tanto vitale?

AURORA Tu non arrivi oltre il terzo scaffale.

IVIO (a mal partito) Me l'ha presa tuo padre.

AURORA E' salito sullo scaletto?

IVIO Sullo scaletto.

AURORA Ma se soffre di vertigini a stare in piedi?! Ivio, guardami negli occhi.

Ivio le punta lo sguardo sui piedi.

Negli occhi.

Ivio esegue.

(dura) Qua sopra, quando non ci siamo né io né papà, sale qualcuno.

IVIO (con provocazione) Perché non "qualcuna"?

AURORA E chi?

IVIO Prova a indovinare.

AURORA Una mignotta!

IVIO Brava! Hai fatto centro.

AURORA (schifata) E poi reciti la commedia dell'abbandonato, del relitto umano, dell'astinente tormentato dai morsi della carne!

IVIO (si gode il successo) Sei gelosa? Eppure, poco fa, sei stata tu a suggerirmi il rimedio.

AURORA Ora che mi ci fai pensare... qualche volta, entrando ho avvertito un profumo forte... uno di quei profumi da sirena del marciapiede.

IVIO Ti preoccupi che aumentino le spese di gestione del povero papà? Non temere, le ritaglierei sempre dalla mia modesta pensione.

AURORA Se proprio lo vuoi sapere, non solo non mi preoccupo, ma mi è anche passata l'angoscia che avevo. Uno che si organizza le sue seratine non è così disperato come vuol dare ad intendere. (si avvia) A domani, caro!

IVIO (portando la voce) Dalla finestra l'ho rimorchiata!

Aurora si blocca.

Vuoi sapere tutta la verità? E io te la dico. (indica la finestra) Da quella finestra lì. AURORA Non me ne frega un tubo.

IVIO Non è una mignotta, è una casalinga assatanata. Le prime volte io mi aprivo la lampo dei pantaloni, e lei col binocolo si godeva lo spettacolo. Una formica con le ali, di quelle che tu, nel tuo libro, hai descritto così bene... Poi quel rapporto "platonico" ha avuto il suo sbocco naturale. Abita due piani sopra di noi, dall'altra scala. Scende quando il marito va in ufficio. Passa per il terrazzo, così, se il marito ritorna all'improvviso, lei dice che è stata su a stendere i panni, e lui ci crede.

AURORA Bastardo! Tu e quella puttana lì, ammesso che esista...

IVIO Ti risenti? Ma se è il genere di donna su cui hai costruito la tua seconda vita! AURORA Stronzo! Maledetto stronzo in carrozza.

IVIO (con una risatina isterica) Stronzo in carrozza! Bellissimo! Come la mozzarella!

Chiavi nella toppa. Rientra Demetrio.

DEMETRIO (fuori scena) Ah, si ride? Bene. Che vi state dicendo di bello?

IVIO Tante cose, paparino di mia moglie. Venga, venga, che le diciamo anche a lei.

DEMETRIO (entrando) Che avete combinato?! (avvilito) Tutto il pavimento lercio... i miei pisellini!

AURORA Potevi fare prima, papà. Quanto tempo ci hai messo.

IVIO (aulico) Ha fretta. Il secolo ha bisogno di lei.

DEMETRIO (scusandosi) Quanto tempo... quanto tempo... Alla posta di quaggiù c'era una fila incredibile. Sono dovuto andare all'altra...

AURORA (vincendo l'ultimo imbarazzo) Allora io scappo...

IVIO Vai a piedi, o vuoi la mia carrozza?

AURORA (non raccoglie) Torno quando posso.

IVIO Ti aspetto come posso.

AURORA (indugia, poi decisa al padre) Papà, ti dispiace lasciarci ancora un attimo soli?

DEMETRIO (sparendo in cucina) Benedetti ragazzi!

AURORA (prende una sedia e gli si siede accanto. Tace un istante, poi comincia con voce pacata) Un collezionista di conchiglie un giorno acquistò per pochi spiccioli una conchiglia rarissima, strappandola quasi alle mani di un ragazzetto del tutto all'oscuro del tesoro che aveva appena pescato. La conchiglia, più tardi ammirata da tutti, fece la fortuna del collezionista, che in virtù di quel possesso diventò ricco e famoso. Il ragazzo, invece, morì di stenti e di miseria ancora prima di diventare uomo.

Ivio la osserva curioso di sapere dove vuole andare a parare.

Passarono alcuni anni... Una sera il collezionista, solo davanti alla sua collezione, fu preso dall'irresistibile desiderio di tirar fuori quel pezzo rarissimo per risentire come il mare risuonava nel suo guscio vuoto. ma appena l'ebbe accostato all'orecchio la bestiolina rimasta acquattata lì dentro, e miracolosamente sopravvissuta tutti quegli anni, sgusciò fuori fulminea, e andò a mangiargli il cervello. (Aurora tace, e intanto osserva l'effetto delle sue parole sull'altro).

IVIO (dopo un tempo) Ma che cazzo fai, mi racconti le favolette, adesso? Mi hai preso per una delle tue lettrici affamate di cattiva letteratura?

AURORA Io volevo soltanto spiegarti che...

IVIO Bella parabola, non c'è che dire. Degne dei Vangeli! Purtroppo in questa stanza manca il lago Tiberiade. Ma se mi fai bere tre o quattro birre, te lo faccio io in poco e niente.

AURORA Non bestemmiare!

IVIO Sei tu che bestemmi.

AURORA Io?

IVIO Tu, tu! Dire stronzate è bestemmiare contro l'intelligenza.

AURORA (sforzandosi di tornare calma) E va bene, sono cambiata, diversa, niente a che fare con l'Aurora di prima. E' vero, è tutto vero. Ma una persona che...( cercando le parole) che ha desiderato... e ha tentato quella cosa lì... e si risveglia viva... e sana... in tutte le parti del corpo!.. o alla prima occasione ci riprova... due, tre, dieci volte... finché non ci riesce... o si costruisce una corazza intorno al cuore... o meglio uno scafandro... e, così attrezzata, si immerge tra la gente per vincere. Io ho scelto la seconda soluzione. Non piango. Mi hai visto piangere? ...Durante il giorno, bada! La notte, puntualmente, sogno di piangere. E nel sonno piango veramente. E la mattina il mio cuscino è bagnato fradicio!

IVIO (dopo un tempo) A me, la mattina, è fradicio il materasso. Siamo due incontinenti. Hai chiesto in farmacia se c'è un tipo di pannolone per gli occhi? Te lo infili a cappuccio...

AURORA (sui nervi) Ivio! (sforzandosi di ritrovare in sé un'antica dolcezza) Ivio, amore!, se soltanto una volta tu riconoscessi che quella mattina...

IVIO (calmo) Quale mattina?

AURORA Quella mattina lì... (dopo un tempo) Se tu ammettessi, non solo con me... anche con te stesso... che quella volta ti gettasti per afferrarmi...

IVIO ...Che cosa cambierebbe?

AURORA Che forse potremmo ritrovarci... ricominciare tutto da capo... (disperata) Ivio!

IVIO (ha un attimo di cedimento) Aurora, io...

AURORA (gli va idealmente incontro) Sì, Ivio, sì...

IVIO (con uno sforzo che gli costa molto) Per le chiavi mi gettai, per le chiavi! Te lo devo giurare? Su cosa, sulla mia sedia a rotelle? (solenne) Giuro su questo nobile mezzo di locomozione... che quella mattina volevo solo salvare le chiavi, e nient'altro.

AURORA (deglutisce la bile che le è salita alla gola, si ricompone e, dopo avergli lanciato un'occhiata tagliente come un laser) Bene. Quello che dovevamo dirci ce lo siamo detti. L'argomento è chiuso, murato. Quanto a me, non lo riaprirò mai più. (chiamando) Papà! (si avvia e incrocia il padre che porta con sé la scopa... dopo uno sguardo alla stanza): A domani. (esce)

DEMETRIO (candido, cominciando a spazzare) Ah, ragazzi ragazzi! Non vi si può lasciare soli un momento!

IVIO (allusivo) Beh, in confidenza, testa di suocero, ne abbiamo combinato di belle!

DEMETRIO (mettendo quelle parole in relazione col pavimento) Lo vedo, lo vedo!

IVIO Ma no, dicevo in un altro senso. (gli fa cenno di accostarsi) Se avesse anticipato la sua entrata di... qualche minuto, diciamo... avrebbe assistito a una scena "toccante". (afflitto) Poi, purtroppo, non se n'è fatto niente. (riflette) Si potrebbe riprovare, però... Con qualche surrogato, magari... Lei poco fa ha detto che sono in buone mani... (lo previene) No, no, non mi fraintenda, non sono sceso tanto in basso. Ho ancora le mie esigenze... estetiche... (si spinge fino al punto in cui Aurora ha lasciato la busta della sartoria).

DEMETRIO E quello che cos'è?

IVIO (estraendo il vestito dalla busta) Un vestito di Aurora. A occhio e croce, dovrebbe essere la sua taglia.

DEMETRIO (non capisce) Beh, se lo sarà provato, spero...

IVIO Sua di lei, suocero. (lo confronta con la statura del suocero) Le dispiace indossarlo? Per me.

DEMETRIO Io dovrei indossare quel vestito?

Ivio annuisce.

DEMETRIO E perché?

IVIO Ne ho bisogno per l'esercizio che andrò ad eseguire. A volte, sa, la fantasia inceppa... (va a chiudere le tendine: l'ambiente risulta in penombra) Non riesco a pensare a niente che rassomigli anche lontanamente a una donna, a volte... (getta un panno su un'altra fonte luminosa: ora c'è un'atmosfera da incontro galante) E io ho bisogno di un'immagine femminile, se no la scena "toccante" non mi viene bene.

DEMETRIO (afflitto) Oh no!

IVIO Oh sì, invece! Diamoci da fare, su!

DEMETRIO Non ci contare. (ma resta come ipnotizzato dalla situazione).

IVIO Allora?

DEMETRIO Queste sono cose da marinai...

IVIO Faremo a meno della divisa, pazienza.

DEMETRIO Da marinai in alto mare...

IVIO Perché, lei vede la riva? Io no. (sventolando l'abito di Aurora) Ma andiamo, sia sincero: lei non aspetta occasione migliore.

DEMETRIO Parla per te!

IVIO E' una vita che l'aspetta. Lo confessi!

DEMETRIO La tua infermità è nella testa, non nelle gambe...

IVIO (persuasivo) La cosa non uscirà da queste mura, stia tranquillo. Chi potrebbe diffondere la novella, io?

DEMETRIO Chiamo il neurologo...

IVIO Io sono impedito. Non sono il più adatto a correre in giro... a fare da messaggero alato. E poi chi darebbe ascolto a un povero "parà"?!

DEMETRIO Lo chiamo, e ti faccio dare un calmante.

IVIO (seducente, indicando il vestito) Il modello è uno schianto, il colore le dona...

DEMETRIO Una cura di iniezioni. L'elettroshock, se occorre...

IVIO Su, che a volte basta un passo, un passettino... e ci si ritrova finalmente faccia a faccia con la propria verità.

DEMETRIO (penoso) Sono vecchio. Malato per giunta. Soffro di vertigini... Per non parlare di tutto il resto!

IVIO Non è mai troppo tardi!

DEMETRIO Ti prego, ti scongiuro, abbi un briciolo di pietà! Sono troppo vecchio per queste cose... ormai...

I due restano a lungo uno davanti all'altro. Nel silenzio Ivio continua a tentare Demetrio mostrandogli l'abito da tutte le parti. Demetrio, alla fine, cede e, timidamente, si infila il vestito di Aurora.

IVIO Oh, ci siamo!... (e raggiunge una zona d'ombra).

Ora Demetrio è al centro della scena, goffo, immobile.

IVIO Che fa, il manichino? Crede di essere al museo delle cere? Muoversi! Girare... Vita, sangue, lussuria!

DEMETRIO Quanto deve durare questo strazio?

IVIO Se fa bene la parte, qualche minuto. Altrimenti, non c'è limite.

DEMETRIO Per compassione, lo faccio. Sia chiaro! Non per altro.

IVIO A buon rendere. Ma ci metta più temperamento, più anima! Che cazzo!

DEMETRIO (prova qualche passo molleggiato) Va bene così?

IVIO Di più, di più!

DEMETRIO Non sono capace!

IVIO Non è vero. La stoffa c'è. Vada su e giù, e vedrà che le viene sempre più naturale...

DEMETRIO Parto da qui, o vuoi che ti faccia pure l'entrata?

IVIO Da qui, da lì, da dove vuole. Basta che stia zitto! Mi distrae, se parla.

Demetrio tenta una squallida passerella.

IVIO Più mignotta, più mignotta!

DEMETRIO (calcando di più l'andatura, intona una canzone) "Noi siam come le lucciole..."

IVIO E adesso che fa, canta?!

DEMETRIO Poteva aiutarti...

IVIO Cammini soltanto, per Dio!

Demetrio riprende ad ancheggiare per la scena. Chiave nella toppa.

AURORA (da fuori scena) Sono io. Ho dimenticato le foto... (entrando) Che testa scombi... (rimane un istante attonita poi ) Papà!...

DEMETRIO (cercando di liberarsi del vestito) Aurora... io...

AURORA Ma che succede, papà?

IVIO (pronto) Papà e mamma. Ne paghi uno e ne porti via due.

DEMETRIO (piagnucolando) E' tutta colpa sua. Ti giuro, Aurora! Io non volevo... Aurora, imbarazzatissima, va ad aprire le tende.

DEMETRIO (come sopra) Si è messo nelle orecchie, insisteva, insisteva... aveva gli occhi da fare paura... Un diavolo, ti dico! Io sono vecchio, malato... Ho l'artritismo deformante, qui alle mani... e la notte non digerisco, guarda la lingua, guarda... (ma non la mostra) E anche prima, quando era viva Matilde... tua madre... sapessi che inferno è stata la mia vita... Sempre comandato a bacchetta... sempre le stesse accuse... "non hai polso, non hai polso..." E voleva guidare sempre lei. "Tu ti fai sorpassare da tutti quanti" diceva. Che donna terribile! E io... Io... (scoppia a singhiozzare).

AURORA (a Ivio) Sei un essere immondo, schifoso... Sei un verme, un lombrico... lo sputo di un sifilitico!

IVIO (serafico) Calma. Sedetevi e discutiamo.

AURORA Cosa vuoi discutere?! Con i pazzi non si discute.

IVIO La solita guastafeste! Tuo padre cominciava a fare progressi. Alla sua età, quando gli capita più un'occasione simile?

DEMETRIO (affannando) Lo vedi? Continua! (isterico) Fallo smettere, Aurora, fallo smettere!

AURORA (prende le foto, ripone il vestito nella busta e tirandosi via il padre) Vieni, lasciamolo rivoltarsi nella merda, ché quello è il suo posto.

IVIO Aspettate!... Discutiamo, vi dico...

DEMETRIO (sempre piagnucolando) E io che stamattina ero venuto con gioia... Volevo mostrargli il dépliant della nuova carrozzella... modello "Via col vento"... Ero disposto a regalargliene metà...

AURORA (continuando a tirarselo via) Vieni, papà, vieni, andiamo via di qui...

Ivio con mossa fulminea, estrae la pistola e spara prima alle ginocchia di Demetrio (che si accascia su una sedia) e immediatamente dopo a quelle di Aurora (che crolla a sedere sul divanetto). I due, gemendo, si comprimono le ginocchia con le mani.

IVIO (calmo, di quella calma che sanno esprimere soltanto coloro che hanno cancellato ogni confine tra ragione e follia) Bene. Ora che siamo tutti e tre seduti, possiamo cominciare a discutere.

Buio, a segnare un passaggio di tempo.
Dopo qualche secondo di buio, la scena - sempre la stessa, ma questa volta senza attori - comincia a rivivere in virtù della palpitante luce di un candeliere (acceso in camera da letto) che filtra attraverso la porta aperta. Da questa porta un attimo dopo Aurora, su una sedia a rotelle, entra recando in mano il candeliere. Dall'altra quinta il signor Demetrio, anche lui su una sedia a rotelle, entra portando un leggio, che poi colloca al centro della scena. Con abile mossa di ruote Aurora gli si accosta e sistema il candeliere in modo da far luce sul leggio. Con i tempi di un balletto a rotelle, nel frattempo il signor Demetrio è andato a prendere una partitura, e ora viene a collocarla con molta cura sul leggio. Messa a punto ogni cosa, padre e figlia vanno a sistemarsi al lato della scena. Solo ora entra Ivio sulla terza sedia a rotelle (N.B. le tre sedie porteranno ben leggibile il nome del modello "Via col vento"). Ivio ha in mano il suo oboe. Il signor Demetrio e Aurora applaudono sorridenti. Ivio, anch'egli sorridente, risponde all'applauso con un composto movimento in giù del capo.
I due spettatori si passano un foglio che ha tutta l'aria di essere un programma. Ivio porta l'oboe alle labbra, rimane un istante immobile ad occhi chiusi, poi attacca a suonare.


SIPARIO