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Manlio Santanelli - Il teatro

Manlio Santanelli

a cura di Barbara D'Andria

 

Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.

M. Santanelli

L'aberrazione delle stelle fisse (Vita natural durante)

a cura di Barbara D'Andria

Santanelli osserva al microscopio la famiglia moderna che interpreta come area di conflitto per eccellenza e generalmente esplora i rapporti di coppia attraverso il violento scontro fisico e psicologico tra due personaggi principali. L'aberrazione delle stelle fisse mostra, esattamente, questi conflitti patologici.
Protagonisti della vicenda sono un fratello e una sorella, Antonino e Priscilla, entrambi sulla cinquantina, i quali continuano a vivere insieme, nonostante la voglia di rendersi indipendenti l'uno dall'altra. La paura di restare soli dà vita ad una sindrome di controllo incrociato. I due personaggi vivono, spiandosi reciprocamente, cercando di scoprire il "buco nero" della loro rispettiva esistenza. L'assenza di Antonino da casa, prolungatasi per un mese, ha minato profondamente questo rapporto che va avanti tra minacce e sospetti reciproci nel tentativo di colmare questa lacuna che coinvolge anche la sorella, poiché, in quel fatidico mese, anch'ella sparisce misteriosamente. Nasce così una sorta di giallo, un continuo processo che mette a fuoco una gelosia incrociata e un'inconsapevole mentalità incestuosa. Tutti questi misteri, queste digressioni finiscono, inevitabilmente, per influenzare i loro corpi, degenerando in patologie somatiche, conseguenza delle loro fobie sempre più evidenti, che si manifestano in Priscilla con la sua mania di disinfettare tutto ciò che tocca e in Antonino che, preda di un'ansia incontrollabile, si ingoia la lingua.
La trama si sviluppa all'interno di un appartamento popolare, un "ambiente dimesso ma ben tenuto", disseminato di mappe, carte geografiche e guide nazionali e internazionali che appartengono ad Antonino, chiari simboli di una voglia di libertà, di un tentativo di fuga solo apparentemente ostacolato dalla continua intrusione della sorella, ma, in realtà, frustato dalla paura di rinunciare alla reciproca compagnia.
L'appartamento si trasforma, così, in un rifugio, uno spazio da cui non si può uscire, che immobilizza i protagonisti, li separa da tutto il resto. Antonino, nonostante la consapevolezza del suo stato di infermità mentale e fisica, generato e alimentato dal rapporto "malato" con Priscilla e nonostante l'apparente determinazione con cui mette a punto il suo progetto di viaggio in moto attraverso l'Oriente, illudendosi di poter ricominciare a vivere, non riesce a chiudersi la porta alle spalle e tutti i suoi tentativi di sfuggire all'influenza soffocante di Priscilla si rivelano vani, perché, in fondo, egli sente di non avere altro che sua sorella con la quale condividere pene e frustrazioni. Presto sarà la realtà esterna ad entrare prepotentemente nell'appartamento, rifugio provvisorio di altri due personaggi: Ramon, un'ex domatore di leoni privo di slanci e improbabile "pretendente al trono" di Priscilla, e Passiflora, la "lucciola della notte", che evoca passione amorosa e vitalità. I personaggi si pongono l'uno di fronte all'altro in maniera visibilmente antitetica: Passiflora entra carica di fiori e di allegria, la sua naturalezza e il buonumore che diffonde si scontrano con l'atteggiamento di Priscilla, la quale considera la sua casa una sorta di grembo materno impermeabile alla realtà contaminata ed impura e mostra un atteggiamento sempre più contrariato e astioso nei confronti della rivale. Ramon e Passiflora costituiscono agli occhi di Antonino l'unica, reale possibilità di entrare a far parte del mondo, fuggendo da quello stato di immobilità, e, infatti, verso la fine del dramma, egli li supplica di salvarlo, portandolo via con loro, possibilità che sfuma molto presto a causa dell'entrata in scena di Priscilla che, preda di un inverosimile attacco isterico, fornisce al fratello l'occasione necessaria per impedirgli di partire.
Ciò che unisce i protagonisti delle commedie di Manlio Santanelli è un legame indissolubile, che matura tra sopraffazioni e complicità, stringendoli in una morsa che li soffoca, ma dalla quale non possono liberarsi, se vogliono continuare a esistere. "Il mal di vivere", che attanaglia Antonino e Priscilla, individua nella simulazione la sola via per esprimersi. L'unico sistema di affrontare il vuoto che avanza è mentire, simulare una realtà inesistente, sognando una sopravvivenza possibile. I trenta giorni, durante i quali, entrambi, hanno lasciato il loro "nido malato", diventano la chiave giusta per aprire la porta su una nuova realtà, per quanto misteriosa o macabra possa essere. Un mese, "la seicentesima parte" di cinquant'anni vissuti insieme, pesa su di loro come un macigno, mettendo in luce morbose curiosità e reciproche fobie. Le storie si susseguono e impediscono di comprendere fino a che punto le evocazioni ed i ricordi siano sinceri o, più probabilmente, manipolati. Solo alla fine Antonino si lascerà andare a una confessione completa, rivelando il motivo che lo ha costretto ad allontanarsi da casa e mettendo in luce la sua reale condizione di essere disperato. Il violento stato del paesaggio napoletano, il bradisismo, sembrano aver definitivamente contaminato i personaggi di Santanelli: la realtà bruciante, magmatica, ha investito lo spirito. In questa commedia tutto ruota intorno a un'aberrazione costante che urta le stelle fisse, i protagonisti, immobilizzati dalle rispettive nevrosi. Terminata la fatale confessione, la tensione raggiunge un parossismo tale da degenerare in uno scontro psichico, al punto che Antonino si getterà con la moto sulla sorella con l'intenzione di ucciderla.