Manlio Santanelli
a cura di Barbara Barone
Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.
M. Santanelli
a cura di Barbara Barone
Beati i senza tetto perché vedranno il cielo.
M. Santanelli
Ancora una volta elemento essenziale per l'autore è una stanza, un luogo più o meno desolante in cui rinchiudere due persone, lasciando che il tempo e le loro frustrazioni vengano a galla, assumano forma e consistenza. L'ambiente in cui si svolge questa commedia è una stanzetta piccola, spoglia, con le pareti segnate da profonde crepe causate dal bradisismo. È un ambiente instabile, come instabile è il rapporto che lega Cirillo e Pacebbene. Santanelli non lascia trasparire molte informazioni relative all'ambiente esterno, tutta la sua attenzione è prestata ai dialoghi. Sappiamo, tuttavia, che al centro della stanza vi sono i due letti, un tavolo dove sono ammucchiati i libri che Cirillo dovrebbe rilegare e gli oggetti di Pacebbene. C'è poi un piccolo cucinino che non appare mai ed un bagno altrettanto minuscolo: "[...] La scena rivela un'angosciante precarietà, sottolineata, ove non bastasse, da numerose lesioni alle pareti. Due pali, posti a sostegno del soffitto, scandiscono lo spazio in tre parti. Ai due lati di questa sorta di trittico sono visibili due letti. Uno è disfatto e vuoto, l'altro è ancora rigonfio di un ingombro che non dà segni di vita...". (M. SANTANELLI, Uscita d'emergenza, presentazione di Nello Mascia, Napoli, Guida editori, 1999, p. 16)
Gli unici contatti con il mondo esterno avvengono tramite una finestra dalla quale Pacebbene spia un ipotetico arrivo del proprietario di casa ed il telefono, dimenticato su un armadio e che improvvisamente suonerà dopo anni di silenzio verso il termine della commedia.