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Autori - Annibale Ruccello

Annibale Ruccello

a cura di Carmela Lucia

 

E po’ co sta lengua toscana avite frusciato lo tafanario a miezo munno! Vale cchiù na parola Napoletana chiantuta ca tutte li vocabole de la Crusca!

A. Ruccello, Ferdinando

Il teatro

Autore, regista e attore dalla straordinaria vitalità drammaturgica, Annibale Ruccello, insieme a Enzo Moscato (1948) e Manlio Santanelli (1938), è considerato un erede della tradizione napoletana e uno dei nomi più rappresentativi della “nuova drammaturgia napoletana”, che negli anni Ottanta contribuisce al rinnovamento e alla rinascita della scena teatrale italiana.
Ruccello, con la sensibilità dell’antropologo, riesce a cogliere i segni di una perdita di un sistema di valori, di linguaggio, di un’identità culturale anche ancestrale che si è corrotta a contatto con i nuovi sistemi ideologici proposti dai mass media. Per questi motivi il suo si configura come un teatro definito “della crisi”, un teatro minimale, tragico, fortemente ancorato all’analisi di aspetti sociali e, ancora, come per gli altri drammaturghi napoletani, un “teatro della malattia”, con ascendenze più lontane nel Kammerspiel di Ibsen e Strindberg e più vicine, nelle figure di Pinter e Genet (Cfr. C. Giovanardi, Plurilinguismo e antirealismo nel teatro napoletano, in Lingua e dialetto a teatro. Sondaggi otto-novecenteschi, Roma, Editori Riuniti, 2007, pp. 91-124).
I temi delle commedie di Ruccello sono connotati da una forte unitarietà: centrale è senz’altro il tòpos della perdita d’identità, culturale, psicologica, linguistica e sessuale; inoltre sono dominanti: il motivo dell’androgino, del travestitismo, del camuffamento, il tema del doppio, della rappresentazione di una realtà claustrofobica, fatiscente, irreale. Sul piano formale, invece, la drammaturgia di Ruccello appare molto più varia ed eterogenea. Il corpus delle opere spazia dal monologo e dalle commedie noir ai grandi affreschi storici, contamina le forme del romanzo storico con il teatro da camera, il vaudeville con la farsa, non senza tralasciare l’apporto di altri codici espressivi, primo fra tutti, la musica.
Il teatro di Ruccello che appare in molte e varie sue forme contrassegnato da una grande ricchezza narrativa, per il ruolo preponderante che assumono la tradizione e i generi letterari, recupera la consapevolezza dell’importanza della narrazione, la necessità della parola restituita al suo valore semantico e si impone per la forza di una grande espressività, nonché, sul piano tematico, per un ricchissimo spessore culturale, segnando sicuramente un forte modello di riferimento per autori-attori contemporanei come Enzo Moscato o Francesco Silvestri.