Peppino De Filippo
a cura di Daniela Piscopo
Considerate, vi prego, il mio teatro lo specchio di voi stessi...
P. De Filippo
a cura di Daniela Piscopo
Considerate, vi prego, il mio teatro lo specchio di voi stessi...
P. De Filippo
Peppino De Filippo fu autore di circa quarantasei opere tra farse e commedie, senza contare le poesie, i racconti, le canzoni, i fumetti, le favole umoristiche, tutte nate da una mente brillante, vivace, arguta, quella di un uomo che amò e rispettò profondamente il suo lavoro conferendo grande dignità ad un genere considerato "minore" in cui credeva fermamente. In lui vivevano perfettamente in simbiosi il riso e il pianto, la gioia e il dolore, espresse egregiamente nei volti e nei gesti dei numerosi personaggi cui dava vita. Le sue farse sono delicate composizioni che si servono di uno strumento semplice come quello della risata per mostrare il palcoscenico della Napoli dei suoi tempi la sua povertà, le sue ipocrisie, le convenzioni, la superstizione, ma anche il carisma, l'ingegno, la fantasia di un popolo che forse più di chiunque altro vive tra realtà e finzione, che mette e toglie la propria maschera per non soccombere. Egli si sentì sempre attratto da questa forma di teatro perché riteneva che dietro il riso si nascondesse spesso l'ombra di un dramma. Peppino amava i lazzi, le battute "a soggetto", ma la sua non era una comicità forzata. Tutto ciò che poteva sembrare lasciato al caso, era invece sapientemente costruito. C'era alle spalle un lavoro faticoso fatto di studi sulle scene, sulle trame, sui personaggi. Le sue farse non erano mai banali, mai artefatte. Forte era indubbiamente il legame con il passato con la commedia dell'arte ma è altrettanto vero che seppe fare di questo patrimonio esperienza personale, bagaglio culturale, per poi muoversi su una strada propria, ravvivandola con la sua arte. Si è ben lontani dalle farse medievali, dai lazzi volgari, dal riso a tutti i costi, ingabbiate nei limiti del loro repertorio. Peppino utilizza un genere antico rendendolo profondamente moderno attraverso storie reali, personaggi veri, mai imbalsamati in un unico ruolo, un linguaggio semplice e lineare che è quello dei suoi tempi, conferendo ad ogni opera ampio respiro e grande dignità. Il suo diventa un teatro fatto di smorfie, gesti, volti, maschere in cui tradizione ed innovazione vengono sapientemente cucite. Un teatro della risata amara dietro il quale muoveva i fili un uomo di grandi capacità artistiche, che seppe cimentarsi anche in repertori diversi dal proprio, allontanandosi ogni tanto da quello stile che aveva creato, mostrando a tutti la sua versatilità.