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Peppino De Filippo - Il teatro

Peppino De Filippo

a cura di Daniela Piscopo

 

Considerate, vi prego, il mio teatro lo specchio di voi stessi...

P. De Filippo

 

Miseria bella

E' una farsa in un atto dai toni brillanti e malinconici, rappresentata per la prima volta al teatro Kursaal di Napoli nel 1931. E' la storia di due poveri artisti che patiscono la fame al punto da non riuscire nemmeno a reggersi in piedi. E anche quando, non credendo ai loro occhi, trovano un pacchetto di cioccolatini, nel divorarli, scoprono che sono purgativi.

AMBIENTAZIONE: la farsa è ambientata in Italia (nessun luogo specifico viene tuttavia citato dall'autore) durante gli anni '30 e propone una scenografia piuttosto povera, scarna, quella di una misera soffitta adattata a studio di scultura e pittura. Seguendo la descrizione della didascalia, più precisamente troveremo a destra della scena in prima quinta una porta da cui entrano ed escono i personaggi; in fondo, al centro, un bagno chiuso in un armadio a muro, mentre a sinistra sotto una finestra è posta una branda su cui dormono insieme i due protagonisti. Un cavalletto da pittore e uno sgabello sono sistemati a destra della scena, mentre tre sedie, un lavandino e un comodino sono distribuiti uniformemente. Tutta la stanza inoltre, compare in ombra, perché un vecchio e polveroso tappeto copre interamente la finestra senza battenti, attenuando la forte luce che proviene dall'esterno.
PERSONAGGI: i personaggi sono rispettivamente: Eduardo lo scultore, Vittorio il pittore, Melasecca il possidente, Pasquale il portiere e Giulia giovinetta di 20 anni. La storia ruota attorno ai due protagonisti Eduardo e Vittorio, artisti senza fama, che vivono miseramente in una spoglia soffitta, digiunando da giorni. La situazione, nella sua drammaticità, assume toni divertenti ed esilaranti, grazie anche ai numerosi lazzi che si creano quando entra in scena un ricco possidente per fare un'ordinazione e viene preso dai crampi allo stomaco che lo costringono a mangiare davanti ai due affamati. Oppure quando Pasquale il portiere descrive minuziosamente il pranzo che gli ha preparato la moglie: pasta e fagioli con baccalà!, e i due, agitati, bevono grossi sorsi d'acqua per lenire il languore. Divertentissima è infine anche la scena in cui giunge una giovane donna ricca e viziata, che lo scultore aveva conosciuto in precedenza, magnificandole lo studio. La ragazza infatti vuole visitarlo ad ogni costo andando ad aprire la porta dell'armadio dove scopre il pittore seduto sul gabinetto!
TECNICHE LINGUISTICO-STILISTICHE: la farsa in lingua, non prevede (almeno nel testo a stampa) alcuna battuta in dialetto, né tanto meno voci fuori campo o monologhi. E' invece tutta costruita su dialoghi espressi in un linguaggio chiaro e lineare, che nella sua semplicità diventa sapientemente comunicativo e di sicuro effetto comico. E' un linguaggio che sottolinea i gesti, accompagna i movimenti, si fonde con l'attore diventandone parte integrante, essenziale.
COSTUMI: l'opera è priva di didascalie così precise che descrivono nei minimi particolari gli abiti dei personaggi. L'autore è molto vago, forse anche per non essere completamente vincolato nella scelta in occasione della messinscena.
MESSINSCENA: Napoli, teatro Kursaal 1931; Napoli, teatro Nuovo 10 Aprile 1931.