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Enzo Moscato - Articoli scelti

Enzo Moscato

a cura di Isabella Selmin


Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.

E. Moscato

 

Quel ricordo che sa di poesia

"Compleanno" di Moscato al Ridotto del Biondo.

Palermo - Se un attore riesce a trascinare in un suo mondo di gesti, di suoni, di odori, si può acquistare, senza saperlo, un po' di vita nascosti nel buio della sala. E si esce dal teatro furtivamente, ladri di un segreto. Queste confuse sensazioni si possono avere partecipando a Compleanno, un monologo di Enzo Moscato dedicato a Annibale Ruccello, notevole autore teatrale ormai scomparso. Lo spettacolo, presentato al Ridotto del teatro Biondo all'interno di un progetto dedicato al teatro di Moscato, permette di indagare il tipo di lavoro che l'autore ha sviluppato negli anni passati. Il testo, scritto nell'86, presenta un Moscato solo in scena mentre investe se stesso, la sua storia, proponendo la creazione di una lingua nuova. Lingua che si presenta come un sistema aperto, capace anche di raccogliere caratteri diversi in un'unica figura. Una lingua che scava al di là delle regole in un mondo individuale di suoni. Si fondono il napoletano, il tedesco, l'italiano così come si mescolano, talora svuotandosi, storie e immagini lontanissime; si riscoprono parole dimenticate, capaci di evocare un indistinto tempo del ricordo. Anche la struttura dello spettacolo è aperta e circolare, come in Recidiva: ritornano frasi e azioni che segnano una non-storia. La scena è composta da pochi elementi, due sedie e un tavolo: è un luogo chiuso, interiore, intimo dell'incontro di Moscato con il ricordo. Si avverte una sorta di tensione verso l'assenza, un lento disgregarsi che avvicina Moscato all'assenza, intensissima, di Ruccello. Diceva Moscato che il suo teatro è un teatro di dichiarazioni; e non è difficile, in realtà, immaginarcelo così immerso nella sua finzione. Tra asprezza e ironia Moscato percorre la partitura del suo testo in cui si inseriscono raffinati momenti musicali, talvolta cantati in scena. Quel che sorprende è come un ritmo indecifrabile riesca a trascinare ogni gesto ogni parola. Gli applausi vanno a un eccezionale Moscato e alla misteriosa presenza di Ruccello.

Giuseppe DI LIBERTI, "il Mediterraneo", 28 marzo 1996.