Enzo Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
Alla sua maniera, tra un riff vocale di Susan Vega e un travolgente ritmo latino dei Gipsy King, Enzo Moscato scandisce il tempo della diversità e dell'emarginazione.
Compleanno, in scena fino a stasera alla Galleria Toledo, compie infatti sedici anni, mantenendo però intatto lo spirito commosso ed emozionante dell'omaggio all'amico e collega Annibale Ruccello, morto tragicamente in un incidente stradale proprio nell'86. Ricordo anche simbolico, visualizzato dal lancio di tre rose rosse sulla scena, quelle di Jennifer, il travestito protagonista di una delle pièce più riuscite del drammaturgo stabiese. Intanto Moscato racconta con il suo continuo flusso di pensieri tradotti in parole, accenti, ammiccamenti e filastrocche, le storie di Bolero, di Cartesiana e Cha Cha Cha e di Ines che non c'è. Un intero repertorio di vicende umane dove degrado sociale ed esistenziale sembrano confondersi in un tourbillon di marginalità, che pur mantenendo intatta la propria vena di dolore, non rinunciano a sorridere di sé e degli altri, miscela esplosiva di quell'universo antropologico ancora vivo sui Quartieri spagnoli, nonostante le radicali trasformazioni avvenute in questi ultimi anni nel suo tessuto vitale.
C'è una festa da celebrare, c'è una torta, ci sono le candeline ed il brindisi da fare. Eppure è festa di tragedia, di vita e di morte, di assenza prima ancora che di presenza.
Stefano DE STEFANO, "Corriere del Mezzogiorno", 17 marzo 2002.