Enzo Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
Spettacolo miracoloso dal Chantecler di Rostand. Ovazioni del pubblico
I miracoli a teatro ci stanno di casa: ed ecco Chantecler di Edmond Rostand, che è forse la commedia più bella dell'autore del Cyrano, ma fu stroncata al suo esordio parigino quasi un secolo fa, arrivare finalmente a un allestimento italiano grazie allo Stabile di Catania con uno spettacolo bellissimo, finito anche alla prima napoletana col pubblico tutto in piedi che non smette di applaudire i 33 felici attori.
Questa inattesa festa deve molto alla accuratissima sensitiva direzione di Armando Pugliese, e a Enzo Moscato, che ha tradotto e liberamente adattato la pièce, attualizzandola e giocando con le rime, i ritmi, i bisticci linguistici coloriti da innesti francesi e napoletani: un testo fatto per essere detto, appoggiato dalle musiche di Enzo Gragnaniello che, partendo dalla fisarmonica reggono un ribollire di grida e versi animali nel cortile colorito di oggetti da Andrea Taddei tra i fantasiosi costumi di Silvia Polidori.
Sono bestie questi personaggi, una folla di uccelli, e volatili di ogni tipo con l'aggiunta di un cane, un gatto e alcuni rospetti, ma tutti ovviamente si comportano come gli uomini a cui si vuol irridere, secondo una ricetta che funziona dai tempi di Aristofane, molto caratterizzati nelle fasi mutevoli del mondo accuratamente studiato da Rostand e tradotto con plastica accuratezza di particolari dallo spettacolo, conducendoci dai concertati del pollaio all'incanto notturno nel verde, dove si apre uno spazio per i sentimenti, a una vita di relazione accentrata su modalità e intrighi di corte.
Al centro figura comunque Chantecler, gallo chic e molto sexy, convinto di dare la luce al giorno coi suoi chicchirichì, perfettamente modulati da Pietro Bontempo, e la sua trepida passione per la gustosa fagiana della deliziosa Imma Villa che lo adora. Ma questo è uno di quei rari casi in cui uno spettacolo di massa riesce a dare spazio a un approfondimento delle caratterizzazioni. Si sono fatti due nomi portanti della recita, ma vanno subito aggiunti almeno quelli del Merlo di Ernesto Lama, preciso nel gesto e nell'eloquio, o della Faraona esuberante e snob di Carla Cassola. Ma purtroppo lo Stabile di Catania ha cambiato direzione e non riprenderà questo lavoro la prossima stagione.
Franco QUADRI, "la Repubblica", 21 maggio 2007.