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Enzo Moscato - Articoli scelti

Enzo Moscato

a cura di Isabella Selmin


Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.

E. Moscato

 

Molière secondo Goldoni, lo scanzonato "tradimento" di Enzo Moscato

Tradimento. Enzo Moscato lo annuncia a priori - e in ogni caso non poteva essere altrimenti - mettendo mano a Il Molière di Goldoni, opera minore e assai poco frequentata del commediografo veneziano. E di tradimento voluto e proclamato si può parlare non tanto per la riscrittura, che rispetta strutturalmente la trama e l'architettura dell'opera, bensì per l'allestimento che ha debuttato alla Biennale Teatro di Venezia sotto il titolo Le doglianze degli attori a maschera.
Alle Tese delle Vergini (sempre caldissime) il pubblico ha gustato uno spettacolo brioso, brillante. Una rilettura goldoniana che risponde per larga parte agli stilemi consueti del regista napoletano, ma che d'altra parte offre una caratterizzazione qualitativamente alta del ripensamento sull'originale. In sostanza, se Goldoni va tradito per diventare contemporaneo e vivo, questo lavoro di Moscato offre una lezione rispetto a questa interazione tra il testo e il tempo. Perché nella libertà che lui si è preso rispetto al testo, davvero si legge una capacità acuta e ironica (mescolata al compiaciuto istrionismo dell'autore) di mettersi in gioco nel confronto con il testo altalenando - per dirla con le sue parole - "fra aggressione alla pagina e improvvisa tenerezza, sarcasmo e demenzialità, cantabile ragionevolezza e insopportabile stonatura del senso".
Ecco che il gioco quasi tragicomico - con l'irruzione del grottesco nella morente commedia - scaturisce con vigore e divertente qualità nell'allestimento veneziano. Su una pedana delimitata da vasche d'acqua del colore della laguna, quasi come sulla pista di un circo, si alternano personaggi ritagliati come burattini dai tratti marcati: dal Molière sdolcinato e vezzoso, che rilassa i nervi col puntocroce e insidia la figlia della propria amante, la sguaiata Bejàrt, fino al cinico impostore e ipocrita Pirlone, che verrà messo alla berlina con il debutto dell'opera Il tartufo. Anche i personaggi popolari o la incolta lolita che attira le brame di Molière vengono tratteggiati con efficaci pennellate. E tutti i personaggi parlano rigorosamente in rima baciata, con un eloquio che però si cala su registri differenti. E a far da contrappunto ci sono brani musicali anacronisticamente tratti dalla musica leggera (Modano, Di Capri, Nada, i Righeira, Rita Pavone) e inserti nemmeno troppo celati dalla tradizione comica napoletana.

Giambattista MARCHETTO, "Il Gazzettino", 30 luglio 2007.