Enzo Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
Al Teatro Nuovo lo spettacolo del drammaturgo
Il sogno di Giruzziello, in scena da stasera e fino a domenica nella Sala Assoli del Teatro Nuovo è una sorta di inconsueta, frammentaria e personalissima elaborazione del lutto. Perché il "Sogno", citato nel titolo dello spettacolo di Enzo Moscato non va in scena terapeuticamente per rimuovere il dolore o per ricucire la ferita lasciata aperta dalla scomparsa del fratello e sodale, in tanti spettacolo messi su per il passato, del drammaturgo. Al contrario per il suo autore è un modo per mantenere sempre vivo il senso della vita, della gioia, dell'umorismo, che l'indimenticabile Giruzziello sapeva comunicare a tutti - pubblico e compagni di scena - per il tempo della sua vita, intenso per quanto breve. Gita festosa, in memoria di un amico, al paese, misteriose e Chi t'ha ntise (letteralmente: Chi t'ha sentito, metafora ovvia dello stesso Teatro), è l'ideale sottotitolo di questo lavoro, che, tra l'onirico, il tragico, il comico, il grottesco, situazioni sceniche e di scrittura, sospese nella celebre e consueta dimensione drammaturgica moscatiana, in cui si fondono realtà ed immaginazione, concretezza e simbolismo, ricorda a un anno dalla sua prematura scomparsa, la figura, umana e artistica di Gino, fratello e compagno di scena in tanti suoi spettacoli allestiti in passato. E anche in questo caso Moscato, espressione storica della nuova drammaturgia napoletana, assembla lingua ed espressioni, idiomi di ieri e di oggi, creando un linguaggio plastico e universale. Ne deriva un pastiche linguistico che si impernia sull'uso del linguaggio dialettale napoletano, che diventa base e denominatore comune per un gioco metalinguistico in cui si intrecciano con naturalezza termini inglesi, francesi e tedeschi. Moscato, come sempre nei suoi lavori, cura il testo, l'ideazione scenica e la regia. Al suo fianco un cast numeroso formato da Valentina Capone, Cristina Donadio, Gino Grossi, Carlo Guitto, Pasquale Migliore, Salvio Moscato, con la partecipazione di Francesco Moscato, Gianky Moscato, Peppe Moscato, Fortunato Mugnano e Giuseppe Affinito jr. Insomma la sua famiglia come Enzo la più volte definita. La scena ed i costumi sono a cura di Tata Barbalato, le luci di Cesare Accetta, la selezione musicale di Donamos.
Stefano DE STEFANO, "Corriere del Mezzogiorno", 26 aprile 2007.