Enzo Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
a cura di Isabella Selmin
Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.
E. Moscato
Non uno spettacolo, ma l'omaggio ad un'Assenza. Non un recitare - un fingere - ma il testimoniare, in quanto amici, congiunti, compagni d'avventura del teatro, l'intenso percorso di una vita - stroncata troppo presto. Sempre vissuta con profondità e, insieme, con spirito umoristico, solare, divertito.
Perché era esattamente questo, Ciro Moscato: lo straordinario, ossimorico, connubio degli opposti, tanto già presente negli scenici lavori del fratello, drammaturgo, Enzo, e a cui, egli, Ciro, non mancava mai di unirsi, di partecipare, con personalissimo, ironico rilievo. Ora non c'è più. Da un anno.
E in capo a un anno esatto, dalla sua dolorosa scomparsa, i figli, i fratelli, la gente tutta della Compagnia Teatrale, di cui lui faceva parte, intendono ricordarlo. Con un'insolita rappresentazione, che parte da due suoi piccoli soggetti (Il Sogno di Giruzziello e 'A Famiglia de' Funge Avvelenate), dilatati e trasfigurati, insieme ad altri brani, dalla mano di Enzo, in una sorta di patetica, inevasa domanda escatologica sul mistero dell'Al di Là. Sul dove e sul come si finisca (o si continui ancora, chi lo sa?), di parlare e di sognare, di ridere e immalinconirsi, dopo essere dipartiti. Dopo (il vago e malsicuro), essere morti.
(Note della Compagnia Teatrale Enzo Moscato)