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Enzo Moscato - Il teatro

Enzo Moscato

a cura di Isabella Selmin


Nessuna parola già detta andrebbe abbandonata mai, in teatro.

E. Moscato

 

Aquarium Ardent

Aquarium Ardent messa in pagina/messa in scena di Moscato in omaggio all'esprit creativo francese dopo gli spettacoli dedicati a Lacan (1993), a Copi (1995), ad Artaud (1996), risulta da uno studio attorno ad una delle opere più misconosciute e controverse di Rimbaud, lo scritto giovanile Un cuore sotto la tonaca (1870) che, oltre ad essere l'unico esempio veramente narrativo della sua produzione artistica, è anche, forse, l'unica traccia autobiografica rimastaci degli anni in cui, allievo precoce e geniale d'un collegio tenuto dai Gesuiti, cominciava clandestinamente a fare su di sé 'alchimia delle passioni', a forgiarsi, cioè, un'anima-mito, un'anima-leggenda, attraversata ancora da freschezze, ingenuità, candori, ma anche già da turbe, perversioni, umoristici e tragici esercizi d'irregolarità esistenziale, di volta in volta giocati sul piano della carne o dello spirito, o sulla disinvolta fusione di questo e di quella, con la risultante che ciò che ne viene fuori - la scrittura - è sempre come in bilico, sul limite, tra la minuta registrazione del concreto, del quotidiano, e la sua paradossale dilatazione nell'assurdo, nel puro immaginario, nel 'poetico'.
Di questa tensione, Moscato, come già per Copi ed Artaud, non si è limitato a citare e a mettere in scena la lettera, le parole di Rimbaud, ma ne ha tentato, secondo insolite angolazioni rappresentazionali, un'anomala, metaforica, riscrittura in cui le lontananze-differenze tra la fonte ispiratrice originaria e il suo attuale chiosatore scenico mirano, alchemicamente, a liquefarsi-dissolversi in una sola, fantomatica, speculare immagine: quella dell'Aquarium Ardent, appunto. L'acquario ardente, bruciante, illusorio e ustorio dell'anima.
Seminario-seminaio fiammante in cui qualsiasi adolescenza, di qualsiasi tempo, transita e, nel farlo, non bada a consumarsi.

(Note dell'Autore)