Roberto Bracco
a cura di Marilena Gentile e Samanta Scidone
Il teatro di prosa - non par vero - è un po'... come l'Amore, quanto più si discorre d'Amore, tanto meno l'Amore finisce.
R. Bracco
a cura di Marilena Gentile e Samanta Scidone
Il teatro di prosa - non par vero - è un po'... come l'Amore, quanto più si discorre d'Amore, tanto meno l'Amore finisce.
R. Bracco
Di origini modeste e insofferente alla scuola, Bracco svolge, fin da giovane, le più disperate mansioni per rendersi economicamente indipendente. All'età di diciassette anni, l'autore inizia a lavorare come apprendista spedizioniere; egli considera questo lavoro un'occasione per entrare a far parte del giornale partenopeo "Il Corriere del Mattino", diretto da Martino Cafiero. Un anno dopo il suo sogno si avvera: Bracco, infatti, ha solo diciotto anni quando entra nella redazione del "Corriere" come semplice reporter, mostrando una predisposizione per la novellistica in genere. Successivamente egli viene promosso al grado di cronista; è il periodo in cui inizia ad utilizzare lo pseudonimo Baby, con il quale firmerà il polemico pamphlet sullo Spiritismo a Napoli e molti articoli pubblicati su "Capitan Fracassa", sul quale scrivono, fra gli altri, Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao: si tratta di due importanti figure letterarie dell'epoca con le quali Bracco instaura una collaborazione amichevole. Per quanto riguarda la Serao, Bracco la incontra nel 1882 nella redazione de "Il Corriere"; poi, in occasione della morte della scrittrice, avvenuta nel 1927, egli scriverà, per la "Nacion" di Buenos Aires, un suo profilo dal titolo Donna Matilde. Scarfoglio, fondatore de "Il mattino di Napoli", nel 1892, in occasione del centenario della fondazione del giornale, chiama Bracco a lavorare nella sua redazione.
In breve tempo, Bracco diventa il maggiore critico teatrale de "Il Mattino". Memorabile è la sua intervista a Gemma Bellincioni, fatta proprio per "Il Mattino" nel 1902: si tratta di un'intervista con tanto di didascalie, nella quale è evidente l'importanza che Bracco dà agli elementi secondari, proprio come nelle opere teatrali, nelle quali egli cura molto i personaggi minori. Bracco è attento a descrivere ogni particolare e vivacizza ogni intervento giornalistico, fotografandolo e immortalandolo. Nei suoi scritti di giornalista egli è un minuzioso cronista e fine osservatore di tutto ciò che è legato alla vita dei vasci napoletani e alle tradizioni, le feste e la cultura della città partenopea.