Roberto Bracco
a cura di Marilena Gentile e Samanta Scidone
Il teatro di prosa - non par vero - è un po'... come l'Amore, quanto più si discorre d'Amore, tanto meno l'Amore finisce.
R. Bracco
a cura di Marilena Gentile e Samanta Scidone
Il teatro di prosa - non par vero - è un po'... come l'Amore, quanto più si discorre d'Amore, tanto meno l'Amore finisce.
R. Bracco
Aurelia del Vecchio, che Bracco amava chiamare Laura, nasce a Napoli il 15 agosto 1900; giovanissima, interrompe presto i suoi studi, a dispetto del volere dei suoi genitori, e inizia a lavorare in una lavanderia.
L'incontro con Roberto avviene quando egli è già ultra sessantenne, mentre lei è poco più che ventenne: a farli conoscere è Gemma, sorella di Laura, nonché moglie di un membro della famiglia Schneider imparentato con Bracco. Laura e Roberto avranno un'unione solida e duratura, interrotta soltanto nel 1943, dalla tragica morte del drammaturgo napoletano. All'inizio, il loro rapporto sembra essere più di tipo paterno che sentimentale: Bracco inizia a corteggiare la sua amata scrivendole delle lettere, e proprio in una sua datata 21 aprile 1924, si rivolge a lei dicendo: "Figlia mia cara".
Prima di conoscere Laura, Bracco non aveva mai avuto una corrispondenza con una donna così diversa da quelle che era abituato a frequentare, né tantomeno aveva mai pensato a legarsi seriamente ad una donna. Probabilmente, sarà proprio la notevole differenza fra i due a rendere così speciale e saldo il loro rapporto; Bracco, infatti, non solo non volle dare importanza alla scarsa istruzione di Laura, ma volle sempre sottolineare il suo senso critico, ebbe un'alta considerazione di lei, come si evince da una lettera scrittale durante il soggiorno milanese del 1933, avvenuto nella vana speranza di far pubblicare la sua opera omnia dall'editore Mondadori. In essa, Bracco, scrive: "Tu non sei più ignorante d'una signorina che sia andata a scuola fino all'età di 13 o 14 anni, e, quanto a intelligenza, ne hai da vendere. La stessa tua lettera è una prova della tua intelligenza tutt'altro che comune". Laura non sposa Roberto per la sua fama e sicuramente prova per lui un amore sincero e leale, dimostratogli sempre, soprattutto, durante le repressioni subite dal Regime e i duri colpi inflittigli dalla sua salute così cagionevole. Ella non si scoraggia mai e sembra applicare alla perfezione le parole che Roberto le scrive in un'altra delle sue lettere: "Dunque, forza, coraggio e pazienza - e avanti contro il Destino infame". Per Bracco, Laura è la vera forza della sua vita, al punto da confidare al suo amico, Federico Petraccione, che lei è "l'unica persona alla quale egli debba rendere conto delle sue decisioni". L'amore tra Laura e Roberto è quello che il drammaturgo napoletano definisce come "un amore vero e completo, un amore che nasce dai rapporti sentimentali e con il tempo genera il bisogno di rapporti sensuali, l'unico amore autentico che può durare per sempre".
Gelosa custode dell'archivio del marito, Laura muore nel novembre del 1961 a causa di un infarto. Le Lettere a Laura saranno raccolte e pubblicate, nel 1994, da Pasquale Iaccio, biografo e studioso di Roberto Bracco; esse sono un aiuto validissimo per la ricostruzione della figura di una donna tanto importante per il drammaturgo eppure tanto trascurata dalla critica e dai suoi biografi.