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Roberto Bracco - Il teatro

Roberto Bracco

a cura di Marilena Gentile e Samanta Scidone

 

Il teatro di prosa - non par vero - è un po'... come l'Amore, quanto più si discorre d'Amore, tanto meno l'Amore finisce.

R. Bracco

Bracco l'Ibsen italiano

Roberto Bracco, com'è noto, durante la sua vita, viene perseguitato dal Fascismo a causa della sua dichiarata opposizione al Regime, che, attraverso il critico Adriano Tilgher, lo accusa di ibsenismo.
Bracco, però, pur essendo un ammiratore di Ibsen (egli, infatti, contribuisce con i suoi articoli a diffonderne la fama in Italia) non ne è assolutamente un imitatore, ma è piuttosto un suo contemporaneo e ne condivide le tematiche.
Ibsen e Bracco incarnano il Neoidealismo di fine Ottocento che si contrappone al Positivismo e, dunque, il loro teatro non ruota tanto intorno ai fatti, quanto piuttosto intorno alla vita interiore ed allo spessore dei personaggi, rivendicandone, soprattutto, i diritti del sentimento e della personalità.
Non va comunque dimenticato che Bracco, pur adoperando temi che spesso lo accomunano ad Ibsen, li sviluppa in modo del tutto differente: laddove i personaggi di Ibsen sono eroici ed intransigenti nella loro aspirazione all'ideale, quelli bracchiani sono ricchi di umanità e, pur lottando per i valori dello spirito, non esplodono, come quelli ibseniani, in violente ribellioni o affermazioni del proprio io.
Sia Ibsen che Bracco, per esempio, attribuiscono una notevole importanza alla figura femminile, ma se Nora Elmer di Ibsen (la protagonista di Casa di bambola) abbandona di notte il marito e i suoi bambini per andare alla ricerca del proprio io, le donne di Bracco, invece, si sacrificano per i loro figli: basti pensare a Clelia (la protagonista del dramma Una Donna) che, per il bene del figlio, accetta di lasciarlo al padre e di sparire per sempre dalla sua vita, finendo poi con il suicidarsi piuttosto che vivere senza la sua adorata creatura.
Nel teatro di Bracco il sentimentalismo spesso domina ed è per questo che mentre per Ibsen si parla di "teatro d'idee", per Bracco si parla di "teatro di pensiero" o di "teatro psicologico". Bracco, infatti, è concentrato sull'analisi psicologica delle sue creature sofferenti e il suo teatro è popolato, soprattutto, dagli umili e dagli oppressi; esso si fonda sulla solidarietà sociale e sul bisogno di giustizia ed è ricco di un'umanità espressa attraverso la creazione di personaggi profondamente veri.
Per Bracco si può parlare di "teatro di sentimento", a tal proposito, è opportuno ricordare il giudizio di due illustri critici quali Pasquale Parisi e Renato Simoni, che affermano come Bracco porti in scena un teatro di "sensibilità", differenziandosi da Ibsen proprio per la sua sensibilità tutta meridionale e vulcanica, molto lontana dal "cerebralismo" dell'autore norvegese.
Lo stesso Bracco, a proposito del parallelismo fra sé e Ibsen, ricordava come costui fosse tutto cervello mentre egli si definiva tutto sensibilità.